Nel 2005 (17 agosto) feci un intervento su Il Corriere della Sera (Le condizioni per un "mercato" dei cervelli) in merito al processo di internazionalizzazione nelle Università, mentre sulla stampa erano molto forti le polemiche della Lega che paventava il pericolo costituito dall’introduzione sui nostri mercati di prodotti manifatturieri (per lo più cinesi), a costi notevolmente più bassi rispetto a quelli italiani, e chiedeva l’imposizione di dazi di importazione.
In quell’occasione, facevo notare che se era (ed è ancora) vero che la Cina con la disponibilità di una smisurata forza-lavoro e di risorse energetiche a basso costo rappresenta un problema per le esportazioni italiane, è anche vero che la Cina stessa, con un miliardo e 300 milioni di abitanti, costituisce una enorme opportunità per i nostri prodotti ad elevata tecnologia e/o comunque tipici del brand Italia.
Allora come adesso, l’Italia dovrebbe fare investimenti massicci nel settore della ricerca, favorendo l’ingresso, esclusivamente su base di merito, di giovani italiani e stranieri, in enti di ricerca di eccellenza, abbandonando pratiche nepotistiche e di avvilimento della meritocrazia, che ancora imperano nelle nostre Università e Istituzioni di Ricerca, laddove la fanno da padroni auto-referenzialità e protezione di gruppi di potere.
Il problema della fuga dei cervelli dall’Italia, di cui tanto si parla, è un falso problema, in quanto l’Italia dovrebbe viceversa dar vita ad un sistema-ricerca al passo con i Paesi di punta, creando le condizioni per un “mercato” dei cervelli, di modo che i migliori vengano a lavorare nel nostro Paese, producendo tecnologia avanzata, incrementando il potenziale di esportazione e, quindi, ricchezza per il Paese.
L'internazionalizzazione del nostro sistema formativo dovrebbe essere, quindi,l' imperativo e il Miur e gli Atenei non dovrebbero lasciare spazi interpretativi da parte di tanti Docenti che oppongono ogni forma di resistenza all'innovazione, a presidio di posizioni culturali corporative che guardano al passato piuttosto che al futuro, ai garantiti invece che ai giovani meritevoli in cerca di lavoro e identità.
Sul Foglietto del 28 ottobre scorso ho indicato fra i 9 punti essenziali per una Riforma dell'Università, la modifica delle modalità di selezione dei Dottorandi.
L'internazionalizzazione, come da me auspicata, cerco di realizzarla da almeno 30 anni, imponendo ai miei Dottorandi stage presso Università e Centri di Ricerca di punta americani, per almeno 18 mesi e, negli ultimi 10 anni, selezionando Dottorandi di svariate nazionalità (Ungheria, Nuova Zelanda, Cina, Colombia, Iran), o provenienti da altre Università Italiane, non privilegiando solo i "nostri", quelli della mia Università.
I risultati ottenuti - con risorse misere - in termini di produttività scientifica sono ben al di sopra della media. Cito, solo a titolo esemplificativo, come il mio ultimo Dottorando cinese abbia concluso (2012-2014) il suo percorso pubblicando ben 7 lavori su riviste peer reviewed. Circa il destino lavorativo dei miei 21 Dottorandi tutorati dal 1994 ad oggi, 7 hanno posizioni di ruolo o di post-doc presso prestigiose istituzioni straniere (UCLA, USA; Nottingham Trent Univ, UK; Univ. South Australia, Adelaide; Shenzhen Univ., Cina; Univ. Ungheria); 1 presso Soc. privata di geotecnica USA; 9 posizioni di ruolo o post-doc in Università italiane (Napoli, Bologna, Benevento), Istituti di Ricerca (INGV) o di servizio (SNAM), Ministeriali (Ambiente); 2 posizioni in società private; e 2 sono liberi professionisti in Italia e all’estero.
Auspico che il Ministero e gli Atenei vogliano dare, più che indicazioni, direttive senza margini di equivoci, mettendo al centro della selezione dei Dottorandi solo la premialità dei meritevoli, abolendo ogni vincolo e distinzione fra italiani e stranieri. Ma soprattutto, stabilendo che prima di selezionare i Dottorandi vanno selezionati i Tutors.
Infatti, non dovrebbero essere presenti nei Collegi di Dottorato, oppure fare da Tutors, Docenti che si vedono premiati solo sulla base delle aberrazioni introdotte dall'Anvur con il criterio delle mediane. Aberrazioni che, in alcuni casi, senza nessuna logica scientifica plausibile, stabiliscono per esempio che chi produce di meno vale di più e deve quindi essere premiato!
Come ha fatto notare in un suo articolo l'ex Rettore della mia Università, Guido Trombetti, Dante avrebbe chiosato "O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi sillogismi, quei che ti fanno in basso batter l'ali".
* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA