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Lunedì, 06 Mag 2024

Le devastazioni prodotte dal terremoto dell'Aquila (6 Aprile 2009) e la successiva richiesta di rinvio a giudizio dei Componenti della Commissione Grandi Rischi (CGR) in conseguenza delle vittime e dei danni causati, seguita poi da condanna in I Grado da parte del Tribunale dell'Aquila, hanno indotto un gruppo di scienziati di tutto il mondo a stilare un documento denominato "Position Statement" in merito alla "Definizione della pericolosità sismica e delle sollecitazioni sismiche di progetto delle costruzioni per assicurare la protezione della popolazione".

Tale documento, a firma  dei proponenti (Proff. J. K. Gosh, A. W. Hatheway, E. L. Krinitzsky, L. Mualchin, M. R. Petersen, USA; B. De Vivo, A. Martelli, G. Panza, A. Peresan, F. Stoppa, Italia; J-U Kluegel, Svizzera; V. G. Kossobokov, Russia; E. Laor, Israele; A. Udias, Spagna), é stato portato, nel 2012, all'attenzione del Presidente della Repubblica Italiana e della  comunità scientifica mondiale.

A seguito di questa iniziativa, i firmatari hanno promosso poi la costituzione di una organizzazione scientifica internazionale denominata ISSO (International Seismic Safety Organization) che sta raccogliendo un crescente numero di adesioni fra scienziati di tutto il mondo. Qualche commentatore Italiano, senza avere chiaramente capacità di entrare nel merito di quanto proposto, ha subito etichettato l’iniziativa come dettata da “malanimo” nei confronti dei componenti della vecchia CGR (tanto per chiarire quella dei condannati in primo Grado di Giudizio). Ovviamente ognuno misura gli altri sulla base dei propri comportamenti.

Il documento “Position Statement” sottolinea l’assoluta necessità che i manufatti siano progettati e costruiti in modo da resistere al terremoto massimo credibile (Maximum Credible Earthquake - MCE), che deve eguagliare o superare il massimo evento storico, e che la popolazione sia informata di tale evenienza tempestivamente ed in modo adeguato, utilizzando l'approccio deterministico noto come DSHA (Deterministic Seismic Hazard Assessment) e la sua variante perfezionata “Neo-DSHA” (NDSHA) (pubblicata nel 2001, in Italia), abbandonando l'approccio probabilistico noto come PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment). In considerazione del fatto che i terremoti non sono prevedibili con precisione, occorre che la sicurezza delle costruzioni e della popolazione siano garantite fino ai terremoti più pericolosi e distruttivi, che possono verificarsi in qualsiasi momento, indipendentemente dalla loro sporadicità. La definizione della pericolosità sismica mirata alla definizione delle sollecitazioni di progetto delle costruzioni deve considerare il MCE e, quindi, i piani di protezione civile devono considerare scenari per possibili eventi MCE.

Ciò in quanto, secondo i membri ISSO, l’attuale metodo utilizzato per la definizione della pericolosità sismica basato sull'approccio probabilistico (PSHA) si è dimostrato inadeguato, in quanto in occasione di molti terremoti distruttivi recenti, i livelli di moto del suolo e, quindi, la pericolosità sismica è stata sottostimata o sovrastimata; inoltre, numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno messo in evidenza le pecche fondamentali (cioè matematica errata ed assunzioni non valide) del metodo PSHA, dimostrando che la pericolosità sismica è stimata in modo non corretto dal PSHA.

I risultati ottenuti con il PSHA indicano che questo approccio è insufficiente, se non addirittura inaccettabile, sia per garantire la sicurezza della popolazione che per determinare le sollecitazioni sismiche di progetto delle costruzioni. Il PSHA è semplicemente una “creazione numerica”, lontana dalla realtà fisica. Viceversa, il metodo DSHA ha prodotto risultati realistici, consistenti e con significato fisico confermato dal suo impiego pratico. E' quindi essenziale che il DSHA ed il suo perfezionamento NDSHA siano adottati per definire i piani di azione atti a garantire la protezione della popolazione e per determinare le sollecitazioni sismiche di progetto delle costruzioni.

A parità di ogni altra condizione, il livello di “rischio” è direttamente legato alla “severità” dell’evento pericoloso. L’evento pericoloso, se definito sulla base di un terremoto di scenario realistico quale il MCE, considera automaticamente tutti i potenziali pericoli connessi in cascata e la sua applicazione assicura al meglio l’incolumità pubblica e l’integrità delle strutture. La determinazione della magnitudo del MCE non dipende dal tempo e le stime di magnitudo sono sia “robuste” che affidabili, come è dimostrato dalle continue applicazioni fatte in California a partire dai primi anni ‘70. Questo è un vantaggio dei metodi DSHA e NDSHA rispetto al PSHA nella determinazione delle sollecitazioni sismiche di progetto delle costruzioni, perché il MCE non dipende dai periodi di ritorno; è applicabile a qualsiasi progetto, per valutazioni di carattere economico o per stimare la vita utile delle strutture.

Quando le conoscenze scientifiche non permettono di giungere ad una conclusione, come ad esempio l’identificazione o meno di eventi minori quali scosse premonitrici (foreshocks) di un evento forte, la pericolosità deve “sempre” essere definita in modo conservativo come precauzione per la sicurezza della popolazione - una doverosa e non negoziabile linea di condotta laddove al centro della valutazione va posta la salvaguardia di vite umane, e non il rapporto economico costi-benefici.

È  molto più prudente per la società pagare modesti costi addizionali o patire disagi per prepararsi alle conseguenze di eventi MCE, piuttosto che subire perdite irreparabili per aver ignorato o sottostimato eventi potenzialmente catastrofici. Questo concetto è razionale e ragionevole per una società civile nella quale le conseguenze di un disastro (cioè i rischi) risultano essere troppo pesanti ed intollerabili.

Fatta questa premessa tecnico-scientifica per illustrare in modo sintetico la “Position Statement” dell’organizzazione scientifica ISSO, della quale mi onoro di esserne stato uno dei Soci fondatori (pur non essendo un geofisico), proseguo con altra, più personale, di carattere filosofico. Sgombrando il campo da equivoci che io sia animato nella mia mordacità polemica da sentimenti personali contro una persona X e Y (vedi miei interventi, tra gli altri, in merito a vicenda L’Aquila, interpretati da qualcuno come dovuti a sentimenti personali contro alcuni dei componenti della CGR, in particolare il Prof. Franco Barberi ed il Prof. Enzo. Boschi, persone peraltro molto differenti, sia per capacità scientifiche che per storia politica), riporto quanto scriveva nel 1508 Erasmo da Rotterdam. Nel suo "Elogio della follia", Erasmo sosteneva che molti lo accusavano di volta in volta di avercela con X o Y; il fatto, però, che lui invariabilmente attaccava nel tempo X o Y stava solo a dimostrare che non ce l'aveva con nessuno, ma semplicemente cercava di colpire i vizi dell'umana natura. Scriveva: "Chi non risparmia le sue critiche a nessuna categoria di uomini, dimostra di non avercela con nessun di loro, ma di detestare tutti i vizi. Se dunque, ci sarà qualcuno che si lamenterà di essere offeso, sarà segno di cattiva coscienza o almeno di timore".

Non sono certo Erasmo da Rotterdam, ma mi riconosco nelle sue argomentazioni, non pretendendo assolutamente di ergermi, comunque, nel ruolo di "castigatore di costumi". Sono convinto che la tragedia dell'Italia risieda nel fatto che la politica Italiana, nel suo complesso, e soprattutto negli ultimi 20 anni, abbia spesso posto a livello dirigenziale una pletora di soggetti  non sempre all'altezza della situazione, con risultati che non possono che essere quelli con i quali tutti gli Italiani devono fare i conti ogni giorno. L'Italia non uscirà fuori dal tunnel se non si decide ad invertire questa rotta, mettendo in posizione dirigenziale persone che meritano e che abbiano il coraggio di assumersi responsabilità. I giovani soprattutto lo devono pretendere. Ne va della loro sopravvivenza.

Penso che meriti una riflessione la sostituzione del Prof. E. Boschi all’INGV, doverosa dopo oltre 30 anni di permanenza nella direzione dell’ING (divenuto poi INGV) con l’attuale Presidente.

Per quanto da me avversato, più volte per scelte poco condivisibili, al Prof. Boschi va comunque attribuito il merito innegabile di avere creato una Istituzione scientificamente forte quale l'INGV e, comunque, la sua sostituzione con il Prof. Stefano Gresta (dopo la breve parentesi di Domenico Giardini, quasi subito dimessosi dall'incarico), penso non abbia costituito un buon servizio per il Paese.

Infatti, nel Decreto di nomina a firma del Ministro dell'istruzione, università e ricerca dell’epoca, Prof. Profumo, veniva riportato fedelmente, cosa abbastanza incredibile, il giudizio espresso dalla Commissione Salamini (che aveva selezionato i 5 idonei alla nomina), che definiva il candidato Gresta come persona che “ha una carriera universitaria di medio livello”.

Insomma il Ministro, nel nominare il Presidente dell’INGV, con il sopraindicato non eccelso giudizio, certificava il trionfo del medio livello elevato a sistema. Perché il Ministro ha fatto un Decreto di nomina in questo modo?

Rimane il fatto che alla Presidenza dell’INGV, un Ente strategico alla Protezione Civile, è stato nominato un Docente di medio profilo scientifico.

Non me ne voglia il Presidente dell’INGV, non ho nulla di personale contro la sua persona. Rimando semplicemente a quanto scriveva Erasmo da Rotterdam. Comunque l’elenco di personaggi di medio livello elevati ai massimi livelli, sarebbe molto lungo, incominciando appunto dalle scelte degli Esperti operate in ambito CGR in vari settori.

Tutto quanto sopra detto, rispetto alla sentenza de L’Aquila, che ha portato alla condanna in primo Grado dei componenti della CGR, senza entrare nel merito degli aspetti tecnico-scientifici (trattati in svariati articoli pro e contro) e di quello giudiziario, auspico che i successivi due gradi di Giudizio (Appello che si celebrerà ad inizio di Ottobre, e Cassazione), possano servire a fare distinzione fra le responsabilità dei 7 condannati dai Giudici di I Grado distinguendo le responsabilità dei singoli sottoposti a giudizio, senza mai dimenticare la giustizia dovuta alle vittime del terremoto. Ovviamente è completamente da rigettare la favola fatta circolare a livello internazionale che in Italia, per il caso L’Aquila, è stata “processata la scienza”, laddove è stato addirittura tirato in ballo il processo a Galileo.

Si può capire il gergo e l’enfasi giornalistica, ma penso proprio che il parallelismo fosse del tutto improprio, se non ridicolo. Per quanto mi riguarda non sono mai entrato nel merito specifico del Processo, ma ho sempre messo in evidenza il contesto tecnico-politico e l’enorme conflitto di interesse che c’è sempre stato a monte fra CGR, Protezione Civile e INGV, in considerazione anche della mancanza di indipendenza della CGR rispetto alla politica. Il vulnus che ha determinato la tragedia de L’Aquila è questo, e da questo fatto incontestabile non si può sfuggire. E è proprio in questo contesto, che ritengo sia importante che vengano distinte le responsabilità oggettive dei singoli. Ma questo lo dovranno definire i Processi (ce ne saranno ancora 2) e non gli articoli pro e contro su riviste (che siano o non siano peer review journals). Sempre che non si voglia considerare che la Giustizia funziona/non funziona in ragione degli interessi dei condannati e/o assolti, quali che essi siano.

Il problema a monte dei rapporti malsani scienza-politica l’ho sostenuto in un mio breve articolo, su invito della rivista Nature a fare un commento sul caso de L’Aquila (Italian quake: science rides politics; Nature 478, 324; 20.10.2011; doi: 10.1038/478324c). Nell’articolo commentavo che il vero problema a monte del tragico evento de L’Aquila è la natura incestuosa che esiste nei rapporti fra scienza e politica in Italia. Penso che in un Paese normale direi delle ovvietà sostenendo che ci dovrebbe essere totale autonomia e indipendenza della scienza rispetto alla politica. Succede purtroppo che i pochi che si permettono di non allinearsi ai desiderata della politica si ritrovano bastonati ed emarginati.

Sul tema del rapporto scienza/politica ho organizzato, nel 2007, un Convegno Internazionale presso l’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, laddove ho sostenuto che in un Paese Civile i processi si fanno nelle Aule di Giustizia e non sui media, e che gli scienziati, soprattutto nei casi in cui non si possono dare certezze alla popolazione a rischio, dovrebbero avere il coraggio di dichiarare i limiti della scienza, privilegiando sempre e comunque il rispetto del Principio di Precauzione, soprattutto se sono a rischio vite umane. I calcoli economici costi-benefici venissero lasciati ai politici. Ma questo non conviene ai politici, che ovviamente utilizzano appunto gli scienziati in funzione dei propri interessi, nascondendosi dietro il “parere dello scienziato” o addirittura dietro il “parere di un ente” (solo ad esempio cito quello dato recentemente dal Presidente dell’INGV  sui “Criteri per la selezione del Deposito Nazionale dei Siti per le scorie nucleari” a seguito di lettera di ISPRA del Gennaio 2014). ISPRA affidata, tra l’altro, alla direzione di uno dei condannati del processo di L’Aquila, Prof. De Bernardinis! E’ illegale? Penso di no, in quanto ovviamente tutti sono innocenti, fino a sentenza di Cassazione, ma al di là degli aspetti legali della nomina, un Governo non dovrebbe essere guidato nelle sue scelte anche da motivi di opportunità?

Insomma era proprio così indispensabile nominare De Bernardinis alla direzione dell’ISPRA? In Italia proprio non si riusciva a trovare altra persona con le “elevate competenze” del Prof. De Bernardinis al quale affidare l’incarico? Stesso discorso vale per il Prof. Dolce, il quale oltre alla condanna di I Grado de L’Aquila, ha anche patteggiato una condanna per il progetto post-terremoto C.A.S.E, sempre de L’Aquila, e che continua a mantenere un ruolo dirigente presso la Protezione Civile. Gli Italiani proprio non posso sopravvivere senza i servigi di tali, solerti, Servitori dello Stato (come si usava dire nei bei tempi andati)?

Tutto questo genera inevitabilmente conflitti di interesse permanenti fra scienziati e politica, con quest’ultima che tende a scegliersi esperti quanto più docili e collaborativi possibile.

Per uscire dal caso de L’Aquila, non é certo un caso che anche l’attuale CGR della Protezione Civile, continui a coprire con il silenzio-assenso, ad esempio, il fatto che sia in via di costruzione il più grande Ospedale dell’Italia meridionale in piena Zona Rossa al Vesuvio, a 7,5 km dal cratere. Denuncio, con il Prof. Giuseppe Rolandi, da 10 anni questa scellerata decisione, sui media internazionali (Australian TV ABC, History Channel, National Geographic), su stampa locale (La Repubblica-Napoli, Corriere del Mezzogiorno, Il Roma, Cronache di Napoli, e altri),  in vari Seminari presso l’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, e in articoli scientifici (De Vivo B. e Rolandi G., 2013. Vesuvius: volcanic hazard and Civil Defense. Rend. Fis. Acc. Lincei. (Springer), 24, 39-45. Doi: 10.1007/s12210-012-0212-2) sfidando gli scienziati della CGR, passata ed attuale, ad assumere una posizione in merito.

L’unica reazione sul tema è quella dell’Assessore alla Protezione Civile della Regione Campania, Prof. Eduardo Cosenza, nonché Membro della CGR Nazionale, il quale continua a sostenere che l’Ospedale è sicuro in quanto costruito in modo anti-sismico (essendone stato lui il Collaudatore!). Inutile precisargli, a più riprese, che il rischio per l’Ospedale è vulcanologico (flussi piroclastici) e non sismico….

E cosa dicono gli attuali Responsabili nazionali del Rischio Vulcanologico presso CGR Nazionale? Assolutamente nulla!

Allora qualcuno potrebbe spiegare in base a quali particolari meriti scientifici vengano scelti gli Esperti inseriti nelle Commissioni delle varie Sezioni in cui è articolata la CGR presso la Protezione Civile? Può darsi sfugga qualche dato, ma non mi pare proprio che il curriculum scientifico di molti di questi Commissari sia al di sopra di ogni sospetto.

Potrei citare qui tanti altri casi di palese dipendenza della scienza rispetto a decisioni politiche assolutamente scellerate.

Cito solo gli esempi della decisione, di qualche anno addietro, della collocazione delle scorie radioattive a Scansano Jonico, vale a dire nel sito con tutte le caratteristiche negative possibili rispetto ai criteri di sicurezza imposti dall’International Atomic Energy Agency; delle certezze assolute sul fatto che l’INGV-Osservatorio Vesuviano sarà in grado di prevedere con molto anticipo una possibile eruzione del Vesuvio, dal che deriva il ridicolo Piano di Evacuazione ideato dalla vecchia CGR e fatto proprio anche da nuova CGR (sottacendo che si possono verificare anche eruzioni, con pochissimo preavviso - 24 ore, come si è verificato in tempi recentissimi nei vulcani Monserrat e Saint Vincent nelle Antille), il tutto giocando ai dadi con centinaia di migliaia di vite umane; l’idea di fare sondaggi profondi nei Campi Flegrei, nella città di Napoli, per scoprire (!?) l’energia geotermica dando assicurazioni sull’assenza di rischio di sismicità indotta; e altro.

In conclusione sono fortemente convinto che gli scienziati, in totale autonomia e indipendenza rispetto alla politica, dovrebbero parlare con forza e chiaramente alla popolazione quando la politica prende decisioni insane che mettono a rischio vite umane, ciò perché il valore assoluto da preservare e proteggere, contro tutto e tutti, quando si tratta di fenomeni naturali, sono le vite umane, privilegiando il Principio di Precauzione, e abbandonando comportamenti arroganti e la fede cieca nell’infallibilità della tecnologia.

* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

 

 



 

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