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Mercoledì, 24 Apr 2024

di Enzo Boschi*

Si narra che l'indimenticabile Presidente Sandro Pertini, profondamente turbato dal disastro del terremoto della Campania e della Basilicata del 1980, volle fortemente che si creasse il Ministero della Protezione Civile e che venisse affidato a Giuseppe Zamberletti.

Con la nomina di Zamberletti parte un'avventura politica e culturale irripetibile, che metterà assieme ricerca scientifica, tecnologie, medicina, esercito, volontariato ...

La Protezione Civile, mai considerata nel passato, diventerà un argomento di grande interesse. Fioriranno rapidamente assessorati alla Protezione Civile in tutti i Comuni, le Province e le Regioni. Si assisterà ad una crescita impressionante del numero dei volontari.

Zamberletti, al momento della nomina, stava affrontando la terribile tragedia Irpina (il sisma del 1980 verrà riduttivamente, in senso geografico, definito dell'Irpinia) come Commissario Straordinario del Governo. Aveva già mostrato notevoli doti nel dopo-terremoto del Friuli del 1976 diventando uno degli uomini più popolari d'Italia. In Friuli era stato nominato Commissario da Francesco Cossiga, all'epoca Ministro degli Interni.

Le questioni di protezione civile infatti erano a quei tempi compito degli Interni, anche se non esisteva una vera e propria struttura operativa. La necessità della Commissione Grandi Rischi maturò nella mente di Zamberletti durante il dopo-terremoto friulano. C'erano molte scosse successive alla scossa principale, le cosiddette scosse di assestamento, che erano oggetto di grande dibattito fra gli esperti che seguivano il fenomeno. I vari esperti singolarmente riferivano a Zamberletti le loro opinioni sempre divergenti e con giudizi decisamente negativi sulle capacità scientifiche degli altri esperti. Almeno questo mi raccontò anni dopo Zamberletti, divertendosi un mondo al ricordo.

La questione dell'informazione era comunque diventata delicata al punto che Cossiga convocò i Professori Ordinari di discipline geofisiche di tutte le Università italiane. Un vero e proprio summit per trovare una soluzione definitiva. Una ventina di persone in tutto, riunite al Viminale. Per me, poco più che trentenne, fu il primo incontro con il potere politico.

Cossiga fece un interessante ed esteso discorso introduttivo sulla difficoltà per i politici di prendere decisioni tecniche in situazioni delicate come possono essere quelle che riguardano zone sismiche. Concluse invitandoci ad esprimerci liberamente sul tema e a dare tutti i suggerimenti che ritenevamo necessari. Io cominciai subito a preoccuparmi, come mi succedeva al liceo quando il professore studiava il suo registro per stabilire chi interrogare, perché non avrei saputo assolutamente esprimere niente di particolarmente intelligente.

Fortunatamente, il Professore più prestigioso della compagnia chiese di parlare. Ricordo che invidiai il suo atteggiamento sicuro e deciso: l'atteggiamento di colui che sa dire la cosa giusta al momento giusto. Ringraziò il Ministro per l'invito e pose immediatamente un problema: la richiesta di un posto di Assistente per una sua collaboratrice bravissima. Mentre i meriti della collaboratrice venivano illustrati in dettaglio, vidi Cossiga prima rimanere quasi a bocca aperta poi con fatica trattenersi dal ridere.

Si ricordò improvvisamente di un impegno importantissimo e ci affidò a un suo collaboratore che avrebbe preso nota dei nostri "indubbiamente importanti suggerimenti" (disse proprio così), che gli sarebbero stati poi riferiti e dei quali avrebbe senz'altro tenuto conto. Era quasi l'una e la prima cosa che fece il collaboratore del Ministro fu di invitarci, con grande e ferma gentilezza, alla concisione perché si stava avvicinando l'"ora canonica". Mi ci volle un po' per capire che intendeva dire che si stava avvicinando l'ora di pranzo. La riunione volse rapidamente alla fine e non ebbi problemi a nascondere la mia deplorevole mancanza di proposte utili alla collettività.

Da questa esperienza ricavai la convinzione che ai politici non si chiedono mai favori ma si portano proposte concrete, che comportino la soluzione del tuo problema. Tutto inoltre deve essere espresso sempre con discorsi brevi. Imparai successivamente l'importanza anche di aver sempre pronto un appunto scritto anch'esso conciso, ma questa è un'altra storia.  Comunque, il problema della gestione e della diffusione delle informazioni continuò chiaramente a preoccupare Zamberletti.

Una delle prime cose che fece, creando il ministero quattro anni dopo il nostro indimenticabile incontro con Cossiga, fu appunto la Commissione Grandi Rischi (CGR) come organo di consulenza del Ministro.

Agli inizi non ne facevo parte: fui cooptato dopo la nomina a Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica.

L'attività consisteva principalmente nell'individuare le debolezze culturali e strutturali del sistema nazionale complessivo con tutti i suoi rischi possibili e immaginabili e nell'indicare, quando possibile, le soluzioni. Infatti, fra le attività della CGR c'è la previsione, non dei fenomeni naturali, come qualcuno ha pensato nel recente passato, bensì la previsione dei problemi che essi comportano.

Se si affrontavano difficoltà e emergenze connesse all'attività sismica e vulcanica del Paese, le riunioni si concludevano sempre con una deliberazione approvata all'unanimità seduta stante. Il testo della deliberazione veniva dato al Ministro e ai giornalisti interessati, in modo che arrivassero a tutti informazioni corrette e omogenee. A sua volta Zamberletti non faceva dichiarazioni senza aver prima consultato la CGR. Il che gli consentiva di riflettere prima di rispondere o di dire no elegantemente a richieste che non considerava possibile soddisfare: "Mi dispiace, purtroppo la CGR mi dice che ...". Impediva pervicacemente ogni possibile interferenza fra lui e la CGR, che considerava una specie di sua coscienza critica. Insomma, era riuscito a ottenere quanto gli serviva per una gestione serena dei grandi temi, che doveva affrontare quasi giornalmente senza aver l'assillo di dover decidere ogni volta a chi dar retta. E, pur assumendosi tutte le responsabilità, non doveva trovare personalmente tutte le soluzioni.

Poi ci furono molte crisi di Governo e molti Ministri presero successivamente il posto di Zamberletti. Alcuni decisamente poco interessati alle questioni che il Ministero comportava.

Altri addirittura seccati di essere stati messi a capo di un dicastero poco politico e poco prestigioso. Poi il Ministero scomparve e per un po' la Protezione Civile fu gestita da un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Infine rimase solo il Dipartimento della Protezione Civile.

I problemi affidati al Dipartimento nel tempo divennero sempre più numerosi e più complessi.

La CGR, riformata e modificata varie volte, ha perso sempre più la sua importanza anche se è aumentato esponenzialmente il numero dei suoi membri.

*Geofisico

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