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Giovedì, 28 Set 2023

Ormai è certo, a giorni nel nostro paese, causa la preoccupante impennata di contagi provocata da diffusi comportamenti irresponsabili, lo stato di emergenza legato al Covid 19 – deliberato per la durata di mesi 6 dal Governo per la prima volta il 31 gennaio 2020 e, successivamente, prorogato dal 1° agosto al 15 ottobre – verrà nuovamente differito, quasi sicuramente fino al 31 gennaio 2021.

In disparte le polemiche strumentali che verranno azionate dalle opposizioni, che “grideranno” more solito alla “dittatura” che a loro dire, per via sanitaria, il governo in carica vorrebbe introdurre, noi, nel nostro piccolo, vorremmo più modestamente evidenziare un effetto assai singolare, se non paradossale, che il provvedimento in arrivo andrebbe a perpetuare, se il legislatore continuasse a far finta di nulla.

Ci riferiamo al disposto del comma 2, dell’art. 100 del decreto (Cura Italia) 17 marzo 2020, n. 18, convertito in legge 24 aprile 2020, n. 27, che - a nostro avviso, con una certa imprevidenza – ha introdotto la seguente disposizione:
I mandati dei componenti degli organi statutari degli Enti pubblici di ricerca di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, ad esclusione dell'Istituto Nazionale di Statistica - ISTAT, sono prorogati, laddove scaduti alla data di entrata in vigore del presente decreto ovvero in scadenza durante il periodo dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, fino al perdurare dello stato di emergenza medesimo. Nel medesimo periodo sono altresì sospese le procedure di cui all'articolo 11 del Decreto Legislativo 31 dicembre 2009, n. 213.

Per effetto di tale norma, alcuni presidenti di enti (tra i quali il Cnr e l’Ingv), già scaduti da diversi mesi, continuato a svolgere il loro compito in regime di prorogatio (la cui durata massima ordinaria, però, è di 45 giorni) e sine die, visto che lo stato di emergenza potrebbe durare per anni, e senza che sembrano sussistere oggettivi ostacoli al perfezionamento dell’individuazione da parte del Ministro vigilante (il titolare del dicastero dell’università e della ricerca, nel caso di Cnr e Ingv), con l’ausilio del Comitato di selezione in essere o di altro all’uopo nominato, che ben potrebbe riunirsi in sicurezza online, e alla successiva nomina da parte del governo.

Se così non fosse, non si spiegherebbe il motivo per il quale la procedura per la scelta del presidente e del cda dell’Enea (ente pubblico di ricerca, al pari di Cnr e Ingv), il cui mandato era scaduto il 22 marzo 2020, è stata regolarmente espletata in piena emergenza Covid, tant’è che si è conclusa - previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari - con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente, firmato il 21 settembre scorso.

Ma vi è di più, se è vero, come è, che sempre in piena emergenza Coronavirus, il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef), dopo lunghe e laboriose trattative con i partiti che sostengono l’attuale governo, ha formalizzato la scelta dei vertici (amministratori delegati, presidenti e consiglieri di amministrazione) delle società direttamente partecipate dallo Stato, come Eni, Enel, Poste, Leonardo (ex Finmeccanica), Terna, Enav e Monte dei Paschi di Siena.

Se ulteriore proroga emergenza Covid dovrà essere, almeno il Governo, e per esso il titolare del Ministro dell’università e della ricerca, Gaetano Manfredi, ci risparmi quell’incomprensibile comma 2, dell’art.100 cit. che, lungi dall’essere “curativo” per gli enti di ricerca i cui organi statutari sono da tempo scaduti, genera instabilità, limitando di fatto una piena operatività di organismi pubblici che, a detta di tanti, necessitano di riorganizzazione, programmazione, ammodernamento e rilancio.

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