Gli anni Venti del nostro secolo, nota Ocse nel suo ultimo rapporto dedicato ai trend dell’istruzione, si contraddistinguono, fra le altre cose, per un marcato aumento dei flussi migratori, che all’indomani della pandemia sono cresciuti significativamente.
Se osservate la curva di sinistra (figura 2.3), noterete che per buona parte degli anni Dieci la curva è rimasta sostanzialmente piatta. Solo sul finire del decennio ha iniziato a mostrare un andamento crescente. Si tratta in questo caso di migranti che cercano nuove opportunità di lavoro. Dal che si deduce che non doveva andare troppo male, prima del 2019, mentre dal Covid in poi la situazione in molti paesi ha iniziato a peggiorare.
Ancora più istruttiva è la curva di destra, che misura le domande di asilo politico. Qui, già a partire dagli anni Dieci, i flussi migratori hanno accelerato notevolmente per la prima metà, per poi rallentare. Ma sono schizzati alle stelle all’inizio degli anni Venti, quando le crisi politiche o militari sono deflagrate in molte regioni del mondo.
Per dare un’idea delle dimensioni di questi flussi, l’Ocse ci ricorda che il movimento di persone seguito al conflitto ucraino ha condotto al più grande movimento di persone osservato dalla seconda guerra mondiale. E poi ci sono altre zone di crisi, ovviamente: Afghanistan, Venezuela, Siria, Sudan.
Il risultato è stato che le richieste d asilo politico, nei primi tre anni degli anni Venti sono state il 39% più elevate di quelle degli anni Dieci. Un mondo più conflittuale, determinando meno benessere, genera inevitabilmente flussi migratori, sia per ragioni economiche che per ragioni politiche.
Questi flussi si indirizzano ovviamente verso paesi che si reputa possano offrire opportunità e sicurezza. In molti paesi europei e negli Usa si sono osservati dei record nei flussi di ingresso, nel 2022. Altri paesi, come il Giappone e la Corea del Sud, hanno anche aumentato i loro target di accoglienza di migranti per venire incontro alle carenze di forza lavoro che affliggono le loro società.
Questa è un’altra parte della storia. I paesi benestanti sono tutti, più o meno gravemente alle prese con una dolorosa transizione demografica che sta lentamente prosciugando la popolazione attiva, aumentando il tasso di dipendenza, ossia il rapporto fra ultra 65enni e la popolazione in età lavorativa. Notate che il nostro paese sta proprio sotto il Giappone, in questa complicata classifica (figura 2.4). 
Nel migliore dei mondi possibili, la domanda di migrazione si dovrebbe incrociare con un’offerta di accoglienza realizzando punti di equilibrio capaci di contemperare le due esigenze. Invece si assiste a una crescente ostilità nei confronti della migrazione, che va di pari passo con l’aumento dei conflitti. In sostanza il contrario di quello che servirebbe.
D’altronde, com’è noto, il nostro non è il migliore dei mondi, ma solo uno dei possibili. E purtroppo di recente non siamo più tanto bravi a gestire le possibilità.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”

