di Adriana Spera
Attualmente la democrazia in Italia non gode di buona salute.
Lo dimostrano, in particolare, la cancellazione del contributo dello Stato ai mezzi di informazione fuori dal coro, mentre persiste il finanziamento ai grandi giornali e l'avvio, con gli accordi del 28 giugno scorso, di un processo che porterà a rivedere le regole sulla rappresentanza nel mondo del lavoro partendo, per ora, dal settore privato.
Il cittadino avrà sempre meno opportunità di avere a disposizione un'informazione libera, trasparente e completa, scevra da interessi economici e il lavoratore avrà sempre meno opportunità per vedere rappresentate le proprie istanze da un sindacato dei lavoratori e non da un sindacato-azienda, che molto dipende dal finanziamento pubblico.
L'Usi-Ricerca è nato come strumento a disposizione dei lavoratori e chi vi è iscritto decide in prima persona quali siano e come combattere le battaglie da condurre.
Ma v'è di più. Con una certa lungimiranza, quando alla fine anni '80 parole come spread o default erano ignote ai più, Usi-Ricerca aveva compreso che mala gestio e corruzione ci avrebbero portati al fallimento e che il conto l'avrebbero pagato i più deboli, i lavoratori.
In questi 22 anni, inizialmente attraverso la stampa libera dell'epoca, poi in prima persona con Il Foglietto, Usi-Ricerca ha svolto un'azione di denuncia dei tanti sprechi e di quelle anomalie italiche che sono alla base dell'attuale disavanzo pubblico.
Al contempo, Usi-Ricerca ha rafforzato la propria struttura legale, riuscendo a garantire patrocinio gratuito a centinaia e centinaia di lavoratori.
L'auspicio adesso è che, in occasione delle elezioni Rsu, siano in tanti a sentire il bisogno di garantire la sopravvivenza di una voce libera e indipendente. Un patrimonio di tutti, che rischia di andare disperso.