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Martedì, 28 Nov 2023

L’intervento dello Stato per sostenere economicamente imprese, famiglie e governi locali messi a dura prova dall’emergenza sanitaria era inevitabile. Ma forse le risorse a debito impegnate sono state eccessive. E non sempre sono andate a chi ne aveva bisogno.

Il Bilancio dello Stato per il 2020 mostra che gli impegni di spesa per le uscite finali (spesa corrente e in conto capitale), inizialmente previsti in 663 miliardi di euro, sono cresciuti in corso d’anno di altri 212 miliardi (+32%), raggiungendo una cifra di gran lunga superiore a quella degli anni precedenti (l’assestamento nel 2019 era stato di appena 4,1 miliardi). Tutto ciò si è tradotto in un maggiore indebitamento rispetto alle previsioni iniziali e in un debito pubblico che è salito nel 2020 da 2.410 a 2.573 miliardi.

Il conto economico non finanziario per settore istituzionale dell’Istat, offre alcuni interessanti spunti di riflessione, anche se nulla può dire sull’equità della distribuzione dei ristori tra le imprese o le famiglie. Il reddito disponibile, al pari del Pil, ha subìto una forte contrazione nel corso del 2020, per 140 miliardi di cui 11 persi dalle imprese, 4 dalle società, 90 dalla pubblica amministrazione (dato consolidato) e 34 dalle famiglie e istituzioni no profit (di seguito per brevità famiglie).

Il reddito disponibile può essere consumato o risparmiato (al netto degli aggiustamenti previdenziali). Il risparmio, insieme ai trasferimenti di capitale, può essere utilizzato per gli investimenti. La parte rimanente è l’accreditamento del settore (se positivo) o il suo indebitamento (se negativo).

Alla diminuzione del reddito ha fatto seguito una contrazione dei consumi per oltre 100 miliardi, nonostante l’aumento di quelli pubblici per 10 miliardi; in calo anche il risparmio per 32 miliardi, anche se le famiglie ne hanno accumulati 83 in più.

La diminuzione del risparmio dei settori privati è stata in buona parte compensata da 25 miliardi di maggiori trasferimenti di capitale dalla Pa alle imprese (8 miliardi), alle società finanziarie (quasi 13 miliardi) e alle famiglie (4 miliardi).

Tuttavia, gli investimenti, forse per i timori sulla durata della pandemia, sono scesi di 35 miliardi, con una riduzione particolarmente importante per le imprese (-28 miliardi) e le famiglie (-10 miliardi).

Le operazioni di impiego del reddito disponibile, mostrano che il surplus delle imprese nel 2020 è passato da 13 a 38 miliardi, quello delle società finanziarie da 48 a 57 miliardi e le famiglie da 23 a 120 miliardi, il tutto a spese dello Stato, per la funzione regolatrice che riveste nei confronti degli altri settori.

La relazione annuale della Banca d’Italia evidenzia come tutto ciò si sia tradotto in un accumulo di ricchezza finanziaria per famiglie e imprese. L’afflusso di liquidità nei depositi bancari dei residenti è proseguito anche durante la prima metà del 2021, con una consistenza salita a 1.637 miliardi di euro, quasi 200 in più rispetto alla fine del 2019 (dato pre-Covid) e 34 in più dall’inizio dell’anno.

Si può ritenere, quindi, che le famiglie nel loro complesso siano state ristorate ben oltre il calo del reddito e quello dei consumi, in parte dovuti alla chiusura forzosa di alcune attività, generando un fortissimo aumento dei risparmi.

A loro volta, alcune imprese hanno accumulato liquidità ben oltre il necessario, in parte per un precauzionale rinvio degli investimenti a tempi migliori, ma anche per aver avuto un accesso più o meno indiscriminato ai finanziamenti (basato su autodichiarazioni non sempre veritiere, sulle quali ora sta indagando la Guardia di Finanza). Solo con il tempo si potrà capire se e in che misura, chi si è ulteriormente indebitato sarà in grado di restituire il prestito ricevuto oppure se il costo si trasferirà sulla collettività, con il deterioramento dei crediti e l’escussione delle garanzie a carico dello Stato.

Per lo Stato, ai quasi 160 miliardi di indebitamento del 2020, se ne aggiungeranno altri 140 nel 2021, in cui sono proseguiti i sostegni. Dal canto suo il debito pubblico, che ha già sfondato a luglio il tetto dei 2.700 miliardi e proseguirà la sua corsa verso quota 3.000 che sarà raggiunta nel 2023-2024, si farà carico anche dell’entrata in operatività di Patrimonio Destinato, il fondo da 44 miliardi gestito da Cassa Depositi e finalizzato al rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro.

Solo al termine di questa sbornia di liquidità, anche per il venir meno del supporto della Bce e della sospensione del Patto di stabilità e crescita, forse si inizierà a comprendere che qualcosa è andato storto nello stanziamento e nell’allocazione delle risorse finanziarie per fronteggiare le conseguenze della pandemia. Ma sarà troppo tardi, perché i soldi, finiti nelle mani sbagliate, non torneranno certo indietro.

Bilancio dello Stato per titoli – esercizio finanziario 2020 (milioni di euro)
2021 indebitamento1 1
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato

Composizione e distribuzione del Reddito disponibile nel Conto economico non finanziario per settore istituzionale, anno 2020 – valori assoluti e differenze rispetto al 2019 (milioni di euro)
2021 indebitamento2 2
Fonte: Istat – Contabilità nazionale

Indebitamento (-) o accreditamento(+) netto per settore istituzionale, 2019-2020 (milioni di euro)
2021 indebitamento3 3
Fonte: Istat – Contabilità nazionale

Consistenza dei depositi bancari dei settori privati non finanziari, 2019- giugno 2021 (milioni di euro)
2021 indebitamento4 4
Fonte: Banca d’Italia – Banche e moneta: serie nazionali
– (*) dati provvisori

Franco Mostacci
ricercatore statistico, analista economico, giornalista pubblicista
www.francomostacci.it
twitter: @frankoball

Articolo apparso anche su lavoce.info

 

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