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Martedì, 16 Apr 2024

Questa è la storia di una famiglia rom. Una famiglia determinata e volitiva che ha perseguito e tuttora persegue con tenacia e coraggio un percorso di affrancamento dalla miseria e dall’esclusione.

Il perno della famiglia è Sevla, madre di nove figli. E’ nata in Bosnia a Vlasenica da padre calderaio. La povertà patita nel Paese natio li ha spinti a migrare in Italia. Era il 1979 e Sevla aveva 12 anni; ora ne ha 54 ed è nonna di una tribù. Prima tappa della migrazione, Milano. Due anni dopo sono a Roma dove arriva anche il diciottenne Vezir. I due si innamorano e si sposano, secondo lo stile romanò. Vivono a lungo nel “campo Nomadi” di vicolo Savini, nei pressi di ponte Marconi, fino al suo sgombero nel 2005. Rifiutano di trasferirsi nel Villaggio della Solidarietà – nome più accattivante, ma medesima sostanza di degrado – di Castel Romano, a 20 km da Roma e a sette da Pomezia, e occupano un edificio abbandonato e fatiscente, riattandolo e trasformandolo in alloggio accogliente.

Vezir è un uomo silenzioso, disponibile, gran lavoratore, sempre sorridente. Sevla è una donna di grande energia, fisica e intellettuale, difatti, sbarca il lunario come mediatrice culturale, interprete al ministero, provetta e fantasiosa artigiana, insegnante di danze tradizionali romanè ma anche capace di sfornare ottimi piatti dai sapori antichi, come recita la locandina di una cena a sottoscrizione organizzata per contribuire a finanziare un’ardua iniziativa. Quale? Quella di aprire una lavanderia. Ne è titolare il figlio Carlos che ha preso la cittadinanza italiana ed è padre di sei figli, a conferma di una robusta tradizione romanì che vede nella famiglia un valore irrinunciabile.

Carlos, in vista dell’impegno, ha preso il diploma di tecnico di lavanderia come prescrive la normativa. L’Associazione “Cittadinanza e Minoranze” ha accompagnato la famiglia di Sevla e Carlos fin dall’inizio dell’avventura. Carlos ha concorso a un bando del Comune di Roma finalizzato alla concessione in locazione di locali a canoni agevolati ad imprese di giovani. Il locale, riadattato, è stato dotato di macchinari d’avanguardia per il tramite di mutui bancari di ben 42.000 euro. Si trova nel quartiere di Spinaceto, precisamente in via dei Caduti della Guerra di Liberazione 264. Sevla allora aveva anche immaginato  come chiamare il nuovo esercizio: “Speranze al sole”.

Sorgono però alcune difficoltà e l’avventura si trasforma in una corsa ad ostacoli. Incredibile ma vero, il locale, come tutto l’enorme caseggiato di cui fa parte e che è di proprietà comunale, non è accatastato. Senza accatastamento non è possibile registrare il contratto di locazione e senza contratto registrato l’Acea rifiuta di fornire acqua ed energia elettrica. Senz’acqua e senza corrente una lavanderia non si è mai vista, per cui l’inaugurazione si deve rimandare.

Risolto questo problema ne spunta un altro: quando i tecnici dell’Acea procedono all’attacco delle utenze si accorgono che qualcuno ha rubato il contatore dell’acqua pertinente al locale di Carlos e si è allacciato abusivamente. Nuovo stop in attesa dell’indagine dei carabinieri. Conclusa la quale l’acqua arriva e ci si prepara alla inaugurazione. Sono pronti un filmato ed una campagna promozionale imperniata sul fatto che una famiglia Rom inaugura un’impresa, quando, mentre si collaudano i macchinari, arriva un distinto signore abitante nella zona che entra, dà uno sguardo, capisce che si tratta di una lavanderia nuova e si compiace: “Che bello! Una lavanderia nuova, sono contento e diverrò sicuramente vostro cliente, perché quella di cui mi servo è sempre piena di zingari. E a me gli zingari non piacciono”.

Contrordine, fermi tutti: niente video e campagna promozionale ipotizzata. Solo volantini con il prezzario. Come Dio vuole, il 18 aprile 2018, comunque si inaugura.
Ma che Sevla e Carlos siano Rom si vede, e “siccome la gente non si fa mai i fatti suoi” la voce si diffonde ed il pregiudizio razzista si rivela un ostacolo fortissimo, quello che in termini tecnici si chiama “barriera all’ingresso” sul mercato. 

Sevla e Carlos non demordono, ma alla lunga cominciano ad avvilirsi quando arriva il Covid19. La popolazione viene confinata nelle case ed i negozi restano in gran parte chiusi. Anche Sevla e Carlos sono costretti a fermarsi e chiudono la lavanderia. Ma “bollette”, fitto e rate dei finanziamenti hanno ovviamente continuato a correre.

Per prevenire che nodi troppo grossi arrivino al pettine, Sevla e Carlos   decidono di riprovarci. Sevla si rimette in contatto con il fornitore dei macchinari, che è un grande esperto del settore e non si era limitato a fornire l’impianto ma aveva supportato l’impresa nella precedente fase di decollo. Accetta e coinvolge un’altra persona esperta del settore. Anche Carlos si rimette in moto. Si rivolge ad un “centro di ascolto” di una parrocchia dove trova una signora che decide, con il suo gruppo di “vincenziane”, di aiutarlo. Allora chiede nuovamente aiuto a “Cittadinanza e Minoranze”, che decide di dare una mano.

Si costituisce così una squadra di sei persone a sostegno di Sevla e Carlos. Viene approntato un piano di rilancio puntando, questa volta, su una clientela non soltanto di famiglie ma anche di comunità e si predispone una campagna promozionale. Ma interviene un nuovo periodo di confinamento. Non importa. Chi la dura la vince.  Si va avanti egualmente e si fissa la data della riapertura al 15 aprile.

Per ripartire occorrono 10.000,00 euro necessari per finanziare la campagna promozionale e ricostituire il capitale circolante. Una delle sei persone, socia di “Cittadinanza e Minoranze”, giornalista ed esperta di comunicazione pensa di organizzare una “catena di sant’Antonio” per   mettere insieme 1000 persone cui chiedere un piccolo sforzo: 10 euro a testa. Ecco, 10x1000 = 10.000,00 euro: proprio quelli che servono.

Caro lettore o cara lettrice, se sei arrivato/a a leggere sin qui, vuoi dare anche tu una mano a Sevla e Carlos?  Vuoi essere uno dei 1000 e provare a trovare altre 5 persone disposte a fare altrettanto? Mai come in questo caso si adatta il noto detto che “una mano lava l’altra ed ambedue lavano il viso”.
L’Iban su cui poter versare e far versare il piccolo contributo ed anche, eventualmente, uno maggiore, è questo: IT50V0538703241000035100781 che è intestato all’Associazione “Cittadinanza e Minoranze”. Nella causale va indicato “lavanderia”.

Grazie da parte di Sevla e Carlos. Ed anche da parte nostra.

Marco Brazzoduro
Presidente di "Cittadinanza e Minoranze"
già docente di Politiche Sociali e Sanitarie alla Sapienza di Roma

Nino Lisi
Tesoriere di "Cittadinanza e Minoranze"
componente del Centro Studi "Federico Caffè"

Nel pubblicare con molto piacere l’articolo a firma del professor Marco Brazzoduro e del dottor Nino Lisi, comunichiamo che la redazione del Foglietto ha provveduto ad inviare all’Associazione “Cittadinanza e Minoranze” un contributo per sostenere la lavanderia "Speranze al sole" di Sevla e Carlos.

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