All’inizio del secondo decennio del terzo millennio, appare utile guardare all’anno appena iniziato per mettere a fuoco i gravi problemi che affliggono la nostra comunità e, in particolare, il mondo del lavoro.
Il 2009, che ci ha da poco lasciato, ha fatto registrare quasi mezzo milione di licenziamenti, in parte ammortizzati dalla cassa integrazione che certamente non è uno strumento gratificante per chi, dall’oggi al domani, viene espulso dal posto di lavoro. Ma il peggio starebbe per arrivare, con altre centinaia di migliaia di perdite di posti di lavoro. Il grave fenomeno sembra non interessare il governo in carica, tutto impegnato a varare non provvedimenti a sostegno dell’economia e del potere di acquisto di salari e stipendi, ma norme in difesa della immunità, da tutto e da tutti, del capo dell’esecutivo.
Lo spettro del licenziamento sta anche invadendo la pubblica amministrazione che, da decenni, sembrava inattaccabile. La vicenda dei 500 lavoratori dell’Ispra, che da due mesi stanno sul tetto dell’ente è solo la punta di un iceberg destinato a mietere vittime tra l’indifferenza colposa, o fors’anche dolosa, dei nostri governanti. In questo scenario, tutt’altro che rassicurante, compito del sindacato, almeno del nostro, è quello di continuare a dare sostegno, come nel caso dell’Ispra, a chi rivendica un diritto sacrosanto: la difesa del posto di lavoro. Un impegno difficile e arduo perché occorre contrastare coloro che non vedono l’ora di riscrivere la Carta fondamentale per abrogare la norma che ha fatto dell’Italia una Repubblica fondata sul lavoro.
Editoriale de Il Foglietto di Usi/RdB n. 2/2010