Nel settembre del 2016, sull'onda dell'emozione del terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016, il Governo lanciò il progetto Casa Italia, un piano pluriennale di promozione della sicurezza del Paese a fronte di rischi naturali.
Un gruppo di esperti, appositamente costituito per sviluppare un progetto tanto ambizioso, ha presentato il "Rapporto sulla Promozione della sicurezza dai Rischi naturali del Patrimonio abitativo" (d’ora innanzi: Rapporto).
Grande era stata la speranza suscitata dall'iniziativa governativa, grandissima è stata la delusione leggendo il Rapporto, per quanto concerne le considerazioni di natura prettamente sismologica.
Il documento riporta, tra le pagine 36 e 61, considerazioni sulla pericolosità sismica dell'area italiana e sul rischio ad essa associato. Alcune affermazioni sono discutibili, se non gravemente errate, e addirittura lesive delle competenze dei ricercatori che hanno realizzato la Mappa dì Pericolosità Sismica (MPS04), su cui si basa la normativa antisismica vigente.
Di seguito, evidenzieremo alcune considerazioni in merito a quanto riportato nelle pagine 38, 42 e 43. In corsivo e in grassetto sono riportate le frasi originali del Rapporto.
"Per il rischio sismico è disponibile un insieme informativo in generale più completo e dettagliato che per gli altri tipi di rischio. In quest’ambito, il catalogo parametrico dei terremoti italiani dell’INGV è un importante strumento che raccoglie tutte le conoscenze sulla sismicità storica in Italia dall’anno 1000 al 2014."
La pericolosità viene confusa con il rischio. I dati di sismicità storica INGV forniscono informazioni solo sulla pericolosità sismica. Il contributo ulteriore per definire il rischio viene dai dati ISTAT sul numero e la tipologia costruttiva degli edifici presenti nelle varie zone.
Confondere rischio e pericolosità, due quantità epistemologicamente diversissime, può ingenerare confusione con conseguenze negative nell’eventuale sviluppo del progetto.
Il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI) rappresenta una sintesi di tutta l’informazione sulla sismicità passata, fondamentale per il calcolo della Pericolosità. Nasce da numerosissimi studi, il più importante dei quali è il Catalogo dei Forti Terremoti in Italia, curato dall'ING-INGV a partire dagli anni '90.
“Il catalogo costituisce la base dati sulla quale è calcolato il parametro di scuotimento a(g), variazione dell’accelerazione di gravità, o Peak Ground Acceleration (PGA), che rappresenta l’accelerazione orizzontale massima al suolo rigido superabile con probabilità p in 50 anni, per un dato valore di p."
Col catalogo sono calcolati i tassi di occorrenza passati (e, quindi, nell’ipotesi di stazionarietà, attesi in futuro) dei terremoti nelle varie aree. Il calcolo della PGA viene eseguito, invece, utilizzando un’equazione di previsione del moto del suolo ricavata dalle osservazioni accelerometriche di terremoti passati.
È errato che il catalogo sia l'unico database utilizzato come input. Già nella MPS04 entrarono numerose osservazioni geologiche attraverso la creazione di un modello di zonazione sismogenetica, vincolato da dati geologici e strutturali, incluse le sorgenti sismogenetiche del “Database of Individual Seismogenic Sources (DISS)” nella versione allora disponibile.
Nel Rapporto si ignora che, nel modello attualmente in preparazione, i dati geologici entrano in varie forme, una novità resa possibile dalla pubblicazione di una nuova versione del DISS. Entreranno, inoltre, dati GPS e modelli geodinamici.
Il parametro a(g) non è una "variazione dell'accelerazione di gravità", affermazione priva di senso, che fa pensare ad un effetto permanente di aumento o riduzione della gravità stessa, che porterebbe ad un aumento o riduzione del peso dei corpi a parità di massa.
La PGA è l’accelerazione sismica (in genere osservata nella direzione orizzontale e, quindi, in direzione perpendicolare all’accelerazione di gravità) prodotta dal terremoto, che va a sommarsi vettorialmente all’accelerazione di gravità.
Il fatto che la PGA sia spesso espressa in unità del valore medio dell’accelerazione di gravità (verticale) non implica in alcun modo che le due accelerazioni abbiano qualcosa in comune. Di più: la PGA non "rappresenta l'accelerazione massima ... superabile". La PGA è il valore del picco massimo raggiunto, o che si ritiene possa essere raggiunto, dall’accelerazione.
Nei metodi usati in tutto il mondo per stimare la pericolosità sismica, si stabilisce il valore di PGA che ha una probabilità variabile di essere superato in un prefissato intervallo di tempo, convenzionalmente fissato in 50 anni. Per le civili abitazioni, questa probabilità è fissata al 10%, il che corrisponde a un tempo di ritorno di 475 per quel livello di PGA. Per altri tipi di opere, si prevedono valori di probabilità sostanzialmente più bassi. Al ridursi della probabilità di superamento i valori di PGA salgono, perché i livelli di scuotimento maggiore sono per definizione più rari.
"... la pericolosità sismica è sottostimata proprio per la non sufficiente conoscenza della sismicità storica insita nella brevità del catalogo sismico attualmente disponibile."
Questa affermazione mostra scarsa dimestichezza con la Sismologia elementare. La brevità del catalogo (che è, comunque, il più esteso al mondo) è un dato acquisito con cui i ricercatori fanno i conti da sempre. Ha il solo effetto di aumentare l'incertezza delle stime: se nella regione di interesse c'è stato un cluster di sismicità nell'epoca ben coperta dal catalogo storico, si avrà una sopravvalutazione della reale pericolosità.
"Si noti che in zona a l’aumento dell’accelerazione della forza di gravità attesa è maggiore di 0.25, un valore che si è finora dimostrato spesso inferiore alle accelerazioni misurate nei terremoti nazionali degli ultimi decenni (con valori anche di a(g)>0.8), sia su suolo rigido, che per effetto di amplificazioni locali."
Nuovamente "... l'aumento della accelerazione della forza di gravità..."! È necessaria più attenzione al significato delle grandezze fisiche: la credibilità di tutto il Rapporto ne risulta drasticamente sminuita. Il valore di PGA indicato dalle stime di pericolosità non è quello “atteso” bensì è un valore che ha una certa probabilità di essere superato nell’intervallo di tempo futuro considerato (di norma 50 anni, come si è detto). Ciò significa che valori di PGA superiori sono sicuramente attesi e plausibili, anche se con probabilità decisamente inferiore.
“La carta della pericolosità ufficiale viene spesso letta interpretando la zona a come quella esclusiva in cui avverranno i terremoti di maggiore magnitudo. In realtà non è così, per l’incompletezza del catalogo storico su cui si basa e per l’assunzione del tempo di ritorno standard a 475 anni".
Interpretare così la mappa di pericolosità è errato e fuorviante, perché la mappa non tratta singoli terremoti ma considera la ricorrenza di "livelli di scuotimento", che possono essere osservati allo stesso sito ma generati da sorgenti diverse.
La magnitudo massima attesa zona per zona è un parametro ulteriore e indipendente della mappa. Viene elaborato per costruire le curve magnitudo-frequenza dei terremoti nelle diverse zone sismogenetiche o nei diversi sistemi di faglia. Non si parla mai di “maggiore magnitudo”. Se non si capisce questo semplice aspetto, l’intero Rapporto non può essere considerato seriamente.
Il problema, ovviamente insolubile, dell'incompletezza del catalogo pesa in diversi modi; non solo per l'incertezza sulla magnitudo massima che, ad ogni buon conto, in MPS04 è stata vincolata su base geologica. Esemplare il caso della Bassa Emiliana, per cui la MPS04 forniva una Mmax vincolata su base geologica superiore a quella realmente osservata nel maggio 2012. Il valore osservato su base storica non era stato ritenuto affidabile, visto il numero ridottissimo dei terremoti avvenuti storicamente nella zona.
L'assunzione del tempo di ritorno a 475 anni è una scelta di carattere puramente normativo, che può essere cambiata a seconda della tipologia degli edifici considerati: evidentemente, non è una caratteristica intrinseca della MPS04 o del metodo probabilistico.
"Non a caso, eventi sismici di M>6 sono stati registrati anche fuori delle zone indicate, con accelerazione a(g) del suolo ben >0.25...".
Come si è detto, questa circostanza è ampiamente prevista da MPS04, come da qualunque mappa probabilistica ben fatta.
“... si prenda ad esempio il terremoto di M 6.5 del 1920 che ha interessato la Garfagnana, zona che non è classificata “di massima pericolosità” perché non risultano terremoti storici precedenti in quell’area) ..."
La pericolosità non è data dal ripetersi dello stesso terremoto, perché altrimenti in Italia sarebbe molto bassa ovunque. La pericolosità espressa nella MPS04 si basa sulla sismicità nel suo complesso e, come è universalmente riconosciuto, anche sul potenziale che documentano gli studi sulle faglie e sulle deformazioni crostali, anche in assenza di sismicità.
"Una delle considerazioni relative al PSHA non coerenti con l’edificato nazionale è per esempio il presupposto che i 50 anni, adottati per il criterio probabilistico, corrispondano all’assunto che un edificio debba durare solo 50 anni, valore non accettabile per i beni culturali, oltre che per buona parte dell’edilizia pubblica e privata."
Qui si fa grande confusione. Chiedersi cosa succederà nei prossimi 50 anni non ha nulla a che vedere con la vita attesa di un edificio. L’intervallo di 50 anni è stato scelto solo per adeguarsi a una prassi internazionale: 50 anni è, per esempio, la vita media assunta di un edificio negli USA. Peraltro, la normativa attuale già considera tempi di ritorno molto più lunghi, fino a 2.475 anni, per opere speciali. Si può arrivare a 10.000 anni per le centrali nucleari o per depositi delle scorie radioattive.
Il tema dei beni culturali è molto delicato: è del tutto ovvio che andrà trattato monumento per monumento, al di fuori delle logiche della normativa che riguarda le civili abitazioni.
"L’analisi congiunta delle due classificazioni porta a osservare che la classificazione ufficiale vigente derivata dall’applicazione del Decreto Legislativo 112 del 1998 rispetta solo parzialmente l’ordinamento dei Comuni secondo il criterio ag[max]".
La classificazione vigente è frutto del percorso iniziato con la pubblicazione della MPS04 in Gazzetta Ufficiale nel 2006 e con il suo recepimento nelle Norme Tecniche per le Costruzioni, nel 2008. Il tutto discende dalla Ordinanza PCM 3519 (28/04/2006) "Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone" (G.U. n.108 del 11/05/2006). I riferimenti normativi sono tutti facilmente consultabili dal sito http://zonesismiche.mi.ingv.it. Il Decreto Legislativo 112 del 1998, invece, è stato l'atto con il quale sono state trasferite competenze dallo Stato centrale alle Regioni (il cosiddetto federalismo).
Anche se le altre parti del Rapporto sono scritte in maniera più rigorosa, le osservazioni qui espresse rendono il documento molto discutibile.
Prende corpo allora il sospetto che "Casa Italia" sia un ulteriore modo di mostrare solo un’attenzione apparente alla questione del rischio sismico del nostro Paese. Continueremo quindi ad assistere ad altre tragedie e a iniziative puramente velleitarie, come è sempre stato.
Molti ricercatori – che per tanti anni si sono prodigati con pazienza infinita a mettere assieme enormi quantità di dati con i modi migliori per analizzarli, fino a giungere alla Mappa di Pericolosità Sismica pubblicata con dignità di legge sulla Gazzetta Ufficiale - prendano posizione contro lo scempio che si sta perpetrando del loro preziosissimo lavoro, scempio dovuto molto probabilmente all’assenza di sismologi nel gruppo che ha prodotto il Rapporto.
La Mappa di Pericolosità Sismica è il punto di arrivo di un impegno profondamente etico, assunto dalla comunità sismologica nazionale all'indomani del terremoto dell'Irpinia del 1980. Checché se ne dica nel Rapporto, essa è indubbiamente il risultato scientifico più importante nella storia di tutte le Scienze della Terra italiane.
Nota Aggiunta
È altamente apprezzabile che il Rapporto preveda un programma di costruzione di edifici scolastici sicuri in ciascuna comunità. Se ne parla da molti anni ma finora non se ne è fatto niente: chi ha vissuto da vicino il terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002, non può che auspicarlo con forza.
Si prospetta anche il “lancio di un programma di diagnostica speditiva per le aree e gli edifici a maggiore rischio”. Sarebbe, invece, bene interessarsi ad edifici a maggior rischio, indipendentemente dal livello di pericolosità sismica, come ha ben insegnato proprio il caso di San Giuliano di Puglia: la confusione che viene fatta in tutto il Rapporto fra rischio e pericolosità può avere conseguenze negative.
Infine, si propone “la sperimentazione di dieci cantieri progettuali distribuiti in Italia con l’obiettivo di dimostrare la possibilità di intervenire mettendo in sicurezza gli edifici senza allontanare le famiglie dalle proprie case se non per breve tempo”.
Nella prima fase questi “esperimenti” verranno effettuati a Catania, Feltre, Foligno, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Reggio Calabria, Sora e Sulmona.
Non è spiegato come queste città siano state selezionate. Troviamo certamente condivisibile la scelta di nove di esse; non si riesce a capire su quali basi e perché Feltre appaia in questa lista se è vero, come si evince proprio dal catalogo sismico dell’INGV, che nel corso della sua storia questa località non ha mai subito effetti superiori al VII grado Mercalli.
Geofisico dell’Accademia del Lincei