di Roberto Tomei
Alla fine ci sono riusciti, anche se non avevano previsto che il provvedimento fosse emanato in coincidenza con il tragico (l'ennesimo) terremoto che ha colpito l'Emilia-Romagna. D'ora in poi, lo Stato - invitando i cittadini ad assicurarsi - volterà le spalle ai terremotati e a quanti avranno la sventura di essere vittime delle calamità naturali.
Non un solo centesimo di contributo statale sarà devoluto per far fronte ai danni subiti dai fabbricati privati, a seguito di eventi naturali. Con il decreto varato dal governo Monti il 17 maggio scorso, si mette una pietra tombale su un principio, quello della solidarietà, che fino a oggi era alla base dello Stato democratico.
Che poi vi siano stati nel corso degli anni episodi di malgoverno, malcostume e malversazione nella gestione dei fondi pubblici, questi non possono assolutamente prevalere sulla necessità di essere vicini e di sostenere i membri della comunità, che improvvisamente e senza averne colpa si trovano deprivati di un bene essenziale, quale è quello dell'abitazione.
Si tratta, infatti, di vicende che vanno tenute distinte e separate: da un lato occorre perseguire chi commette reato, dall'altra non può venir meno qualunque slancio sociale nei confronti dei più sfortunati.
In pratica, non ci si è resi conto che con il decreto in questione si sta negando lo spirito stesso che ha fatto nascere e progredire (forse troppo) la Protezione Civile nel nostro paese.
L'auspicio è che quel che resta del Parlamento, in occasione della conversione in legge del provvedimento, abbia un sussulto di sdegno e respinga al mittente la deplorevole e assurda disposizione, che si pone, tra l'altro, in evidente contrasto con l'art. 2 della Carta Fondamentale, che esplicitamente richiede l'adempimento del dovere di solidarietà sociale.