Giornale on-line fondato nel 2004

Sabato, 13 Dic 2025

Con una recente sentenza (sez. V del 4 dicembre scorso), la Corte di Cassazione ha affermato che, in concorso di particolari circostanze, apostrofare qualcuno con il vocabolo “pazzo” non integra il reato di ingiuria di cui all’art. 594 del codice penale.

Sbaglierebbe, tuttavia, chi ritenesse che con la loro pronuncia gli Ermellini abbiano inteso rilasciare una sorta di generale “licenza di offendere”. Ed infatti, se è vero che ci troviamo senz’altro di fronte a un caso di interpretazione evolutiva, è altrettanto vero che non si può cogliere la giusta portata della decisione del giudice di legittimità se non la si colloca entro i suoi esatti limiti, che meglio non avrebbero potuto essere precisati.

Nella fattispecie, l’indubbia carica offensiva dell’espressione “pazzo” non costituisce ingiuria, in quanto - argomenta la Suprema Corte - “la frase incriminata non si è tradotta in un oggettivo giudizio di disvalore sulle qualità personali dell’offeso, considerato il contesto di conflittualità nel quale è stata pronunciata e la forma interrogativa adoperata dall’imputata”.

In sostanza, acquistando il valore di vere e proprie scriminanti, sono state tali circostanze a far perdere all’espressione, di per sé disdicevole, la sua potenzialità lesiva.

Certamente, nell’escludere ogni automatismo tra l’espressione in questione e il reato di ingiuria, la Corte di Cassazione ha mostrato anche di prendere atto che un linguaggio più disinvolto, persino più aggressivo di quello usato in precedenza, caratterizza oggigiorno i rapporti interpersonali, derivandone un mutamento della sensibilità e della coscienza sociale ormai accettato dalla maggioranza dei cittadini.

Sotto quest’ultimo, rilevantissimo profilo, va sottolineato che gli Ermellini hanno di recente dato prova di una certa linea “aperturista”, assolvendo un uomo che aveva dato dell’esaurita a una vicina, ammettendo che una suocera venisse apostrofata come vipera e derubricando addirittura pure il “vaffa”, considerandolo ormai entrato nell’uso comune.

Come per il caso in commento, anche le decisioni che hanno avuto tali esiti vanno naturalmente lette e analizzate in tutti i loro risvolti, ma è difficile sostenere che esse non siano l’inequivocabile dimostrazione di come la figura juris dell’ingiuria sia ormai diventata oggetto di una profonda rivisitazione diretta a meglio coerenziarla al mutato contesto sociale.

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI

empty alt

L’Opec sul petrolio gioca al ribasso

Sembra che l’Opec sia tornata al passato, ai primi anni Dieci del nuovo secolo, quando...
empty alt

UniPi celebra il bicentenario della istituzione della cattedra di Egittologia

A Pisa 200 anni fa, per la prima volta al mondo, l’Egittologia faceva il suo ingresso in un’aula...
empty alt

Giornata Mondiale dei Diritti Umani 2025: il ruolo delle scienziate

Diverse donne di scienza, in epoche e discipline differenti, hanno unito ricerca e impegno per i...
empty alt

“L’ombra del corvo”, film struggente, inquietante, a tratti spaventoso

L’ombra del corvo, regia di Dylan Southern, (titolo originale The Thing with Feathers, tratto dal...
empty alt

La seconda missione dell’ivacaftor, farmaco finora attivo contro la fibrosi cistica

Nel mondo della medicina di precisione l’ivacaftor, uno dei primi farmaci approvato contro la...
empty alt

Anci e Legambiente al Governo: stanziare maggiori fondi per demolizione immobili abusivi

Come emerge dall’indicatore sull’abusivismo edilizio curato dall’Istat in collaborazione con il...
Back To Top