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Venerdì, 03 Mag 2024

Il 5 luglio del 2013 venne organizzato, presso la Terza Torre del Palazzo dei Congressi di Bologna, un convegno dal titolo: “Verso una nuova mappa della pericolosità sismica", a cui parteciparono "esperti", funzionari e amministratori pubblici. Purtroppo, non è stato possibile reperirne gli atti.

Questo avveniva un anno dopo i terremoti del 2012, che avevano provocato un considerevole numero di vittime e un grave danneggiamento molto diffuso.
Qualcuno, poco dopo la prima scossa, tentò subito di giustificare l'accaduto, tutt'altro che onorevole per la Regione che si era sempre presentata come quella più avanzata nella sicurezza dei cittadini, affermando che la Mappa di pericolosità sismica in vigore sottovalutava decisamente la sismicità emiliana e a questa sottovalutazione erano da ascrivere le responsabilità.

Qualcun altro poi, dotato di una fantasia più fertile e forse più informato sulla mappa, cercò di imputare danni e vittime a un deposito di gas inesistente, al cosiddetto fracking e alle attività di estrazioni petrolifere svolte in prossimità degli epicentri.

Quest'ultima possibilità fu proposta da una commissione nota con l'acronimo Ichese, su cui tanto abbiamo scritto sul Foglietto, anche se forse ancora non abbastanza.

Il convegno del 2013, per associazione di idee, ne fa subito venire in mente un altro tenutosi l'11 maggio del 2011 a Modena,  presso il Baluardo della Cittadella che, per quanto è dato sapere, aveva come scopo quello di "semplificare" la normativa sismica.

Anche di questo non è stato possibile reperire gli atti: sul Foglietto ne abbiamo parlato diffusamente ma nessuno ha ritenuto utile informarci.

Mi dicono, ma non sono in grado di verificarlo, che in entrambi i convegni la Mappa di pericolosità sismica vigente venne aspramente criticata. È logico immaginare che se in quello del 2013, dopo due scosse devastanti, si sostenne che la sismicità emiliana era sottovalutata, in quello del 2011, essendo gli scopi diametralmente opposti, molto probabilmente si sostenne che era sopravvalutata.

Entrambi i convegni furono organizzati da enti istituzionali e videro la partecipazione di amministratori ed "esperti" con ruoli ufficiali nel settore della pericolosità sismica.

In molte altre circostanze, anche in tempi recenti, personaggi, dei quali è difficile se non impossibile verificare le reali competenze scientifiche, si sono lasciati andare ad aspre e patetiche critiche sempre contro la Mappa.

E questo è sempre avvenuto in assenza di quelli che la Mappa l'hanno prodotta e che saprebbero reagire adeguatamente a critiche infondate. È il caso quindi di fare alcune precisazioni.

La Mappa fu redatta, su richiesta della allora Commissione Grandi Rischi (Cgr), per adempiere a una norma dello Stato (Ordinanza 3274) e rispettarne le scadenze previste.

Fu redatta principalmente dall'Ingv, senza concorso di spesa da parte del Dipartimento della  Protezione Civile o di altre istituzioni.

Per la sua redazione venne coinvolta, il più possibile, anche la comunità scientifica esterna all'Ingv.

Essa venne monitorata costantemente da un panel internazionale di ricercatori, che ne rilasciò un giudizio finale molto lusinghiero. Fu valutata in maniera molto positiva anche dalla Cgr.

Divenne riferimento dello Stato (Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3519/2006) e costituì la base per la attuale normativa sismica (NTC08), con il consenso della comunità ingegneristica, che tale normativa contribuì a redigere.

Sul Bollettino della Società Sismologica Americana (BSSA) vennero descritti la Mappa e il modello nel suo complesso. Ricevette anche un commento dai soliti grilli parlanti in cerca affannosa di visibilità, cui venne  risposto adeguatamente.

Come in fondo è normale che sia per un risultato scientifico importantissimo, molti ricercatori italiani e stranieri hanno cercato di dimostrare che la mappa "sottostimava". È sempre stato invece dimostrato il contrario. 

Peraltro alcuni dei confronti erano stati formulati frettolosamente per incapacità nel tener conto del tipo di suolo corrispondente alle registrazioni accelerometriche chiamate in causa. Addirittura è anche banalmente emersa una scarsa conoscenza delle metodologie utilizzate.

È doveroso ricordare che i ricercatori che hanno ottenuto questo risultato, inseguito, dal terremoto dell'Irpinia del 1980, hanno generosamente risposto a una richiesta del proprio ente e al dovere di sismologi che vivono in un Paese fortemente sismico. Questo non ha poi significato molto in termini di vantaggi per la loro carriera.

Voglio anche ricordare, con rispetto e commozione, che tutto il lavoro fu reso possibile dall'emozione determinata dalla tragedia di San Giuliano di Puglia, come ben sanno coloro che diressero tutta l'operazione.

Da tanti anni assistiamo a critiche di questo tipo ... anche in luoghi dove il rispetto della verità scientifica dovrebbe essere sacro.

Va ricordato a tutti i detrattori che insistono per una nuova Mappa che se, e quando, vedrà la luce, essa dovrà essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e rivestire il ruolo di legge. Articoli qua e là su riviste minori lasciano il tempo che trovano.

Non bisogna neanche dimenticare che la Mappa è solo il punto di partenza verso una seria prevenzione per la messa in sicurezza del Paese, che richiederà ben altri passaggi tecnici, amministrativi e politici.

Sopratutto andrà spiegato, con grande chiarezza, agli amministratori pubblici che il fatto che si stia preparando una nuova Mappa non li esime, nell'attesa, dal prendere i dovuti provvedimenti per rendere sicuro il loro territorio. In questo ambito, criticare senza argomenti validi la Mappa ufficiale di fronte ai responsabili della sicurezza e della protezione civile è altamente irresponsabile.

Post Scriptum

Forse, coloro che stanno cercando i luoghi adatti alla creazione del Deposito Unico delle scorie nucleari dovrebbero essere informati che la Mappa che stanno utilizzando potrebbe avere presto cambiamenti importanti.

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