Il quotidiano il Resto del Carlino della scorsa settimana ha dato notizia di una singolare vicenda, che ha coinvolto un signore deceduto, suo nipote, una società per azioni (Poste spa) e un ente pubblico di ricerca, l’Istat.
Quest’ultimo - è da precisare - in veste di protagonista, dato che tutto ruota intorno a una rilevazione campionaria sulla sicurezza dei cittadini, che è proprio l’ente statistico a curare.
Questi i fatti. Alcuni giorni fa è arrivata a casa di Antonio Foderari in Apecchio, dalle parti di Pesaro, una missiva dell’Istat che gli chiedeva collaborazione “per capire cosa avviene nel Paese e ai suoi abitanti”, avvertendolo che nei prossimi giorni sarebbe stato chiamato a parlarne per telefono, garantendogli comunque, come d’uso, la massima riservatezza.
Tutto normale, direte voi. Sì, è vero. A parte il fatto - dettaglio tutt’altro che trascurabile - che il Foderari era appunto già deceduto, pure da un pezzo, e non poteva, quindi, fornire nessuna collaborazione, anche se per l’Istat si trattava di collaborazione “indispensabile”. Trascurando che i cimiteri sono pieni di persone indispensabili, proprio per dire che siamo tutti necessari ma nessuno è indispensabile.
Da notare che la lettera dell’Istat, arrivata a casa Foderari solo pochi giorni fa, era datata 28 settembre 2015, quando Foderari era già morto da quasi un anno, essendo scomparso esattamente il 25 dicembre 2014. A parte la figuraccia, rebus sic stanti bus, nemmeno possiamo, dunque, prendercela troppo con le Poste, che per consegnare la lettera sembra abbiano scelto il passo della lumaca. Magari già sapevano che il destinatario della missiva era morto e se la sono presa comoda. Se così è avvenuto, tanto valeva informare l’Istat, evitando di dare questo spettacolo di scarsa collaborazione tra soggetti comunque pubblici.
Di certo, chi non l’ha presa bene è stato il nipote del morto, che ha detto che, se i numeri si vogliono dare, bisogna darli bene. Siamo d’accordo. Quanto all’Istat, preso atto che, anche a interrogarli, i morti non rispondono, c’è da credere che abbia rinunciato alla collaborazione di Foderari, ancorché fosse stata dichiarata come indispensabile.
Sia come sia, la vicenda conferma l’eccezionalità del caso dell’ammiraglio Giovecca (riportato da Augusto Frassineti ne “I misteri dei ministeri”) che,” essendo già morto, sia pure da poco, poté ricevere di persona una commissione di imprenditori e dare alla medesima le più ampie e formali assicurazioni che le richieste avanzate a suo tempo dalla categoria erano state oggetto della più attenta considerazione, sicché poteva considerarsi imminente la pubblicazione del relativo provvedimento“. Un caso, questo, assai noto tra i ministeriali del secolo scorso, anche se quasi nessuno se lo spiega.