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Venerdì, 03 Mag 2024

FacebookAntonio Spica di Bastiglia, in Emilia Romagna, alcuni giorni fa ha scritto sulla sua pagina Facebook quanto segue.

«SISMA MODENA 2012: la "Haemotronic" è un'azienda nel modenese che crollò durante le scosse del 2012, sotto quei crolli morirono delle persone. Ieri la Procura ha archiviato il processo non riscontrando responsabilità penali né per chi controllò il capannone dopo la prima scossa del 20 maggio, né per i progettisti né tantomeno per la proprietà; e questo è un fatto. Ora, premesso che sono fiducioso che la Procura svolge le indagini con accuratezza e professionalità, mi chiedo: la Commissione Grandi Rischi non si riunì durante la sequenza sismica, perché ? E perché l'allora presidente ERRANI e il capo della protezione civile non chiesero che si riunisse ? Se si fosse riunita la Commissione Grandi Rischi, quei morti, così come gli altri (27 furono le vittime - 22 nei crolli, tre per infarto o malore e due per le ferite riportate - in maggioranza dipendenti di aziende distrutte), potevano essere evitate ? E questo è un altro fatto».

Non ho seguito il processo e non mi permetto di esprimere giudizi su di esso. Condivido però le considerazioni di principio espresse dal signor Spica. Tante volte ne ho parlato sul Foglietto, sperando di far chiarezza su una vicenda che mantiene molti lati oscuri. Appare, invece, tuttora confusa, anche per gli interventi estemporanei su questa triste storia di politici ed "esperti" apparentemente poco informati, forse non proprio in buona fede.

Per quanto riguarda la corretta applicazione delle norme di costruzione in zona sismica, va ricordato che, già nel 1998, l'Ingv aveva proposto una classificazione di tutto il territorio nazionale, completando il lavoro iniziato all'indomani del terremoto dell'Irpinia del 1980.

In particolare, si suggeriva che i Comuni dell'Emilia, proprio quelli colpiti dalle scosse del 2012, fossero classificati almeno in terza categoria. E questo  ben quattordici anni prima dei due eventi che hanno provocato le numerose vittime. Proposta caduta miseramente nel vuoto come è del tutto evidente e come troppo spesso è successo negli ultimi decenni in Italia. Si ricordi che in questa materia, in base al titolo V della Costituzione, è la Regione che ha il dovere di intervenire e non il potere centrale.

Si deve arrivare al 2003 per vedere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, in conseguenza della grande emozione suscitata del terremoto di S. Giuliano di Puglia, la proposta di riclassificazione del 1998, con qualche aggiornamento. Da quel momento, gli amministratori locali non possono più ignorare il livello di pericolosità sismica dei territori che amministrano.

Va ricordato ancora una volta che quando ci si rese conto che il territorio del Comune di S. Giuliano di Puglia non era classificato, si cercò di scaricare subito la colpa sui sismologi. Il documento del 1998 mostrava, al di là di ogni dubbio, che, invece, i sismologi avevano svolto coscienziosamente il loro dovere. Il pubblico ministero, che gestì l'accusa contro i costruttori e i collaudatori dell'edificio scolastico che aveva provocato la tragedia, e che tutti ricordiamo, mi fece l'onore di coinvolgermi come testimone d'accusa. Ricordo ancora con commozione profonda l'affetto e la riconoscenza mostratami dai genitori delle piccole vittime, dopo che per ore gli avvocati degli imputati con domande pressanti avevano cercato inutilmente di farmi cadere in contraddizione.

In quel processo il sismologo era, come è giusto che sia, dalla parte dell'accusa dopo che il pm, molto intelligentemente, aveva capito che per anni e anni i sismologi, inascoltati, avevano fatto di tutto e di più per sottolineare il rischio sismico, in certi casi anche molto elevato, del nostro Paese. Purtroppo, i sismologi che adesso operano all'interno delle istituzioni sembrano più interessati a loro piccoli tornaconti personali.
Ma torniamo in Emilia. Per quanto mi è dato sapere, la Regione Emilia Romagna approvò la classificazione proposta  nel 2003 (1435, 21.07.2003) ma ne ha lasciato assurdamente l'applicazione opzionale fino al 30.06.2009, quando è entrata in vigore la NTCO8 (Normativa Tecnica del Ministero delle Infrastrutture del 2008), in seguito al terremoto aquilano.

Nel 2006 viene promulgato un nuovo Decreto (3519; 28.04.2006), che adotta come riferimento la mappa Ingv 2004, che diventa così definitivamente la Mappa di Pericolosità Sismica ufficiale dello Stato. Utilizzando tale decreto, la Regione Emilia-Romagna avrebbe potuto tranquillamente passare in seconda categoria alcuni dei Comuni colpiti nel 2012. Invece viene incredibilmente ignorato, con le conseguenze che abbiamo visto. Perché ciò sia avvenuto, non è dato sapere.

Va sempre ricordato che si sono poi tentate improbabili giustificazioni fantasiose delle due scosse di magnitudo 6, per sviare l'attenzione dei cittadini da gravissime ed evidenti responsabilità di politici e di tecnici!
Questi sono fatti che tutti in Emilia ignorano e che molti fanno sì che vengano ignorati. La cosa grottesca, come già detto, è che si è vergognosamente cercato addirittura di dare la colpa alla Mappa di Pericolosità Sismica e a coloro che l'hanno realizzata e fatta approvare ufficialmente.

Concludendo, dopo le scosse emiliane del 2012, i politici, responsabili della sottovalutazione della pericolosità sismica emiliana, hanno trovato una sponda favorevole negli "esperti" della Grandi Rischi, che non avevano dato indicazioni tempestive dopo la prima scossa, quella del 20 maggio 2012.

Addirittura, in una recente pubblicazione (Prevedibile/Imprevedibile, Rubbettino ed., 2015), un membro della Grandi Rischi ha affermato che già dal gennaio 2012 le scosse emiliane erano state previste, ben cinque mesi prima che si verificassero!

È assolutamente necessario chiarire questa vicenda, se non altro per rispetto alle vittime e al dolore delle loro famiglie.  

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