In questi giorni si sta parlando di nuovo della tragedia dell’Hotel Rigopiano. Il 18 gennaio scorso fu completamente distrutto da una valanga che causò ventinove vittime. Ventitré persone sono state raggiunte da un avviso di garanzia per vari possibili reati connessi a quella terribile tragedia.
Secondo i PM, furono ignorati allarmi, si verificarono ritardi negli interventi e furono commessi abusi nella costruzione dell’albergo. Evidentemente, ritengono che la tragedia avrebbe potuto essere evitata. Opinione che condividiamo anche se non abbiamo certo intenzione di esprimere giudizi di sorta sull’operato della Magistratura. Vogliamo qui semplicemente mostrare possibili inadempienze degli incaricati della comunicazione scientifica che potrebbero non aver considerato la questione adeguatamente.
Il 18 gennaio scorso cinque scosse di terremoto, quattro delle quali superiori a magnitudo 5, interessano la zona fra Campotosto, Montereale e Capitignano in Centro Italia: Magnitudo 5.3 alle 10:25. 5.4 alle 11:14. 5.3 alle 11:25. 5.1 alle 14:33. 4.3 alle 16:16. Verso le 17:00, l'orario preciso non è noto, una valanga di neve e detriti di grandissime proporzioni si distacca da una linea di cresta del monte Siella, parte del massiccio del Gran Sasso, e raggiunge l'Hotel Rigopiano attraverso un canalone. La valanga travolge l'albergo, sfondandone le pareti e spostandolo di una decina di metri, per poi precipitare ancora più a valle.
Nei principali mezzi di informazione venne subito affermato che la valanga che aveva distrutto l’Hotel non era stata provocata da terremoti. Questo perché, secondo gli esperti interpellati, le scosse si erano verificate alcune ore prima della valanga, anche se non era dato conoscere con precisione quando questa si fosse verificata.
Gli esperti affermarono che terremoti di quella magnitudo non possano innescare valanghe e che è improbabile che possano averlo fatto a chilometri di distanza dall’epicentro. Non furono però esposti argomenti a sostegno di affermazioni tanto decise.
Un geologo torinese, insieme a due ingegneri del Politecnico di Torino, incaricato dalla Procura di studiare il caso, escluse immediatamente la correlazione valanga-terremoti. Anche in questo caso non è dato conoscere quali considerazioni hanno portato a una conclusione tanto netta.
Su SkyNews, una decina di giorni dopo, il 27 febbraio alle ore 10:20, il presidente dell'INGV dichiarò: “Quel giorno ci furono quattro scosse di magnitudo superiore anche a 5. Ci furono però nell’intervallo di tempo in cui è caduta la valanga, non risultano scosse importanti. Cioè (la valanga, ndr) è caduta sicuramente dopo le 16:30, quando le grandi scosse erano già avvenute. Non possiamo fare una correlazione diretta tra la sismicità e la valanga. La valanga sarebbe caduta comunque. Può darsi che la sismicità di fondo abbia contribuito, ma sarebbe in ogni modo caduta proprio per il peso stesso della neve".
Nel 2010, un gruppo di ricercatori dell’università giapponese di Nagoya aveva pubblicato uno studio sul Journal of Glaciology mettendo in relazione i database sismologici di tutto il mondo con tutte le valanghe verificatesi nel periodo compreso tra il 1899 e il 2010. Identificarono valanghe connesse con sismi per valori vari della magnitudo e della distanza dall’epicentro.
Da quello studio emerge che terremoti anche non particolarmente violenti e abbastanza distanti sono in grado di innescare valanghe disastrose. In altre parole, la distanza dall'epicentro non risulta essere un ostacolo per la generazione di un evento catastrofico come quello che ha distrutto l'albergo. Questo sulla base di dati sperimentali. Si tenga conto che, nel caso di Rigopiano, la distanza fra gli epicentri e il luogo del distacco della valanga non è molto elevata.
Le dichiarazioni degli esperti sono solo loro opinioni. Opinioni rispettabili, come tutte le opinioni, ma non provenienti da osservazioni scientifiche verificabili e certamente non da esperti di Sismologia moderna. Non risulta, inoltre, che la zona origine della valanga fosse dotata di sensori tali da permettere una valutazione quantitativa della sollecitazione sismica subita.
Non vi è dubbio alcuno che le perturbazioni delle quattro scosse di magnitudo superiore a 5 siano arrivate, forti e chiare, alla massa di neve che poi è precipitata rovinosamente a valle. E senz'altro è arrivata anche la perturbazione della scossa di magnitudo 4.3 delle 16:16, stranamente ignorata dagli esperti.
Per escludere la causa sismologica, si cerca addirittura di far passare l'dea che il rapporto causa-effetto fra terremoto e valanga debba essere istantaneo. In realtà non c'è alcuna ragione fisica che imponga una relazione istantanea fra terremoto e valanga. Il distacco della massa di neve è la conseguenza di un processo cumulativo di più fattori, fra i quali l'attività sismica ha senz’altro giocato un ruolo non trascurabile per la grande energia che i terremoti mettono in gioco.
Sono, quindi, del tutto incomprensibili e destano sospetti il modo assertivo e la sollecitudine con cui la causa sismologica della catastrofe è stata scartata senza alcuna giustificazione scientifica. Un caso di ipse dixit: non si spiega il perché e non sono quindi possibili dubbi e discussioni! Esattamente il contrario dei metodi della moderna ricerca.
In tutto quel terribile periodo di terremoti e grandi nevicate, il Presidente della Commissione Grandi Rischi non ascoltò mai la sezione che si occupa dei rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana, come lo stesso coordinatore di quella sezione ebbe a dichiarare.
È accertato che, una settimana prima del disastro, era stato promulgato un serissimo allarme meteo: era prevista con certezza neve addirittura fra i 2 e i 4 metri!
Non può essere dimenticato che in quegli stessi giorni la Grandi Rischi lanciò un allarme per un possibile crollo delle dighe di Campotosto, preconizzando addirittura un "effetto Vajont", mostrando così una preoccupante ignoranza sulla geologia e la geomorfologia di quel territorio. Insomma, ci si preoccupò di eventi completamente privi di senso ignorando rischi gravissimi sotto gli occhi di tutti.
Di tutto questo avevamo già parlato diffusamente sul Foglietto del 13 aprile. Nessuno ha contestato le affermazioni contenute in quell’articolo. Si è ritornati sull’argomento per sottolineare che se fosse vero che ci sono responsabilità gravi e gravissime per i tanti che hanno ricevuto l’avviso di garanzia non va assolutamente dimenticato che le situazioni di grande rischio furono prima di tutto colpevolmente ignorate o non comprese proprio da coloro che hanno ufficialmente il compito e, in linea di principio, le competenze necessarie per individuare e valutare i rischi.
Geofisico dell’Accademia dei Lincei