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Sabato, 13 Dic 2025

alt“Annie – La felicità è contagiosa”, di Will Gluck, con Quvenzhané Wallis, Jamie Foxx, Rose Byrne, Cameron Diaz, Bobby Cannavale, Adewale Akinnuoye-Agbaje, David Zayas, durata 88’, distribuito dal 1° luglio da Warner Bros. Italia.

Recensione di Luca Marchetti*

Hollywood sa essere, spesso, una macchina ottusa, mossa da meccanismi pedanti e bisogni infantili. Tra l’assurda sete di franchise (cercare sempre la pellicola che ti garantisce almeno cinque sequel) e la difficoltà di trovare e finanziare progetti totalmente originali, s’inserisce anche il triste fenomeno del “remake” ossessivo.

Pensando di dover “rileggere”, con un’ottica contemporanea, ogni pellicola che abbia avuto successo negli ultimi venti anni, le majors si sono prodotte nella realizzazione di rifacimenti, nel migliore dei casi, inutili.

Annie, di Will Gluck, è il frutto ideale di questa deriva. Pellicola nata sfortunata, anche perché vittima innocente di un attacco hacker, che l’ha mandata in rete mesi prima della sua uscita in sala, il musical del bravo regista di Easy Girl è un’opera sbagliata.

Nonostante il coinvolgimento in fase di sceneggiatura dell’autrice/attrice inglese Emma Thompson, artista capace di adattare per il cinema, con classe e sensibilità, opere anche molto complesse, il film paga evidentemente la sua nascita innaturale, da prodotto in serie costruito a tavolino.

Anche l’originale, diretto dal grande John Huston per manifesti motivi economici, era un prodotto strettamente commerciale, concentrato solo al grande incasso. Per la bravura del regista di Chinatown o per il livello più efficiente e serio del cinema commerciale dell’epoca, la favola dal sapore dickensiano dell’orfanella Annie e del suo burbero patrigno Oliver Warbucks (intrepretato da Albert Finney) aveva un suo fascino.

Questa trasposizione, invece, procede per tutta la sua durata con le difficoltà di un film meccanico e scontato, dove ogni cosa deve svolgersi irrimediabilmente in un modo.

Altro enorme limite del film è l’uso miope della protagonista Quvenzhane Wallis. Esplosa con il successo del southern indie drama Re della terra selvaggia, qui la giovanissima attrice diventa il motore inceppato di un film sgonfio, dove il suo caratterino costruito non fa altro che irritare.

Anche lo stuolo di grandi attori nel cast di contorno vive la contraddizione di questa commedia rigida. Soprattutto Cameron Diaz e Jamie Foxx, interpreti capaci di ben altre performance e di grande fantasia scenica, sono in questa occasione relegati in parti asfittiche, buone solo per dare spazio a una giovane protagonista, forse ancora non pronta al grande passo nel cinema mainstream.

Il vero dispiacere, però, è quello di vedere un regista solare e divertente come Will Gluck (ricordiamo anche il suo scanzonato Amici di letto, con Justin Timberlake e Mila Kunis) vittima di un prodotto “finto”, ennesimo fallimento, da produttore, di un Will Smith, che sembra aver perduto la sua capacità di intercettare i gusti del grande pubblico.

luca marchetti ridcritico cinematografico*

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