di Roberto Tomei
Portatore di un ideario che, per l’elemento della velocità, non è esagerato definire futurista, Renzi ha impressionato tutti con la promessa di una riforma al mese, ciascuna imperniata su un’idea forza: il bilocale al posto del bicameralismo, il processo veloce al posto di quello lumaca, la staffetta generazionale al posto delle mummie in ufficio volute dalla Fornero.
Doveva avvenire tutto con l’arrivo dell’estate - Renzi dixit - ma non è successo niente. Per sistemare il Senato ci vuole ancora tempo e il dibattito sulla giustizia nemmeno è iniziato. Solo la “rivoluzione” della pubblica amministrazione è arrivata al capolinea. In tutti i sensi, però. Sì, perché la staffetta è stata sostituita dalla staffilata generazionale.
Una scudisciata più forte di questa era francamente difficile immaginarla da un governo che, alla resa dei conti, si è rivelato pronto a niente e indeciso a tutto. Dilettanti allo sbaraglio.
In questi pochi mesi, in tanti, grazie anche al viatico degli ottanta euro, avevano sperato che il governo avrebbe tirato fuori il coniglio dal cilindro. Per carità, nessuno pensava a un improbabile ”largo ai giovani”, ma almeno all’invenzione di uno spiraglio, quello sì. E’ finita peggio delle più nere previsioni, con l’aggravante della disillusione.
Quattromila pensionamenti nella scuola sbloccati dalla Camera sono stati cancellati dal Senato che, visto che c’era, ha abrogato anche le soglie di pensionamento anticipato per professori universitari e primari prima abbassata da 70 a 68 anni. Insomma, mentre questi riconquistavano il paradiso, quelli tornavano nel limbo.
Certo, per effetto delle modifiche, ci vorrà una terza lettura a Montecitorio, che dovrà convertire in legge il decreto entro il 23 agosto, ma per questa data i giochi saranno senz’altro fatti.
Al governo dicono di aver accolto i rilievi della Ragioneria generale dello stato, quasi che si tratti della Bce o del Fmi e non, più modestamente, di un dipartimento del Ministero dell’Economia, che ben si poteva, anzi doveva, consultare prima di spararla grossa. Ora, c’è addirittura chi rimpiange la Fornero, che almeno piangeva, mentre nell’attuale governo non si trova nessuno disposto a versare una lacrima.