di Roberto Tomei
Come tutti ricordano, alle elezioni politiche di febbraio sono uscite vittoriose tre minoranze. Tra queste, la meno minoranza delle altre ha provato a stringere un’alleanza con quella delle rimanenti che riteneva più affine e con la quale pensava di poter governare (in Italia, un termine forte).
Per la prima volta in diretta tv (lo chiamano streaming, probabile “vocabolo dell’anno” del 2013, come spread lo è stato del 2012), abbiamo assistito - quasi tutti sgomenti – a come si svolgono le trattative per formare il governo.
Se valeva per don Abbondio il principio che ”il coraggio uno non se lo può dare”, lo stesso non vale per i partiti, che devono sempre trovare la forza per darci un governo.
Alla fine, ma proprio alla fine, quando eravamo tutti stremati, il governo ce l’hanno dato. Pare fosse l’unico possibile, composto da partiti che per vent’anni, ossia durante l’intera seconda repubblica, si erano sempre azzuffati, alternandosi alla guida - si fa per dire - del paese. Con loro anche Scelta civica, neonato raggruppamento sorto, ma poi non sviluppatosi, intorno al precedente capo del governo, espressione di élite recalcitranti ad assumersi direttamente proprie responsabilità politiche, ma che invece, una volta tanto, nel 2012, accettarono, "sacrificandosi", di governarci. Per inciso, i veri sacrifici li hanno fatti i cittadini comuni. Ma si sa come sono fatti gli italiani: si lamentano sempre e, quindi, non vale la pena di starli troppo a sentire. E, poi, di "stringere la cinghia" ce l’ha chiesto l’Europa. Non potevamo dire di no.
All’opposizione del governo bipartisan, oltre ad alcuni piccoli partiti – che peraltro alle elezioni si erano presentati apparentati con quelli che si sono accordati per governare insieme, a dimostrazione che, almeno tra le forze politiche, il divorzio breve esiste già - c’è, soprattutto, il Movimento 5 Stelle, la terza forza di minoranza, che fa capo a Beppe Grillo, l’alfiere della sovranità della Rete, che sembra poi il motivo per il quale abbia mietuto meno consensi tra gli ultrasessantenni, poco adusi a intrattenersi coi computer. Di facebook e twitter, poi, manco a parlarne.
Questo il quadro della situazione.
Come elettore, posso dire fin da ora che la prossima volta non mi fregano. Se ci vado, pretendo di votare subito per il gruppo misto. Un’isola felice, dove c'è un vero pluralismo, non si litiga e nessuno viene cacciato.
Il gruppo, peraltro, si va rafforzando sempre di più. Da ultimo, con grillini dissidenti e un prestigioso senatore a vita, il quale asserisce di aver salvato l'Italia: Mario Monti.