di Rocco Tritto
Solo una rapida crisi di governo potrà fermare la più grossa operazione di occupazione della ricerca pubblica da parte di un governo in carica.
Non era mai accaduto in più di sessant’anni di vita repubblicana.
Un ministro in carica, che in due anni e mezzo non si è mai stracciato le vesti per potenziare la ricerca pubblica, si appresta a nominare dodici presidenti e venti consiglieri di amministrazione nei più importanti enti del Paese: Cnr e Istituto di fisica nucleare, in testa.
Lo strumento, a onor del vero, era stato messo a punto dal predecessore di Maria Stella Gelmini, quel Fabio Mussi che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto fare sfracelli, che alla resa dei conti sarà ricordato soprattutto per aver nominato al vertice del Cnr un presidente scelto da un fantomatico Search Committee che, evidentemente non avendo a disposizione neppure un foglio di carta sul quale redigere un verbalino del tipo di quelli che vengono approntati alle assemblee di condominio, comunicò per telefono allo stesso Mussi il nome del nuovo presidente del Cnr, Luciano Maiani, che è quello attualmente in carica.
Ora la Gelmini, forte di quel precedente, si appresta a fare di peggio.
In un colpo solo, grazie al supporto di un organo monocratico, di presidenti ne nominerà ben dodici, oltre la pletora di consiglieri di amministrazione.
Non è escluso che il sostanzioso pacchetto di poltrone possa influire sulle sorti dell’imminente voto di fiducia per il governo.
Come ben si sa, nel nostro disgraziato Paese, chi è in grado di offrire poltrone ad amici, parenti e conoscenti, aumenta a dismisura il proprio potere.
A giorni, vedremo come andrà a finire.