E’ il lontano 14 settembre 1979, quando un DC-9 della compagnia di volo Aero Trasporti Italiani (ATI) precipita in Sardegna, precisamente in località “Conca d’Oru”, nel territorio del Comune di Sarroch.
Nello schianto, sulla vetta che domina il Golfo degli Angeli, muoiono tutti i 27 passeggeri e i 4 uomini dell'equipaggio.
Trentaquattro anni dopo, il 15 luglio 2013, lo stesso Comune emana, a carico della società Alitalia Linee Aeree Italiane spa, un’ordinanza di bonifica mediante rimozione e smaltimento dei rottami del velivolo, ancora giacenti sul terreno.
L’ATI ormai non c’è più, ma c’è appunto la società Alitalia che ha preso il suo posto e che, secondo la tesi del Comune, condivisa dal Tar Sardegna (sentenza 21 gennaio 2015, n.198), deve provvedere allo sgombero.
Ed invero, come affermato dal giudice amministrativo, stante il fatto che la compagnia ATI è stata sottoposta a procedura di fusione mediante incorporazione nell’Alitalia spa, quest’ultima è succeduta nei relativi rapporti attivi e passivi, dovendosi (pacificamente) annoverare tra questi ultimi anche le connesse responsabilità in ordine allo smaltimento dei rottami dell’incidente aereo.
Inoltre, ai titolari del diritto di proprietà dell’area su cui insistono i rottami non è in alcun modo soggettivamente imputabile l’evento che ha dato luogo all’incidente aeronautico; né l’abbandono ultraventennale rende “res nullius” i resti dell’aeromobile ai sensi dell’art. 923 c.c.; tanto meno, può ritenersi compiuta, in favore degli stessi proprietari del fondo, in difetto di elementi istruttori in tal senso, l’usucapione dei suddetti rottami, tale da giustificare il difetto di legittimazione passiva di Alitalia spa.
Come spesso accade (e meno male), la logica del diritto segue quella del senso comune. Anche se con 35 anni di ritardo.