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Mercoledì, 03 Lug 2024

Redazione

Non ha diritto al risarcimento del danno da mobbing il lavoratore che soffre di una malattia psicosomatica dettata dai "cattivi rapporti umani" sul posto di lavoro.

Lo ha stabilito il Tar di Perugia che, con la sentenza 469, depositata il 24 settembre 2010 (Pres. Lignani, Est. Ungaro), ha respinto il ricorso di un dipendente pubblico che si era ammalato di una grave forma di gastrite a causa, aveva sostenuto, del mobbing subito sul luogo di lavoro.

"Nell'esaminare i casi di preteso 'mobbing' - leggesi nella sentenza - il Giudice deve evitare di assumere acriticamente l'angolo visuale prospettato dal lavoratore che asserisce di esserne vittima".

" E' possibile - prosegue il Tar - che i comportamenti del datore di lavoro, pur se oggettivamente sgraditi, non siano tali da provocare significative sofferenze e disagi, se non in personalità dotate di una sensibilità esasperata o addirittura patologica … E' anche possibile che gli atti del datore di lavoro siano di per sé ragionevoli e giustificati e in particolare che abbiano una certa giustificazione o quanto meno spiegazione siccome indotti da comportamenti reprensibili dello stesso interessato, ovvero da sue carenze sul piano lavorativo, difficoltà caratteriali, etc.".

Non si deve cioè sottovalutare - concludono i Giudici -  l'ipotesi che l'insorgere di un clima di cattivi rapporti umani derivi, almeno in parte, anche da responsabilità dell'interessato”.

La strada del mobbing, dunque, è sempre più ardua da pecorrere.

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