Redazione
Davvero singolare il provvedimento adottato di recente dal Garante per la protezione dei dati personali nei confronti di Tar del Lazio e Consiglio di Stato.
Secondo il Garante, i due massimi organi di giustizia amministrativa non sarebbero campioni in materia di sicurezza della privacy.
All’esito di specifici accertamenti, è emerso che nei locali del Consiglio di Stato alcuni armadi, collocati nei corridoi delle segreterie e nei quali sono custoditi fascicoli processuali, sono privi di serratura e che per un periodo l’accesso all’archivio, a causa del malfunzionamento di una chiave, è stato praticamente libero.
Non immune da censure anche l’organizzazione del Tar del Lazio, dove - secondo la relazione del Garante - alcuni faldoni, contenenti fascicoli processuali, si trovano nel corridoio di accesso all'archivio, al di fuori dei locali chiusi.
Al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato il Garante ha concesso un termine di 30 giorni per eliminare le manchevolezze riscontrate.
E’ ovvio che entrambi gli organismi avverso il provvedimento potranno fare ricorso. A chi?