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Venerdì, 03 Mag 2024

La Sogin qualche mese fa è partita con una campagna pubblicitaria, martellando il Paese con l'annuncio che presto, molto presto, sarebbe cominciata la procedura per individuare il luogo ove costruire il Deposito unico per i rifiuti nucleari.

Una questione lasciata in sospeso per decenni, per incapacità politiche e tecniche.

I rifiuti nucleari vengono dalla dismissione delle centrali nucleari italiane (dal decommissioning come dicono quelli che sanno le lingue straniere ma hanno problemi con l'italiano), dalle attività industriali, mediche e di ricerca.

La campagna, che è firmata da Saatchi&Saatchi, è costata 3,2 milioni di euro. Sono soldi che vengono dalle nostre tasche attraverso la bolletta dell'Enel.

Dalle bollette che paghiamo vengono anche tutti i finanziamenti che finiscono alla Sogin, per tutte le attività che svolge o dovrebbe svolgere e per le spese varie che sostiene.

La creazione del Deposito unico è in questo momento il problema più delicato. Non riguarda solo la Sogin, ma anche i Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico. Nelle sbandierate intenzioni iniziali, tutto avrebbe dovuto essere fatto all'insegna della massima trasparenza e con ben precise scadenze prefissate.

Purtroppo, sono ormai più di sei mesi che viene rimandata la presentazione della mappa dei possibili luoghi ove, in base a criteri stabiliti dagli stessi operatori, il Deposito potrebbe essere costruito. Non sono mai stati spiegati i motivi di questi ritardi lunghissimi e, quindi, tutte le illazioni sono possibili.

Per esempio, c'è chi sostiene che siano ragioni politiche a bloccare tutto; chi dice che lo studio sui possibili luoghi presentato dall'ente preposto non è considerato scientificamente attendibile e chi pensa che i criteri di selezione del luogo adatto al Deposito in realtà fanno escludere tutto il territorio nazionale ...

La novità è che a novembre, circa sette mesi dopo la data prevista per la presentazione della mappa dei possibili siti e, quindi, dell'inizio delle operazioni, si è dimesso l'amministratore delegato (ad) della Sogin, bloccando probabilmente le operazioni.

Ovviamente non mi è dato sapere le motivazioni di un gesto così importante. Mi ha sorpreso comunque leggere che da molti mesi non veniva riunito il cda. Ho abbastanza esperienza per sapere che se il cda di un ente non viene convocato l'ente è di fatto bloccato e l'ad può fare ben poco. Credo anche che sia il presidente dell'ente che ha il diritto e il dovere di convocare il cda e di stabilirne l'ordine del giorno.

Mi è stato anche detto che è in corso uno scontro durissimo fra Renziani, che vogliono tutto il potere, e tecnici, che non hanno nessuna intenzione di schierarsi con un partito semplicemente per fare il loro lavoro. Ma io non ci credo!

Non è pensabile neanche per un attimo che il nostro Presidente, giovane e innovativo, riduca un problema delicatissimo, come la gestione di rifiuti pericolosissimi, a una semplice distribuzione di poltrone, peraltro a persone che si sono affrettate a dichiararsi suoi fedelissimi, dopo che si erano dichiarati fedelissimi ai suoi predecessori.

Forse è più realistico immaginare che qualche sedicente "stretto collaboratore" del Presidente cerchi di aiutare qualche amico, indipendentemente da titoli e meriti verificabili. È una prassi diffusa, spesso utilizzata per manovre non troppo eleganti. Stiamo forse assistendo a qualcosa di analogo anche in un altro ente. 

Speriamo di cuore che siano solo voci senza fondamento. Se si riveleranno fondate, faremo nomi e cognomi, come è nostra abitudine.

Tornando all'argomento iniziale mi domando e chiedo ai numerosissimi "esperti" di comunicazione: come può essere definito lo spendere 3,2 milioni di euro di denaro pubblico per pubblicizzare una cosa che non c'è?

Post Scriptum

Qualche giorno fa mi è arrivato l'annuncio di un convegno, che si terrà oggi a Potenza, dal titolo "Studi e ricerche sul rischio sismico naturale ed antropico in Val d'Agri".

Di rischio sismico antropico, cioè di terremoti generati dall'uomo, si è cominciato a parlare dopo i sismi emiliani del 2012. Fu, infatti, nominata una commissione di "esperti", nota con l'acronimo Ichese, per stabilire le cause delle scosse.

Qui, sul Foglietto, di Ichese abbiamo parlato molto ma, forse, non ancora abbastanza.

Ichese concluse i suoi lavori affermando che non si poteva escludere che le operazioni di estrazione petrolifera avessero causato i terremoti e, quindi, le numerose vittime. Con Ichese collaborarono l'Ingv, l'Ogs e il coordinatore della sezione sismica della Commissione Grandi Rischi. Quest'ultimo anche come membro osservatore.

Il fatto che si organizzi un convegno, più o meno con gli stessi attori ed enti coinvolti nella vicenda emiliana, in una delle zone più sismiche del Paese e dove sono in corso attività petrolifere molto intense, fa subito pensare che il problema è serissimo: è indubbia una probabilità significativa di "innescare" (per usare un termine caro a "chi di queste cose si intende") faglie attive molto pericolose.

Al convegno partecipano anche alti funzionari della Protezione Civile e, per quanto scritto dagli stessi organizzatori nella locandina, i "massimi esperti nazionali di rischio sismico". Parteciperà addirittura anche il Rettore della locale Università! Insomma, una iniziativa serissima al massimo delle competenze possibili, secondo gli organizzatori.

Per un'ovvia, a questo punto, applicazione del principio di precauzione, tutte le attività di estrazione petrolifera e qualunque tipo di trivellazione vanno immediatamente interrotte.

Neanche per un momento voglio pensare che a convegni di questo tipo partecipino persone alla ricerca di un minimo di notorietà, con molto tempo libero a disposizione, per un'evidente incapacità di dedicarsi a ricerche fondamentali. Non lo penso minimamente e, quindi, il convegno sta ad indicare che il rischio sismico antropico in Val d'Agri, e non solo, è elevatissimo!

Se ne traggano al più presto tutte le azioni necessarie a ridurlo.

Del resto, se non ci fosse il rischio non ci sarebbe neanche il convegno. O no?

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