di Rocco Tritto
Quello che doveva essere il più grande processo di razionalizzazione della pubblica amministrazione italiana, si è rivelato per quello che noi abbiamo sempre detto: un bluff.
Ideato e messo a punto per ottenere l’effetto contrario, lo smantellamento della P.A. Da più di un anno si attende la fumata bianca sulla composizione dei nuovi comparti, che da undici dovrebbero ridursi a quattro. Una così drastica contrazione, come era fin troppo facile immaginare, ha di fatto paralizzato la trattativa tra Aran e sindacati.
Troppo disomogenei i comparti da accorpare; difficile da equiparare i lavoratori provenienti da diversi settori, non solo sul piano giuridico ma, soprattutto, su quello economico.
Se a ciò si aggiunge la demagogia di due note sigle sindacali, che hanno prestato il fianco alle politiche ammazzalavoratori di questi ultimi due anni, avallando senza battere ciglio non solo l’aberrante decreto legislativo n. 150 (quello della asserita meritocrazia; quello del 25% che non otterrà alcun compenso accessorio), ma anche la legge che ha bloccato per quattro anni la contrattazione nazionale, si capisce perché, per ora, i nuovi comparti non si faranno, altrimenti si andrebbe subito alle elezioni delle Rsu, che sono ormai scadute.
E andare alle elezioni delle Rsu, per sottoporre il proprio operato al giudizio dei lavoratori, per chi ha prestato supina acquiescenza alle sciagurate politiche del lavoro del governo Berlusconi sarebbe un vero suicidio, con la perdita di molti voti e, conseguentemente, di molti distacchi retribuiti.