Siccome la sfiga ci vede benissimo, come ricorda il contro-proverbio sulla fortuna cieca, mi sorprendo poco osservando come la notizia che a novembre il debito pubblico italiano sia sceso (per modo di dire) di 14,7 miliardi, collocandosi all’invidiabile livello di 2.275 miliardi, esca in contemporanea con il vaticinio di Moody’s dedicato ai debiti sovrani dell’eurozona.
La società americana, infatti, esibisce questa perla.
Non vi consumate gli occhi cercando di capirci qualcosa: noi siamo l’unico rosso che agita il toro della speculazione, passata, presente (anche se sonnacchia) e soprattutto futura, specie adesso che stiamo vedendo una campagna elettorale con dei programmi economici stellari.
Promesse talmente farlocche che ci credono tutti, e anche Moody’s a quanto pare – e poi dice che solo i fessi danno retta ai politici – tanto è vero che il nostro paese, secondo la nota agenzia, rimane l’unico con una prospettiva negativa sul rating proprio perché riflette il rischio che “le future politiche del governo non affrontino in maniera sostenibile le sue vulnerabilità a shock economici o finanziari”.
Pe me, l’unico shock non è tanto scoprire che persino la Grecia, secondo i fenomeni di Moody’s, ha prospettive migliori delle nostre sul suo rating sovrano, ma scoprire che l’Italia in rosso – finalmente dirà qualcuno – se ne infischia di Moody’s. Per dire, ecco come la vede il nostro ministro dell’Economia: “L’Italia ha dimostrato di avere una classe dirigente in grado di mettere i conti in ordine e allo stesso tempo di promuovere la crescita”.
Se questa è l’aria che tira, allora fa bene la Commissione Ue a lanciare la sua consultazione pubblica per trovare la soluzione al vero fenomeno del nostro tempo.
Che fare? Facile: non date retta né a Moody’s né a Padoan.
giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer