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Venerdì, 10 Mag 2024

di Roberto Tomei

Il dato certo e incontrovertibile è che sono ormai trascorsi vent’anni dalla fondazione della Codiger.

Sgombriamo subito il campo da possibili equivoci: non si tratta della sigla né di fantomatici servizi segreti né di improbabili associazioni di forze dell’ordine.

Più semplicemente siamo in presenza di una tanto pacifica quanto assai poco nota, ma tutt’altro che insonne, associazione di direttori generali, denominata appunto Codiger, acronimo di “Conferenza permanente dei direttori generali degli enti pubblici di ricerca italiani”.

Un po’ di storia. L’associazione, senza fini di lucro, nasce nel 1994,  da un’idea di due direttori di altrettanti enti di ricerca dell’epoca, Cesidio Lippa (Ing) e Lucio Pasquali Coluzzi (Isco, ora soppresso) e del dirigente generale dell'Infn, Luciano Majorani.

Le finalità sono rimaste a tutt’oggi le stesse di sempre:

a)promuovere studi e ricerche su tutte le questioni attinenti la gestione degli Enti Pubblici di Ricerca, sotto i diversi profili della interpretazione delle norme legislative e regolamentari, dello sviluppo degli ambiti di autonomia, della organizzazione e programmazione delle attività, del governo delle risorse economiche e dei flussi finanziari;

b)proporre provvedimenti, anche legislativi, diretti al migliore ordinamento e al più idoneo funzionamento degli Enti Pubblici di Ricerca;

c)esprimere pareri e sviluppa idonee forme di collaborazione con le Autorità di Governo ed in particolare con i Ministri competenti nelle iniziative intese alla soluzione delle problematiche che direttamente ed indirettamente possano investire gli Enti Pubblici di Ricerca ed il loro personale;

d)promuovere la corretta, coordinata e tempestiva applicazione della normativa riguardante gli Enti Pubblici di Ricerca e degli Istituti contrattuali riguardanti il personale;

e)sviluppare e mantenere contatti ed interscambi di esperienze con Enti, associazioni ed organizzazioni nazionali, comunitari ed internazionali, che hanno o possono avere rapporti con gli Enti Pubblici di Ricerca;

f)tutelare, ove occorra, il ruolo e la funzione dei Direttori e dei Direttori Generali, promuovendo allo scopo ogni opportuna iniziativa.

Dunque, un programma vasto e ambizioso.

In questi vent’anni, la pubblica amministrazione ha subìto profondi mutamenti, al pari degli enti di ricerca, alcuni accorpati, altri soppressi, mentre ne comparivano di nuovi. Anche la classe dirigente si è rinnovata.

Eventi questi che non hanno minimamente scalfito la Codiger, per la quale valgono le parole del sommo Poeta: “E io etterna duro”.

Ma se i punti del manifesto costitutivo sembrano essere rimasti sulla carta, come ha fatto la Codiger a sopravvivere per un ventennio?

Presto detto. Nel 1990 era nata, ad iniziativa dell'allora dirigente generale dell'Istituto di fisica nucleare, Majorani (poi, anche cofondatore della Codiger), la S.FO - Scuola di Formazione per Dirigenti e Funzionari Amministrativi degli Enti Pubblici di Ricerca, di cui lo stesso Majorani è tuttora direttore, e della quale, però, oggi non sembra esserci traccia sul sito dell'amministrazione centrale dell’Infn.

Al contrario, la S.FO è ben in vista sul sito della Codiger, che in concreto sembra averla adottata, sino a elevarla a suo “punto di riferimento” (sic!).

Sta di fatto che da un quarto di secolo la S.FO organizza annualmente un corso di formazione in quel di Bressanone, nel cuore dell’Alto Adige, con il patrocinio, tra gli altri, proprio della Codiger.

Nell’amena località turistica affluiscono, quasi sempre nel mese di maggio, dirigenti, funzionari e relatori (173, in totale, nel 2013), naturalmente a spese degli enti di ricerca di provenienza. Notata, talvolta, persino l’apparizione di qualche autorevole esponente sindacale.

Da un calcolo sommario, il costo complessivo dell’evento, compreso il cachet per i docenti esterni, si aggirerebbe attorno ai 100mila euro, di cui poco meno della metà a carico della Codiger.

Ma da dove attinge tali fondi la Codiger? Dal contributo annuo degli enti di ricerca, variamente graduato, a seconda della consistenza degli stessi.

 

La Scuola di formazione sfoggia un singolare Consiglio scientifico, dato che questo è composto da tutti i direttori degli enti “associati” ai quali, notoriamente e per legge, sono demandati compiti gestionali e non già di ricerca scientifica.

Peraltro l’elenco che abbiamo rinvenuto sul sito risultava, fino a qualche giorno fa, tutt’altro che aggiornato, continuando infatti ad annoverare figure come Ambrosio (Cra), Carone (Istat), Manelli (Inea), Bettoni (Iss), Bulgarelli (Isfol), salvo altri, tutti ormai da tempo non più direttori.

I medesimi, inoltre, continuano a comparire anche tra i membri dell’assemblea generale della Codiger, il cui comitato direttivo è presieduto da un segretario generale, eletto dalla stessa assemblea, carica che, allo stato, è ricoperta dal direttore dell’Ingv, Massimo Ghilardi, anch’egli membro del Consiglio scientifico della S.FO.

Ed è proprio a Ghilardi che sarebbe stato affidato il compito di organizzare quest’anno l’evento degli eventi, ossia quello che abbiamo definito il giubileo della Scuola e il ventennale della Codiger.

Conoscendo le doti manageriali di Ghilardi, tutto sicuramente sarebbe filato liscio se non fossero sopravvenute, stando alle indiscrezioni, improvvise e inattese difficoltà finanziarie, dovute alla inopinata ritrosia manifestata da diversi enti a mettersi in regola con il versamento dei contributi.

Viste l’importanza e la solennità dell’evento, sarebbe davvero un peccato se sulla kermesse altoatesina improvvisamente calasse il sipario, interrompendo così una lunga e consolidata tradizione, grazie alla quale, dopo il corso a Bressanone, della durata di ben quattro giorni, intere generazioni di dirigenti e funzionari amministrativi hanno potuto ampliare i loro orizzonti, con evidenti positive ricadute sulle attività degli enti di provenienza.

Per scongiurare la fine ingloriosa della S.FO, che di fatto sminuirebbe il ruolo della Codiger, c’è chi, in primis noi del Foglietto, suggerisce, in questa fase di spending review, l’apertura di una clamorosa iniziativa di autofinanziamento, innanzitutto tra i direttori più pagati, ma estesa a tutti i partecipanti e anche agli ex allievi. Sempre e comunque all’insegna del “chi più ha, più dà”.

In tal modo, il giubileo sarebbe ugualmente celebrato, ma senza alcun aggravio per il contribuente che, per un quarto di secolo, non ha mancato di manifestare la propria generosità nei confronti della prestigiosa istituzione.

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