Contro il sacrificio. Al di là del fantasma sacrificale di Massimo Recalcati, Raffaello Cortina editore, Milano, 2017, pp. 147, euro 13.
In un mondo sconvolto dalla follia del terrorismo, appare più che opportuno soffermarsi a riflettere sul concetto di sacrificio, i terroristi essendo uomini del sacrificio, martiri del fantasma sacrificale. E’, infatti, pienamente sacrificale la loro identificazione granitica e priva di dubbi con la Causa assoluta. Il sacrificio della propria vita insieme, purtroppo, a quella di altri innocenti, diventa così il mezzo per realizzare la Verità assoluta e colpire a morte gli infedeli.
L’identificazione senza tentennamenti con una causa è sempre fondamentalista e non è la prima volta che si affaccia alla ribalta della storia, che ha già conosciuto i kamikaze (di cui ci siamo già occupati in altra recensione) ma anche gli Ariani di Hitler, tutte singolarità che venivano candidate alla soppressione nel nome di una universalità delirante.
Dopo aver esaminato in un altro lavoro (L’uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica psicoanalitica, 2010) la dimensione libertina del Super-io, come imperativo del godimento che è alla base del carattere nichilistico del discorso del capitalista, Recalcati affronta qui il lato ipermorale e masochistico, sacrificale appunto, del Super-io. In definitiva, due lati della stessa medaglia, perché il godimento di chi subisce la legge è analogo a quello di chi trova la sua realizzazione nella continua trasgressione della legge.
C’è sempre, dunque, una legge che sovrasta il soggetto, anche nel nostro tempo, che sembra aver dimenticato il culto ascetico-religioso del sacrificio per votarsi al godimento illimitato, al godimento per il godimento. Nella lingua della psicoanalisi, questa legge, secondo Lacan, al tempo stesso sacrificale (devi!) e libertina (godi!), è identificata con il Super-io, che individua una legge inflessibile e fustigatrice che vorrebbe sanzionare la vita giudicata in sé come colpevole.
Ma, oltre al fantasma sacrificale, al centro del libro di Recalcati sta soprattutto l’idea di superarlo, cioè di come liberarsi di una rappresentazione solo colpevolizzante dell’esistenza. E’ questa la parte più importante, che si presenta come la pars construens del lavoro e in cui si pone con forza la necessità di sacrificare il sacrificio, attraverso una linea di pensiero che da Gesù, passando dal Kierkegaard di Derrida e dalla teologia di Bultmann, giunge sino a Freud e Lacan.
La rilettura operata dall’autore ci conduce, così, a una visione della Legge fatta per salvare il soggetto dall’incubo mortifero del sacrificio, una Legge non contro il desiderio ma come Legge del desiderio sottratta a ogni fantasma sacrificale, nel rispetto della singola esistenza, considerata assolutamente “insacrificabile”.