Come tutti sanno, numerosi sono i calendari esistenti al mondo, anche se il più famoso è quello gregoriano, dal nome del Papa Gregorio XIII, che lo introdusse nel 1582 con la bolla Inter gravissimas, promulgata a Villa Mondragone, che sorge a Monte Porzio Catone, amena località dei Castelli Romani.
Si tratta di un calendario basato sull'anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni. L'anno è composto di dodici mesi, con durate diverse (da 28 a 31 giorni), per un totale di 365 o 366 giorni, che è detto bisestile e ricorre ogni quattro anni.
Di particolare rilevanza, e con peculiarità più o meno diverse dal gregoriano, sono altri calendari: dall’ebraico al cinese, dall’islamico all’indiano, dal persiano al maya.
A tale lista, c’è chi ora vorrebbe aggiungere il calendario dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che, però, dopo essere apparso qualche settimana fa, è ora scomparso.
Il Foglietto è in grado di documentare le particolarità del lunario 2017 targato Ingv, con tanto di dotta prefazione a firma del presidente Doglioni, che - dopo essere stato stampato - se non fosse stato ritirato, lo avrebbero reso davvero unico nel suo genere.
Se è vero che i mesi sono sempre 12 e i giorni 365, è altrettanto vero che la sequenza degli stessi giorni, per i mesi di marzo, giugno e luglio, è davvero singolare, una sorta di smorfia o di calendario opzionale.
A marzo 2017, infatti, il giorno 4 capita sia di sabato che di mercoledì; il 5, sia di domenica che di giovedì; il 6, sia di lunedì che di venerdì; il 7, sia di martedì che di sabato. Del tutto assenti i giorni 8, 9, 10 e 11.
A giugno, il 3 capita sia di sabato che di martedì; il 4, di domenica e di mercoledì; il 5, cade di lunedì, di giovedì e anche di venerdì; il 7, di sabato anziché di giovedì. Aboliti, invece, i giorni 6, 8, 9 e 10.
Il mese di luglio, infine, appare leggermente meno articolato: il 10 e il 24 capitano, infatti, entrambi sia di lunedì che di martedì mentre non v’è traccia dei giorni 15 e 29.
Radioingv riferisce che, in via di Vigna Murata, accortisi dei clamorosi errori, siano corsi ai ripari, mandando al macero il bizzarro calendario, che era pronto per essere distribuito sia all’interno che all’esterno dell’ente, e ordinandone un altro, nel rigoroso rispetto, questa volta, di quello tanto caro a Gregorio XIII.
Intanto, c’è chi si augura che nella nuova versione che, ad anno ormai iniziato, presto dovrebbe (ri)vedere la luce, il 25 (giorno di pagamento dello stipendio) cada almeno due volte al mese.
Che dire. Se è vero, come è, che i terremoti non si possono prevedere, finora avevamo sempre creduto che i calendari invece sì. Vivremo pure nella società dell'incertezza, ma nemmeno si deve troppo esagerare!