Della battaglia per il riconoscimento degli scatti stipendiali ci siamo occupati più volte su questo giornale, sempre sostenendo le sacrosante ragioni dei docenti e dei ricercatori universitari. Sta di fatto che, secondo i dati diffusi dal Movimento per la dignità della docenza universitaria (Mddu), lo scorso 13 settembre per lo sciopero in corso si erano dichiarati 7.108 tra docenti e ricercatori, saliti, appena 4 giorni dopo, a circa 10.000.
Manco a farlo apposta, in quello stesso giorno la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), con una lettera, a firma del presidente Gaetano Manfredi, ha convocato tutte le rappresentanze dei docenti per un incontro al Miur il prossimo 5 ottobre. Tutto avrebbe fatto pensare a una iniziativa per discutere dei famigerati scatti stipendiali, ovviamente alla presenza della ministra Fedeli. Niente di più sbagliato: la convocazione, indetta dalla Crui dopo aver “sentito il Miur per le vie brevi”, dovrebbe servire soltanto a parlare della regolamentazione del diritto di sciopero, con la stessa Crui nella veste di “organo rappresentativo dei datori di lavoro dei docenti universitari”, insomma, una sorta di Confindustria, ancorché la medesima sia per suo Statuto, nient’altro che una associazione non riconosciuta, ai sensi dell’art 36 del codice civile.
L’iniziativa della Crui sarebbe stata sollecitata dal Presidente della Commissione di garanzia per l’attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali che, nella sua nota del 28 agosto scorso, citata dalla stessa Crui, auspica “una ripresa del dialogo tra le parti sociali per definire le prestazioni indispensabili da garantire nei casi di sciopero del personale docente delle università”.
Rebus sic stantibus, non c’è da stupirsi che i docenti che aderiscono alla protesta siano più inferociti di prima, dato che, a loro parere, “è in corso uno sciopero la cui autoregolamentazione ha superato a pieni voti il vaglio dei Garanti”. Non solo. Essi non riescono proprio a capire perché si debba aprire un dialogo prima che si possa tirare un bilancio della protesta, soprattutto in termini di disagi per gli studenti. A monte, sottolineano soprattutto una questione di fondo, ossia l’assurdità di aprire un dialogo con un soggetto (la Crui) che si è autolegittimata in un ruolo di datore di lavoro che non le compete, mentre è soltanto, come detto sopra, un’associazione non riconosciuta.
Per come la vicenda si è andata evolvendo, sembra assai improbabile che al tavolo del 5 ottobre possa incontrarsi una rappresentanza degli scioperanti. Forse sarebbe stato meglio convocare un altro tavolo a sciopero concluso e, magari, che a convocarlo fosse stata la ministra, di cui tutti auspicano una fattiva partecipazione alla discussione. Vista la pazienza dei docenti, ci azzardiamo a dire che non è mai troppo tardi.