di Rocco Tritto
L'anno 2009, che ci stiamo per lasciare alle spalle, da tanti nel nostro Paese non sarà certo ricordato con piacere. Anzi. In disparte le performance sconcertanti e a volte surreali, ma comunque negative, di chi ci governa, tutte degne di miglior sorte, a spegnere il sorriso e a togliere serenità a milioni di lavoratori e alle loro famiglie, che sono quelli che pagano puntualmente le tasse e che non hanno bisogno di scudi fiscali, ci ha pensato la sempre viva frenesia di chi vuole accumulare ricchezza a qualsiasi costo, anche chiudendo centinaia di fabbriche (per trasferirle in altri Paesi) e licenziando migliaia e migliaia di lavoratori.
Da qualche tempo, in forte competizione con questi sedicenti imprenditori sembra scesa l'Azienda Italia, i cui amministratori, ignorando di essere alle dipendenze della Comunità, si comportano da imprenditori, senza però rischiare un solo centesimo dei loro lauti conti bancari, e non esitano a incentivare e promuovere licenziamenti di massa dagli enti pubblici. Solo la punta di questo iceberg è rappresentata dai 450 lavoratori dell'Ispra, in parte già licenziati e, per l'altra parte, prossimi allo stesso tragico epilogo. La loro strenua resistenza che da quasi un mese va in scena sul tetto della sede dell'ex Icram a Roma deve far riflettere non solo i pubblici amministratori dell'Azienda Italia, ma anche quei milioni di lavoratori che, imprudentemente, con il loro voto, il 13 e 14 aprile del 2008 hanno determinato la loro elezione. L'auspicio è che le imminenti ricorrenze, più che un momento di festa siano un'occasione per un seria, serena e profonda meditazione sul futuro che ci attende.
Editoriale de Il Foglietto di Usi/RdB n. 44 del 15 dicembre 2009