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Giovedì, 04 Lug 2024

altLa recente sentenza del Tar Lazio (n. 5640 del 2015) mette fuorigioco la valutazione idoneativa attraverso le famigerate mediane e rende giustizia a chi, come il sottoscritto, aveva sempre sostenuto, contro pletore di "allineati" agli ukase emanati dall'alto, che i presunti, fasulli, indici salvifici (mediane) ideati dall'ANVUR (qualcuno ha spiegato mai il motivo della enorme elargizione economica attribuita a "nominati" dell'ANVUR? E su quali basi siano avvenute queste nomine?) non potevano assumere un ruolo decisivo ai fini degli avanzamenti di carriera.

Sostenevo ciò solo in base ad un semplice ragionamento di buon senso, in quanto ritenevo che le direttive ANVUR non fossero leggi che - giuste o sbagliate - bisogna rispettare, applicandole.

Penso che sia anche ben noto il commento (non era uno scherzo …) di un componente ANVUR, che trionfalisticamente annunciava che il premio Nobel Higgs, con le regole ANVUR non avrebbe potuto ottenere il riconoscimento in Italia, in quanto non avrebbe superato appunto le mediane ...

In un Paese serio, un tale commento avrebbe dovuto determinare il licenziamento dall'ANVUR ad horas del professore che si rendeva responsabile di una tale performance! Penso che questo professore abbia continuato, viceversa, ad essere generosamente remunerato dal contribuente per il suo ruolo in ANVUR. Ma anche ammesso che le direttive ANVUR fossero giuste, sostenevo che una idoneità così conseguita non avrebbe dovuto costituire il viatico per ottenere poi una automatica "chiamata" attraverso pseudo-concorsi, riservati quasi sempre al candidato unico del settore X o Y (anche se questo non si è verificato in tutti i Dipartimenti, perché in alcune discipline c'è stato più di un idoneo interno nello stesso settore).

Avevo sostenuto, inascoltato, nell'ambito del mio Dipartimento che i concorsi avrebbero dovuto essere aperti a tutti gli idonei a livello nazionale, in modo da potere scegliere il meglio che offriva il sistema fra tutti gli idonei a livello sia nazionale che internazionale. Così nei fatti, generalmente non è stato, perdendosi così una nuova opportunità in direzione della premialità del merito.

L'utopia a monte di tutto sta nel non volere prendere atto, a livello politico, che una riforma di un sistema inefficiente non può venire dall'interno della corporazione che quell’inefficienza ha generato. Non penso esista nella storia dell'umanità l'esempio di una corporazione, portatrice di privilegi, che si sia autoriformata nel nome dell'interesse generale.

Comunque, ben pochi Dipartimenti hanno fatto la scelta da me auspicata, essenzialmente perché la Corporazione Universitaria tende invariabilmente a garantire i garantiti.

Cosa interessa alla corporazione la premialità del merito? Il meccanismo messo in piedi dall'ANVUR, anche con tutte le buone intenzioni che possono avere avuto i Commissari dello stesso ANVUR, è viceversa servito a generare altre ingiustizie, laddove ci sono stati dei meriti riconosciuti, ma ci sono state anche palesi ingiustizie commesse da tante zelanti Commissioni, che hanno appunto applicato alla lettera le direttive ANVUR. Ingiustizie che sono poi state ribaltate a livello locale, laddove è risultato che avrebbero ottenuto il concorso riservato (nei fatti) emeriti asini, che appunto sulla base delle mediane ridicolmente basse per alcuni settori, li hanno visti primeggiare e quindi prevalere su altri in possesso di mediane notevolmente più elevate in altro settore disciplinare.

Pur volendo restare nella logica aberrante della premialità degli asini su queste basi numeriche fasulle, penso che sarebbe stato molto più corretto e rispettoso dei valori in campo, se si fossero per esempio utilizzate non le mediane di un SSD, ma quelle di una intera disciplina.

Se può avere un senso la non comparabilità in termini di mediane di un geologo con un astrofisico, diventa insostenibile che all'interno di una disciplina come le Scienze della Terra (ma vale per tutte le altre) ci possa essere, ad esempio, un geomorfologo che supera le mediane, avendo 3-4 pubblicazioni, mentre non supera le mediane un geofisico con decine di pubblicazioni. Forse che il geomorfologo lavora in un settore così difficile da non rendere possibile pubblicare lavori in modo comparabile a quello di altri settori più produttivi all'interno della stessa macro-disciplina? La verità è, viceversa, molto semplice: vi sono dei settori che esprimono chiaramente un livello inferiore in qualità (e quantità) scientifica rispetto ad altri settori.

E allora cosa fa un sistema, sostanzialmente inadeguato? Finisce spesso, per dirla alla Massimo Cacciari, per allevare e “premiare” portaborse e yes men.

Nell'ambito del sistema in cui opero, l'Università, quando vi sono decisioni di merito da prendere, si assiste invariabilmente ad ipocriti balletti con schieramenti e votazioni secondo logiche di gruppi di interessi particolari, i cui "successi" non possono che essere affidati a pratiche associative, marcate da clientelismo e burocrazia (nel contesto di un equivoco sullo "spirito dell'eguaglianza estrema", che Montesquieu indicava come un eccesso dal quale le democrazie devono guardarsi).

Nonostante il prevalere degli interessi particolari cozzi palesemente con l'interesse generale (premialità dei meritevoli) dell'Università e del Paese, non é che si trovino molti disponibili a denunciare storture ben note a tutti.

Non é il caso di dilungarsi ulteriormente. Dovrebbe essere ben chiaro, però, che questi comportamenti sono i semi di una cultura i cui frutti si manifestano in modo virulento, sotto forma del presunto castigo di Dio da cui gli Italiani sono colpiti: mafia, camorra, 'ndrangheta.

In questa visione sarebbe necessaria una crescita della coscienza civile dei cittadini, smettendola di utilizzare l'alibi dei "cattivi" governanti a giustificazione della propria inazione e complicità.

Ciascuno si dovrebbe rendere conto che non esistono "cattivi" governanti e "buoni" cittadini e che purtroppo i governanti non sono altro che lo specchio fedele, in positivo o in negativo, della realtà culturale di ogni Paese.

Benedetto De Vivo - Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

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