L’ignoto ignoto. Le librerie e il piacere di non trovare quello che cercavi di Mark Forsyth, editori Laterza, Roma-Bari, 2017, p.28, euro 2.
Recensione di Roberto Tomei
Tra i più noti linguisti e commentatori della lingua inglese, Mark Forsyth è famoso per aver scritto The Etymologicon, libro che è stato in cima alle classifiche di vendita del Sunday Times, come, del resto, il suo secondo, The Horologicon, ma molto interessante è anche la sua opera più recente, The Elements of Eloquence, dedicata alla storia delle figure retoriche.
Questo che qui presentiamo ai nostri lettori è un simpatico libretto, che può definirsi un atto d’amore verso i libri, che Forsyth ha scritto, in estrema sintesi, in difesa del caso e del libro fisico, cioè quello di carta (in Gran Bretagna, i termini commerciali per indicare il libro cartaceo e l’e-book sono, rispettivamente, fisico e elettronico).
Per combinarsi insieme, caso e libro “fisico” necessitano di luoghi particolari: le librerie. E’ solo qui, in libreria, di fatto soltanto due o tre stanze piene di libri, che possiamo sperimentare l’assunto di Forsyth: ci sono libri che abbiamo letto, altri che sappiamo di non aver letto (anche se magari ci riserviamo di farlo), e altri ancora che “non sappiamo di non conoscere”, perché non ne abbiamo mai sentito parlare e, quindi, non ci rendiamo neppure conto di non aver letto. Sono degli ignoti ignoti, che però possono regalarci momenti bellissimi, come accade nella vita per tutte quelle cose di cui non conoscevamo l’esistenza fino al momento in cui non le abbiamo avute. Sì, perché ottenere quello che già si sapeva di volere non è sufficiente. Per questo basta Internet, che “accoglie i tuoi desideri e te li risputa addosso, soddisfatti. Fai la ricerca, inserisci le parole che già conosci, le cose che già avevi in mente e la Rete ti restituisce un libro, un’immagine, una voce di Wikipedia. Ma questo è tutto. Le cose che non sai di non sapere le trovi altrove”.
Internet e il caso, insomma, non vanno d’accordo. Le macchine non consentono la casualità, sicché non resta che la libreria per trovare quel che neppure si sapeva di volere, il luogo per eccellenza dove i desideri possono espandersi all’infinito. E’ chiaro che occorre aver fiuto (ma nel buon lettore si presume), lasciandosi attrarre, quel tanto che basta, da titoli e copertine, ora invero sempre più accattivanti, anche per la necessità di competere al meglio con l’e-book.
La prova del nove di quanto asserito da Forsyth ce l’ha data l’editore italiano, Giuseppe Laterza, il quale, in prefazione, ha candidamente confessato di aver scoperto il libro dell’autore inglese per caso, mentre faceva la fila, appunto in libreria, per acquistarne altri. Incuriosito, per il titolo ma anche per la bella copertina, ha incominciato a leggerlo e poi l’ha acquistato.
Ha ragione Forsyth: c’è un patrimonio da scoprire ogni volta che attraversiamo la soglia di una libreria.