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Martedì, 14 Mag 2024

altA seguito di una Sentenza della Cassazione, pronunciata sul ricorso di un agricoltore, che aveva subito il sequestro dei suoi prodotti per avere utilizzato acqua irrigua contenente fluoruri, manganese, arsenico, che avrebbero contaminato i prodotti agricoli, mettendo così a rischio la salute dei consumatori, adesso molti cominciano a valutare in modo meno allarmistico il problema della contaminazione di un pezzo della Campania felix, diventata malfamata come Terra dei Fuochi.

Qualcuno commenta che quella suite di elementi "incriminati" costituisce nel caso specifico un "valore di fondo naturale", in quanto la falda dei terreni incriminati é condizionata dalla diffusa presenza delle rocce alcaline vulcaniche della Campania.

Questo é quanto sostengo da anni, inascoltato, sui media, sulla base di svariati studi scientifici condotti in tutta la Regione Campania. Sempre sulla base di studi scientifici, sostengo anche che quale che sia la natura anomala dei contaminanti inorganici nei suoli, solo una minima parte di essi si trasferisce nelle colture agricole.

Infatti, la componente di elementi inorganici (fra i quali quelli tossici) che si trasferisce dai suoli alle acque e dalle acque alle colture agricole, non supera l'1%, vale a dire la componente che diventa bio-disponibile é assolutamente minimale, in quanto il grosso dei nutrienti viene bloccato a livello radicale e, quindi, non si trasferisce nella parte edibile delle colture.

In ogni caso, va detto che l'origine antropogenica o naturale (geogenica) degli inquinanti va accertata caso per caso, prima a livello regionale e poi con indagini di dettaglio a scala di sito, così come va doverosamente specificato che le evidenze epidemiologiche non costituiscono sempre una prova causa-effetto nell'insorgenza di patologie.

 

Va tuttavia specificato che la natura geogenica dei summenzionati elementi tossici nelle acque di falda non significa assolutamente che essi possano essere assunti tranquillamente dagli esseri umani senza conseguenze per la salute. E’ fondamentale ribadire che un’assunzione anomala di elementi tossici, quale che sia la loro origine, è comunque nociva per la salute umana.

Quale allora la soluzione? In sintesi, il problema va affrontato su basi scientifiche nella sua completezza, con ricerche mirate ad effettuare indagini per: 1) caratterizzare, prima di tutto, la composizione geo-chimica del suolo agrario e delle acque di falda su base regionale e locale; 2) definire il livello di bio-disponibilità degli elementi tossici; 3) determinare i tassi di assorbimento da parte delle varie tipologie di colture vegetali dei diversi contaminanti chimici presenti nei suoli e nelle acque di falda; 4) cercare di dimostrare una relazione diretta fra presenza di contaminanti nei suoli, nelle acque, nei prodotti agricoli e infine nelle matrici umane (capelli, urine, sangue) attraverso metodologie innovative (ad esempio utilizzando analisi isotopiche).

Tutto ciò per cercare di determinare su basi scientifiche, laddove possibile, i potenziali percorsi di migrazione seguiti dagli inquinanti dal comparto geologico-ambientale verso quello biologico e, da quest’ultimo, lungo l'intero percorso (catena trofica) verso l’apice, rappresentato dall’uomo.

Utilizzando questo approccio, si potrebbe dimostrare scientificamente la tracciabilità dei prodotti agro-alimentari che arrivano ai consumatori, con l’obiettivo di caratterizzare (e possibilmente “certificare”) la qualità dei prodotti sani tipici di diverse specie.

Va detto però che la Sentenza della Cassazione può anche avere risvolti negativi, perché il principio riconosciuto all'agricoltore ricorrente non può avere una generica applicazione in tutti i casi di presunto inquinamento dei prodotti agricoli, perché oltre all'inquinamento proveniente dal basso, c'è quello aeriforme (soprattutto composti organici tossici, quali IPA, PCB, Pesticidi e altri).

E l'analisi di rischio, effettuata dal mio Gruppo di Ricerca sul territorio napoletano e casertano, ci dimostra che il vero problema sono le contaminazioni determinate da questi composti organici e non da quelli inorganici. Risultano a rischio, soprattutto i territori  dell'area provinciale e metropolitana di Napoli, dei comprensori Aversani e del bacino del Sarno, e non genericamente quelli della Terra dei Fuochi. Ciò che in Italia assolutamente manca é una conoscenza generale dello stato dell'arte dell'ambiente (suoli, acque, aria), ottenuto attraverso attività di monitoraggio su scala nazionale, regionale e locale (Il Foglietto del 9/12/2014).

A fronte del battage negativo che ha messo in ginocchio l'agricoltura della Campania, va detto che paradossalmente l'unica Regione in Italia ad essere provvista di strumenti conoscitivi di questo tipo (Atlanti Geochimico-Ambientali) é proprio la Regione Campania attraverso le attività e le pubblicazioni scientifiche del mio Gruppo di Ricerca, che ha prodotto negli ultimi 10 anni, con risorse irrisorie, gli Atlanti Geochimico-Ambientali dell'intera Regione, delle aree metropolitane di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno (e quelli più dettagliati del SIN del Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano - alias della Terra dei Fuochi, dell'Isola di Ischia, del Vesuvio, dell'Agro Sarnese).

E' stato, inoltre, prodotto l'Atlante Geochimico dell'Italia (nell'ambito di un progetto Europeo), ma ad una scala assolutamente non sufficiente alla caratterizzazione dell'intero territorio nazionale. Adesso abbiamo in progress la pubblicazione di un nuovo Atlante dei suoli della Campania (con il prelievo di 3.535 campioni già analizzati per 53 elementi inorganici, e di 400 campioni - in corso - da analizzare per IPA, PCB e Pesticidi, nell'ambito di un programma di un Dottorando Cinese, in collaborazione con una prestigiosa Università Cinese). Il tutto per un costo complessivo di appena € 232.000 (con i finanziamenti del PON-Enerbiochem).

Ma quanto prodotto dal mio gruppo di ricerca, ripeto con l'impegno di modiche cifre, non é esaustivo, perché comunque a valle degli studi regionali vanno condotte indagini sito-specifiche, caso per caso, con maggiore densità di campionature che coinvolgano il prelievo di suoli, acque e colture agricole.

Ho indicato all'Assessore regionale all'Agricoltura di adoperarsi a che i prodotti agricoli della Campania siano accompagnati, quando raggiungono i consumatori, da analisi specifiche che indichino sulle etichette il contenuto degli elementi tossici che possono essere presenti nei prodotti in vendita.

Ma se non lo fanno le Istituzioni, dovrebbero provvedere autonomamente a farlo i produttori agricoli. Tutto questo costa molto, molto poco rispetto al recupero di credibilità verso i consumatori perché, al di là delle sentenze, bisogna vincere la diffidenza dei cittadini i quali, in ogni caso, se devono scegliere fra un prodotto proveniente da una zona "sospetta" e un’altra “non sospetta”, scartano la prima.

Aggiungo a quanto sopra che, per avere la garanzia della salubrità di un prodotto, non basta produrre "analisi" (vale a dire numeri da stampare su etichette), ma bisogna avere analisi delle quali sia garantita la qualità, attraverso rigidi controlli - nei fatti e non nella forma - delle Istituzioni, non dimenticando che in Italia, tutti ma proprio tutti, hanno generalmente la certificazione antimafia in regola.

*Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

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