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Giovedì, 04 Lug 2024

Manchester by the Sea, di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Matthew Broderick, Gretchen Mol, Kara Hayward, Tate Donovan, Heather Burns, Josh Hamilton, Erica McDermott, durata 125’, nelle sale dal 16 febbraio 2017, distribuito da Universal Pictures.

Recensione di Luca Marchetti

Di cittadine come Manchester-by-the-Sea, piccolo centro marittimo a quasi un’ora di macchina dal centro di Boston, se ne possono incontrare a decine sulla costa del Massachusetts. Affacciati con il loro porticciolo su un oceano Atlantico costellato di piccoli pescherecci, con le strade ghiacciate e i camini sempre accesi, i paesi come Manchester sono l’immagine di un America dal glaciale splendore, più simile all’Europa del Nord che agli Stati Uniti, immagini concrete di uno spirito bostoniano codificato dall’essere tifoso dei Red Sox o dei New England Patriots, nostalgico dei fratelli Kennedy, fan dei film di Ben Affleck e Matt Damon.

Il newyorkese Kenneth Lonergan, già sceneggiatore per Scorsese e Ramis, esce dalla sua amata Grande Mela per ambientare il suo straziante dramma indie in questo paesaggio rarefatto, scegliendo, non a caso, Casey Affleck come protagonista assoluto. Manchester by the Sea racconta dunque la vita di Lee Chandler, triste custode di un palazzo, costretto, dopo la morte improvvisa del fratello maggiore Joe, a tornare nella sua città d’origine per prendersi cura del nipote adolescente Patrick. Il ritorno a casa, il confronto con il lutto e le nuove responsabilità, gli scontri con un ragazzo diviso dal dolore della perdita e dalle esigenze della sua età e, soprattutto, il ritrovarsi di fronte i dolori lancinanti del passato (una tragedia ha segnato indelebilmente la vita di Lee) portano l’uomo a riconsiderare il proprio isolamento punitivo, magari per riaprirsi finalmente alla vita.

Lonergan, per parlare di disperazione e di sofferenza, sceglie la via meno appariscente possibile ed evita di scadere nella retorica, nel patetico o nel posticcio. Come mai era accaduto nei suoi film precedenti, il regista riesce a rimanere concentrato sulle emozioni pure, raccontando sentimenti talmente concreti e naturali che la storia di Lee Chandler, più che un film di finzione, sembra una vicenda reale capitata a qualche conoscente. Il cineasta non insegue tragedie ostentate fino all’inverosimile o improbabili finali edificanti.

Il regista vuole ricalcare, quasi alla lettera, le dinamiche della realtà, inserendo l’evoluzione narrativa del suo protagonista, un uomo comune con un enorme peso sulle spalle, in traiettorie elementari e comuni, senza forzare mai.

Manchester by the sea è così un documentario sentimentale, un’esposizione struggente di dolore, ironia e amore che per tutta la sua importante durata non fa che avvolgere e sconvolgere il pubblico.

Molti dei meriti sono da attribuire al cast, in particolar modo all’impressionante performance di Casey Affleck. Attore spesso oscurato dalla stella del fratello maggiore Ben (una relazione simile a quella tra Lee e Joe nel film?), Affleck mette tutta la sua figura nervosa, la sua placida forza pronta a esplodere da un momento all’altro, nei panni del distrutto Lee, il ruolo della sua carriera (speriamo che l’Academy gli dia questo sacrosanto Oscar).

L’attore, così, diventa la pietra angolare di un film che, senza mai urlare, lentamente entra nel cuore dello spettatore, creando un rapporto solido e unico tra storia e pubblico.

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critico cinematografico

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