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Mercoledì, 01 Mag 2024

Nel mondo dell'Accademia e della ricerca in Italia sono molto diffusi dei comportamenti culturali non proprio esemplari che si contrappongono in modo marcato a quanto succede nel mondo anglo-sassone, in generale.

Nelle mie esperienze di frequentazioni americane, ho partecipato a tanti Convegni e dibattiti scientifici nei quali si scontravano molto duramente Ricercatori con idee scientifiche molto contrastanti, senza che mai si passasse dal sano scontro scientifico alle ingiurie personali.

Ho dovuto constatare negli anni, spesso a mie spese, quanto sia difficile invece in Italia mantenere separato il dibattito scientifico dagli ambiti più strettamente privati, tenendolo esente da attacchi personali, spesso di una inaspettata ed ingiustificabile virulenza, che in qualche caso sfociano addirittura nella diffamazione personale (noto come metodo Boffo nel mondo politico-giornalistico).

Riporto qui degli episodi recenti, che ben rappresentano questi comportamenti.

E' abbastanza noto che nel mondo scientifico si dibatte accesamente, a livello mondiale, su quali possano essere le cause all’origine del global warming. Sul campo ci sono due fronti contrapposti: quello degli esponenti dell’ICCP, che attribuiscono tale riscaldamento alle attività antropiche, e quello di coloro che minimizzano tale contributo e attribuiscono il fenomeno molto complesso a processi naturali ciclici che si sono ripetuti con una certa regolarità nella storia geologica della Terra.

I fautori di questo secondo punto di vista sono etichettati con una punta di disprezzo come “negazionisti” rispetto alle posizioni dogmatiche degli esponenti dell’ICCP. Nella sostanza c’è un atteggiamento di intolleranza verso chi, con buone ragioni scientifiche, osa contrapporsi al pensiero dominante.

Un giovane e brillantissimo collega, etichettato come un “negazionista” sulle cause del global warming, si è “permesso” in un recente seminario tenuto nell’Università di Padova, di sostenere i suoi punti di vista scientifici sul complesso fenomeno.

Dei Ricercatori, penso geologi, non intervenendo direttamente con il relatore durante il Seminario, senza presentare in contrapposizione alcuna valida argomentazione scientifica, hanno, poi, poco elegantemente attaccato sul giornale dell’Università di Padova, il reprobo “negazionista”, deridendo il suo approccio culturale. Fortunatamente un collega astrofisico della stessa Università ha risposto, sempre sul giornale dell’Università, ai due Ricercatori, invitandoli a riportare i risultati delle loro ricerche eventualmente in contrapposizione al “negazionista” su riviste scientifiche internazionali, evitando di abbandonarsi ad attacchi che nulla avevano di scientifico.

Altro caso abbastanza simile è quello scatenatosi contro un collega della mia Università, che si era “permesso” di sostenere un suo punto di vista, non proprio ortodosso, su relazioni fra attività petrolifere e terremoto, dopo che è stato reso pubblico il rapporto Ichese in merito al terremoto dell’Emilia (vedi diversi interventi su Il Foglietto di E. Boschi sul tema).

Anche questo collega è stato fatto oggetto da parte di alcuni Ricercatori geologi di pesanti attacchi personali, che di scientifico non avevano assolutamente nulla.

Come il collega astrofisico di Padova, sono intervenuto pubblicamente, condannando tale ingiustificabile comportamento ed invitando i poco tolleranti Ricercatori viceversa di entrare nel merito scientifico del problema dibattuto.

E' il caso di ricordare ai poco tolleranti Ricercatori che essi sono anche degli "educatori" dei giovani loro affidati e che il sistema li mette, in molti casi, nella posizione di giudici di altri.

Per acquisire una visione meno dogmatica e più equilibrata, consiglierei loro delle buone letture di storia, di filosofia e di etica della scienza prima di sedere in cattedra per insegnare, più o meno bene, le loro materie specialistiche.

* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

 

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