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Giovedì, 04 Lug 2024

altDi Giuseppe Alonzo, come i nostri lettori più attenti ricorderanno, Il Foglietto si è spesso occupato quando era presidente del Cra (ora, Crea).

Chimico prestato alle istituzioni, ora che è tornato ai suoi studi non ha perso tempo, dando subito tangibile manifestazione delle sue capacità, tanto apprezzate da meritare una cerimonia addirittura nella sede del Parlamento nazionale.

L’on. Franco Ribaudo (Pd) ha, infatti, invitato deputati e senatori d’ogni casacca all’evento degustativo, tenutosi il 24 giugno scorso alle ore 11 a Montecitorio nella Sala ex-Agricoltura, per celebrare la creazione di una nuova bevanda, frutto di un progetto denominato “Gocce di Pesca” - il cui responsabile scientifico è appunto il prof. Giuseppe Alonzo - nell’ambito del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.

Per la precisione, obiettivo del progetto era “il collaudo, il trasferimento e la diffusione della produzione di una bevanda a bassa gradazione alcolica ottenuta da vino e succo d’uva aromatizzata alla pesca”. Tale progetto ha partorito addirittura due bevande, entrambe a base di mosto di uve Grillo e succo di pesca fermentato, di cui una frizzantina e l’altra spumantizzata con metodo charmat in autoclave.

Precisazione quanto mai opportuna, perché districarsi fra le bollicine è impresa non facile¸ almeno per la moltitudine dei non addetti ai lavori. Come, del resto, non è facile comprendere appieno la lingua con cui l’invito è stato redatto: “Attraverso l’idea progettuale si è voluto perseguire un’innovazione nel comparto vitivinicolo, attraverso la creazione di una nuova bevanda vinicola aromatizzata alla pesca, ma anche far riscoprire il ruolo sociale dell’Agricoltura e di tutto il suo comparto”.

Dove, una volta attraversati gli “attraverso”, francamente si fa fatica ad accettare l’idea che il “ruolo sociale dell’Agricoltura”, che è concetto di lapalissiana evidenza, possa diventare oggetto niente meno che di una “riscoperta”. Per non parlare poi del periodo seguente, vale a dire “Infatti, nella cultura occidentale, il consumo di bevande alcoliche è divenuta ormai un’abitudine consolidata”, che è assolutamente scollegato da quello che lo precede, laddove, viceversa, la congiunzione “infatti” si usa per introdurre una proposizione dichiarativa, che motiva quanto enunciato nella proposizione precedente (così Aldo Gabrielli, Dizionario della lingua italiana).

Nella sua stupefacente prolissità, l’invito si distende poi a discettare dei giovani bevitori, che tendono ad assumere comportamenti malsani. In particolare, quando lasciano il vino per il “consumo di birra e/o superalcolici, abusando spesso nelle quantità, al fine di meglio affrontare le proprie difficoltà personali”(sic!). E tutto questo nonostante siano “più consapevoli e informati delle possibili conseguenze negative dell’assunzione di alcol”.

Da quanto appena detto - continua testualmente l’invito - “emerge spontaneo (!?!) il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri giovani che deve essere trasformato in azioni dirette; (!?!) rivolte alla loro tutela e salvaguardia”.

Tanto premesso, l’invito conclude sottolineando come, al termine di un tortuoso percorso, valutati vini bianchi e rossi, sia “stata selezionata la base ai fini dell’ottenimento della bevanda finale”, che si pensa vicina al gusto del consumatore, specie dei giovani, e in grado di competere con le bibite alcoliche convenzionali.

Che dire!?!

Confidando nella bontà della bevanda ideata dal gruppo di Alonzo, ci auguriamo che essa possa veramente salvare tanti giovani dai gorghi dell’alcol.

Sarebbe una pésca miracolosa.

 

 

 

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