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Mercoledì, 24 Apr 2024

Su una rivista scientifica internazionale è stato scritto che in Val D'Agri è stata identificata, da un gruppo di ricercatori del CNR, una faglia pericolosissima. In prossimità di quella faglia vengono effettuate iniezioni pressurizzate dei fluidi di scarto prodotti dalle estrazioni petrolifere. È universalmente riconosciuto, se non altro sulla base del semplice buonsenso, che iniettare fluidi in prossimità di faglie attive può indurre o innescare terremoti anche molto forti.

Sul Foglietto abbiamo parlato molte volte della sismicità indotta e innescata esprimendo preoccupazione in particolare per quanto avviene in una zona, quella di Montemurro (Basilicata) per intenderci, che nel 1857 fu sede di un terremoto devastante, magnitudo attorno a 7, che provocò decina di migliaia di vittime.

Preoccupazioni di questa natura nascono con il rapporto ICHESE, commissionato dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) a un gruppo di esperti per stabilire le cause delle scosse del maggio 2012, che avevano provocato vittime e danni ingenti.

Tutta la vicenda fu raccontata dal Foglietto in modo particolarmente dettagliato il 29 luglio 2014. In quell'articolo era, tra l'altro citato, e reso accessibile un corposo Rapporto sullo stato delle conoscenze riguardo alle possibili relazioni tra attività antropiche e sismicità indotta/innescata in Italia, redatto dal Tavolo di Lavoro (ai sensi della Nota ISPRA Prot. 0045349 del 12 novembre 2013) composto da: DPC (Dott.ssa Daniela Di Bucci, Prof. Mauro Dolce); MISE (Ing. Liliana Panei), ISPRA (Dott.ssa Chiara D’Ambrogi, Dott. Fernando Ferri, Dott. Eutizio Vittori); INGV (Dott. Luigi Improta); CNR (IGAG – Dott. Davide Scrocca, IMAA – Dott. Tony Alfredo Stabile); OGS (Dott.ssa Federica Donda, Prof. Marco Mucciarelli).

Successivamente, mi fu fatto avere un altro documento (del 24 novembre 2014), solo in forma cartacea, ma che ora è disponibile anche su internet, dal titolo Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell'ambito delle attività antropiche, di Gilberto Dialuce, Claudio Chiarabba, Daniela Di Bucci, Carlo Doglioni, Paolo Gasparini, Riccardo Lanari, Enrico Priolo, Aldo Zollo, componenti di un Gruppo di lavoro costituito presso il MISE "al fine di mantenere al più alto livello delle conoscenze gli standard di sicurezza in zone sismicamente attive...".

Complessivamente, hanno studiato formalmente il problema diciotto persone: ricercatori, docenti universitari, alti funzionari in rappresentanza del Ministero dello Sviluppo Economico e della Protezione Civile, di tutti gli enti statali che, in un modo o nell'altro, si occupano di terremoti (INGV, CNR, OGS, ISPRA) e delle Università di Napoli e di Roma (Sapienza).

Purtroppo, due di queste persone ci hanno lasciato. Le sedici restanti sono senz'altro informate della pericolosa faglia attiva evidenziata dal lavoro pubblicato sul Geophysical Research Letters il 25 agosto 2014, dal titolo Fluid injection induced seismicity reveals a NE dipping fault in the southeastern sector of the High Agri Valley (southern Italy), alla stesura e alla pubblicazione del quale hanno anche contribuito due dei sedici studiosi citati.

A costoro, dipendenti dallo Stato italiano, e agli enti, finanziati dallo Stato italiano, che in questo contesto rappresentano, chiediamo allora se non ritengano necessaria l'immediata sospensione definitiva delle iniezioni di fluidi pressurizzati in una zona che, oltre ad essere a massima pericolosità sismica, presenta, formalmente secondo due di loro, una faglia attiva estremamente preoccupante. Anzi è lecito chiedersi perché non siano già intervenuti viste le responsabilità che competono loro nel quadro della sicurezza nazionale.

Se non ritengono credibili le conclusioni del lavoro citato, lo si dica esplicitamente e si prendano i provvedimenti necessariamente conseguenti.

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