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Sabato, 20 Apr 2024

Alcuni giorni fa, Il Foglietto ha ricevuto e pubblicato una lettera di Antonio Avallone, ricercatore a tempo determinato, che, a nome dell'Assemblea della sezione Centro Nazionale Terremoti dell'INGV, "esprime dissenso" nei miei confronti e mi invita a limitare le mie "frequenti uscite" sulle vicende dello stesso INGV.

Ho già risposto a quella lettera e ritengo che sia del tutto chiaro che non accetto limitazioni né bavagli di sorta da chicchessia e che, pur dispiaciuto del dissenso di Avallone e dei suoi colleghi, continuerò a manifestare le mie opinioni, liberamente e compiutamente, su qualunque argomento ritenga opportuno.  

Ritorno su questa vicenda perché persone degne di fede hanno ritenuto di dovermi informare che a quell'Assemblea non hanno partecipato.  

L'assemblea del personale di una sezione di un importante Istituto dello Stato ha modi e forme ben precisi di organizzarsi e di produrre documenti.  

In questo caso, non si capisce se c'è stata, qual era l'ordine del giorno, se l'argomento trattato era di interesse per le attività dell'Istituto, della collettività che lo finanzia, e altro ancora.  

Sarebbe, poi, il caso di chiedere alla Corte dei Conti di effettuare accertamenti, visto che vi avrebbero partecipato dipendenti pubblici, forse durante le ore di lavoro.

Di questa Assemblea, da cui è uscito un documento che potrebbe anche essere letto come offensivo nei confronti di persone, finora non si sa dove e quando è avvenuta, chi l'ha convocata, il numero dei presenti, quali opinioni sono state espresse e come si è giunti al testo poi inviato al Foglietto.

Per il momento è dato sapere solo il nome di Avallone e niente più.  

Sono convinto che nessuno dotato di un minimo di senso critico possa immaginare ch'io abbia voluto, con i miei articoli, danneggiare gli addetti al monitoraggio.  

Infatti, la frase del mio articolo citata da Avallone: "è lecito chiedersi ... se addirittura comportamenti e funzionamenti ottimali non avrebbero potuto limitare il numero delle vittime" non può essere assolutamente letta come un attacco a coloro che, alternandosi in turni per coprire le 24 ore di ogni giorno, sorvegliano tutto il territorio nazionale.

Comunque: chiunque sia l'autore della lettera e che ci sia stata o meno l'Assemblea, ringrazio perché mi vien data l'opportunità per ribadire mie opinioni in merito e ne approfitto.

Facciamo il punto... Ufficialmente (fonte: Dicomac) risulta che il censimento dei danni nelle quattro regioni colpite è, a sei mesi dal terremoto, ancora in pieno corso, con il 21% dei rilievi di danno e agibilità non ancora attribuito, il 57% dichiarato non agibile, il 40% non utilizzabile. Sono da valutare ancora 13.304 edifici. All’appello, tra gli altri, mancano ancora 5 scuole, 20 edifici pubblici, 827 abitazioni private. Al 9 febbraio risultano 52 interventi di messa in sicurezza su immobili prioritari da parte dei Vigili del fuoco e quelli conclusi sono 14, 15 sono ancora in corso, 21 sono ancora da avviare ...

La situazione è oggettivamente molto difficile e non sarò certo io a infierire su quanto sta succedendo, peraltro già impietosamente descritto in questi giorni dai giornali e dalle televisioni.  

Le dichiarazioni estremamente critiche di Vasco Errani recentemente riportate dal settimanale Panorama e poi da tutti i mezzi di informazione insieme alle reazioni negative che hanno determinato ne sono una testimonianza drammatica.  

Quello che è del tutto inconfutabile è che se si fosse cominciato a pensare alla prevenzione nelle zone colpite mesi se non anni prima molte cose sarebbero al momento attuale in una situazione ben diversa.  

Questo sarebbe stato possibile se la Commissione Grandi Rischi insieme al vertice INGV avesse fornito a tempo debito le informazioni necessarie.  

Si noti infatti che, a partire della sequenza sismica 1997-1998, la prima importante dopo l'Irpinia e finalmente con un'ottima strumentazione funzionante, la conoscenza della sismicità dell'Appennino Centrale fece un balzo notevolissimo. Venne ulteriormente migliorata con il drammatico terremoto aquilano del 2009 e con i conseguenti aftershock.  

A quel punto era evidentissima una lacuna sismica fra L'Aquila e Colfiorito. Cioè un segmento appenninico dove si sarebbero potuti verificare forti terremoti.    

Il vertice e il Consiglio Scientifico INGV avevano il dovere, insieme alla Commissione Grandi Rischi, di sollevare con energia l'attenzione della Protezione Civile su quel particolare segmento ad altissima e ben nota pericolosità sismica.

Non si sarebbe trattato di una previsione ma la Protezione Civile avrebbe avuto il tempo e la possibilità di prendere misure cautelative che avrebbero mitigato drasticamente gli effetti sulle persone, sugli edifici e sul patrimonio artistico-monumentale.  

Sarebbe stato possibile anche pianificare in anticipo una gestione più dignitosa dei numerosi sfollati, trattati adesso come pacchi da spostare da un luogo all'altro.

È degno di nota che, immediatamente dopo la scossa del 24 agosto, la Grandi Rischi e il vertice dell'INGV si sono affrettati ad affermare che prima della scossa non era stato registrato alcun segnale, sperando così di autoassolversi.  

È ormai chiaro che sequenze sismiche, lunghe o brevi, non costituiscono segnali premonitori per scosse più forti: infatti, se ne osservano continuamente senza particolari conseguenze. In altre parole, il fatto che ci siano sciami di piccole scosse non può essere utilizzato per gli scopi della Protezione Civile.

Invece, è proprio il silenzio di una lacuna sismica che doveva decisamente preoccupare chi ha il delicato compito della sicurezza nazionale.  

Eppure il Presidente della Grandi Rischi, che ama rilasciare interviste dense di conoscenze catastrofiche originali, non si è preoccupato minimamente prima del 24 agosto.  

Un membro della Grandi Rischi e del Consiglio Scientifico INGV, conclude una dotta dissertazione sulla previsione dei terremoti affermando che esiste "una fenomenologia, da molto tempo nota agli scienziati competenti, che permette una concreta - ancorché approssimativa - capacità previsionale" (Prevedibile/Imprevedibile, Rubbettino, 2015, pag. 272).  

Che cosa è successo a questo scienziato competente? Negli anni, nei mesi e nelle settimane precedenti la scossa di Amatrice era distratto o in vacanza?  

Anche il Presidente dell'INGV già nel  2010 aveva solennemente affermato di aver "imparato moltissimo" sull'argomento e di essere in grado di stabilire quando "un terremoto sta per arrivare". Perché non ha dato, prima di Amatrice, indicazioni di sorta sul pericolosissimo segmento appenninico che con tanta energia si è poi attivato?  

Avrebbe potuto affrontare la questione avvalendosi oltre che del "moltissimo" che aveva "imparato" anche e, soprattutto, di un nutrito gruppo di sismologi dell'INGV, fra i migliori al mondo.  

Invece ho molti motivi di pensare, e mi considero libero di farlo, che i sismologi INGV siano stati di fatto emarginati e interpreto le recenti dimissioni dei vertici del Centro Nazionale Terremoti come un segnale di un ampio processo di ridimensionamento della stessa Sismologia e di scarsissima attenzione verso di essa, vista peraltro in modo molto fantasioso.  

È per questo che mi sono chiesto se l'impatto della scossa del 24 agosto ad Amatrice sulla vita delle persone poteva essere attenuato e mi sono risposto che sì, il numero delle vittime poteva essere molto minore se non nullo.  

E sono pronto, come ho già scritto nella mia risposta ad Avallone e ai suoi ignoti colleghi, a difendere questa mia opinione pubblicamente, di fronte a chiunque.  

Avrò così modo di evidenziare le gravi omissioni commesse in questa vicenda, come è doveroso da parte di chi ha a cuore il bene comune.  

Ribadisco, quindi, che la gestione del principale compito dell'INGV, la mitigazione degli effetti dell'alta pericolosità sismica nazionale, a mio avviso non è stata e non è adeguata e che questo è un problema che attiene alla sicurezza nazionale.

Ringrazio quindi Avallone e i suoi amici, chiunque essi siano, per avermi dato l'estro per affrontare ancora una volta un argomento della massima importanza.  

Non si offenda se la sua lettera mi ha fatto ricordare un antichissimo detto arabo citato recentemente anche dal Santo Padre: “I cani abbaiano alla luna, e intanto la carovana passa”.

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