Ho sentito in TV qualche ignorantone della storia dire, a difesa di Netanyahu, che non si cambia il capo del governo quando si è in guerra.
Faceva finta di dimenticare costui, o proprio non sapeva, che i britannici per vincere la guerra contro Hitler lo fecero. Nell'ora più buia della loro storia scelsero di cambiare Chamberlain, responsabile di una politica di appeasement con Hitler culminata nell'ignominia di Monaco, con Churchill che quell'ignominia aveva denunciato con parole di fuoco. "Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. - disse dei suoi colleghi conservatori - Hanno scelto il disonore e avranno la guerra".
Tenere Netanyahu a capo del governo e rimandare a dopo i conti solo per la débâcle del 7 ottobre significa non aver compreso quello che è accaduto in questi trent'anni e il nesso fra quella débâcle e la politica anti palestinese di Netanyahu e non aver compreso, di conseguenza, che bisogna cambiare completamente strada se si vuole la sicurezza di Israele. La qual cosa non è separabile dalla nascita di uno Stato per e dei palestinesi.
Come aveva capito benissimo Rabin.
La guerra indiscriminata contro i civili palestinesi di Gaza è l'esatta continuazione della politica fallimentare di Netanyahu. Mandarlo a casa subito, già questo sarebbe il segno positivo di una revisione di politica e di strategia nei confronti del popolo palestinese e per la sicurezza di Israele.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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