Il 14 gennaio 2016, un Consiglio Comunale in seduta straordinaria congiunta tra i Comuni di Matera, Altamura, Santeramo in Colle, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola, Irsina dichiara la decisissima non disponibilità alla localizzazione nelle aree del territorio dei comuni già citati del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico.
Il 18 gennaio, viene firmata una convenzione tra Università di Bari e la SOGIN per la progettazione e la realizzazione del Master di II livello in "Gestione rifiuti radioattivi e industriali pericolosi e tecniche di intervento per la salvaguardia ambientale”, da attivare nell'anno accademico 2015/2016 e destinato a formare professionisti con competenze nei settori del rischio, della prevenzione, della protezione e della bonifica dei siti industriali.
Potrebbe esserci una correlazione fra i due avvenimenti?
Perché un gruppo di comuni importanti di un'area ben definita del territorio nazionale sente improvvisamente la necessità di mettersi d'accordo nel non volere l'ormai mitico Deposito Unico delle scorie nucleari?
Qualche giorno dopo, a distanza di poche decine di km, viene firmato un accordo per formare esperti proprio nella gestione di rifiuti nucleari.
Non sono stati in pochi a chiedersi: si tratta di una mera coincidenza o di un tentativo per addolcire l’amara pillola che si vorrebbe forse far ingoiare a quelle popolazioni?
Ormai su questo argomento è stato detto di tutto e di più da qualche Ministro, da qualche Sottosegretario, dai vertici della SOGIN stessa ... Da un anno doveva essere presentata la mappa dei siti idonei per la realizzazione del Deposito, la cosiddetta CNAPI.
Al riguardo erano stati presi impegni solenni! Ma non se ne è saputo niente!
Era stato dichiarato, con gran clamore, che comuni che rientravano fra i siti definiti idonei avrebbero fatto a gara per aggiudicarsi il Deposito. Si sarebbe seguito il metodo del bottom-up, che tanto successo aveva avuto in Scandinavia!
Poi si è cominciato a dire che alcuni comuni del nord, probabilmente in Lombardia, si stavano già attrezzando per ricevere l'agognato Deposito. Adesso, invece, si starebbero prospettando la Puglia o la Basilicata come possibili soluzioni ...
Grandi progressi e sviluppi, posti di lavoro, cospicui investimenti sono previsti per i comuni disponibili ... Tutto questo è stato detto nel corso del 2015 da membri del Governo, cioè da persone indubbiamente informate e, almeno in linea di principio, dotate di senso di responsabilità.
Mesi addietro, qui sul Foglietto, mi ero permesso di criticare il modo in cui era stata preparata la Mappa dei siti possibili con particolare riferimento alla pericolosità sismica del territorio nazionale sulla base dei pochissimi documenti disponibili. Visto anche che gli ottimi sismologi dell'INGV hanno dichiarato di non esser stati interpellati su una questione tanto delicata.
Sulla base dei criteri adottati per la ricerca del luogo idoneo sono giunto alla conclusione che l'intero territorio nazionale è da scartare.
Si pensi che la Mappa sismica utilizzata è in corso di revisione da parte dell'INGV e solo alla fine del 2016 sarà disponibile la nuova versione!
Ciononostante, nessuno ha sentito il dovere di dare spiegazioni ... ho solo ricevuto, per interposta persona, velate minacce, volte a farmi tacere, minacce ridicole, sia chiaro, che mostrano solo l'incapacità e la frustrazione di chi le ha proferite, qualcuno che, al solito, occupa posizioni che non gli competono, esclusivamente sulla base del sostegno di qualche partito di riferimento. Partito che poi varia a seconda dell'andamento delle elezioni.
Ma la cosa più grottesca, che neanche la fantasia più fervida poteva immaginare, è stata l'utilizzo della pubblicità per rendere accettabile il Deposito, vale a dire una entità che non c’è, pubblicità per la quale si sono spesi 3,2 milioni di euro, provenienti dalle bollette elettriche che noi cittadini paghiamo praticamente da sempre per le amenità commesse da gente chiaramente non all'altezza!
I 3,2 milioni per la pubblicità sono comunque trascurabili rispetto ai 6 milioni che vengono spesi ogni mese per gli attuali siti sparsi per l'Italia, dove vengono tenute in modo poco sicuro e molto pericoloso le scorie nucleari.
Allora la domanda è una e una sola: che cosa aspetta la Corte dei Conti ad aprire un fascicolo, per verificare se via sia stato danno all’erario?
PER CONSULTARE I PRECEDENTI ARTICOLI DI ENZO BOSCHI SULL'ARGOMENTO: