Billy Lynn – Un giorno da eroe, di Ang Lee, con Joe Alwyn, Kristen Stewart, Vin Diesel, Garrett Hedlund, Steve Martin, Chris Tucker, Beau Knapp, durata 113’, nelle sale dal 2 febbraio 2017, distribuito da Warner Bros.
Recensione di Luca Marchetti
Partito poco più che adolescente da Taiwan, il regista Ang Lee è diventato con gli anni uno dei nomi più quotati dell’industria hollywoodiana, formandosi professionalmente come un cineasta americano. La sua carriera, infatti, è saldamente inserita nelle traiettorie più scontate del Cinema americano (eccetto qualche fortunato, esotico e furbo ritorno alle origini in produzioni asiatiche), muovendosi intelligentemente tra i generi e alternando lavori indipendenti come Tempesta di ghiaccio a ricchi blockbuster come Hulk.
Mantenendo sempre un basso profilo e facendo di una sana e rassicurante “banalità” la sua cifra stilistica (tra cinefili e addetti ai lavori non incontrerete mai qualcuno pronto a dichiararsi “fan sfegatato di Ang Lee”), il regista è diventato uno dei cineasti più premiati della sua generazione (tre Oscar, due Leoni d’oro veneziani, due Orsi d’oro berlinesi).
Sin dai suoi primi film come Mangiare bere uomo donna, Lee ha realizzato pellicole dagli esiti felici (I segreti di Brokeback Mountain rimane il suo capolavoro) e lavori più dimenticabili (Motel Woodstock), ostentando sempre una visione elegante ma piatta, senza cadute rovinose o picchi entusiasmanti. Anche se negli ultimi anni il regista si è lasciato conquistare dalle possibilità della sperimentazione visiva (effetti speciali invasivi, 3D, riprese a 120 fotogrammi il secondo), quasi a voler nascondere la sua ricetta cinematografica reazionaria sotto appariscenti novità tecnologiche, il suo Cinema è rimasto ancorato orgogliosamente ad una tranquilla mediocrità espressiva.
Nel realizzare Billy Lynn – Un giorno da eroe, tratto da un acclamato romanzo di Ben Fountain, il teorema di Lee perde, però, tutta la sua forza conservatrice, rivelando tutti i limiti. La storia del soldato Billy Lynn, giovanissimo eroe della guerra all’Iraq, tornato in patria con i suoi commilitoni per un tour propagandistico, nelle intenzioni di Fountain ha la potenza di una satira cinica e feroce contro il sistema statunitense, stigmatizzando una società che, pur supportando le proprie amate truppe, non perde occasione per ridicolizzare i soldati, pedine sciocche di un gioco virtuale.
Billy e dei suoi compagni si ritrovano così persi, schiacciati dagli interessi delle istituzioni e dalle fantasie dei tanti connazionali rimasti a casa. La spaccatura tra chi vive la guerra e chi la vede da una televisione è insanabile e per questo, una volta tornato in un Texas che sembra più un circo che la propria casa, Billy non può fare altro che aspettare il ritorno in Medio Oriente, l’unico posto dove le azioni e le conseguenze sono davvero reali.
Purtroppo i temi ideologici e la morale della storia di Billy Lynn si perdono nelle mani di Ang Lee. Il regista è, infatti, incapace di trovare il giusto tono del racconto. Sebbene le interessanti scelte di cast (oltre all’esordiente Joe Alwyn, brillano Garrett Hedlund e Kristen Stewart) e il caldo legame empatico creatosi tra il protagonista e il pubblico riescano a salvare il film, Billy Lynn – Un giorno da eroe si dimostra subito una pellicola senza una prospettiva, un lavoro destinato a perdersi presto nell’anonimato delle uscite in sala.
Critico cinematografico