Il 3 luglio, alle 21:36, Carlo Meletti, sismologo della sezione INGV di Pisa, ha scritto il seguente tweet: “@CarloMeletti In attesa del nuovo modello di pericolosità sismica dell’Italia: ne ho parlato con @Max_Stucchi”. Al tweet è associato un testo con una serie di domande di Massimiliano Stucchi, già direttore della sezione INGV di Milano, e le risposte di Meletti che consente di farci un’idea delle caratteristiche e delle novità rappresentate dal nuovo modello.
La cosa mi ha incuriosito. Ho chiesto allora a Meletti, anch’io con un tweet, mezzo utile per le discussioni a distanza, se il nuovo modello di pericolosità teneva conto anche dei gravimoti. Il termine gravimoti, nasce dal modo di interpretare le scosse sismiche di tipo estensionale, come sono quasi tutte quelle che si verificano sui nostri Appennini. È stato proposto dall’attuale presidente INGV. Considerare i terremoti come gravimoti non è una questione semantica. Mette in discussione il modo, sperimentalmente verificato e universalmente accettato dalla comunità scientifica internazionale, di rappresentare la fisica dei processi che si verificano alla sorgente sismica.
La mia domanda era legittima e doverosa visto che è il legale rappresentante dell’INGV, cioè il vertice del massimo centro di ricerca sismologica europea e uno dei più grandi al mondo, colui che ha proposto questi gravimoti e che ne sostiene a spada tratta l’utilità.
La domanda era assolutamente da porre soprattutto se si pensa che i numerosi sismologi che operano nelle varie sezioni dell’INGV non hanno mai espresso ufficialmente alcun giudizio su questa idea dei gravimoti. Nel progredire della moderna ricerca scientifica, fatta di continue verifiche, se su un argomento rilevante, come il meccanismo alla base della sismicità, si tace per lungo tempo di fatto equivale a condividerlo e ad acconsentirvi.
Meletti ha completamente ignorato la mia domanda. Anche lui preferisce tacere ma resta comunque importante sapere se, nel nuovo modello di pericolosità che egli intende proporre, il terremoto è ancora rappresentato da una frattura che si propaga velocemente sulle rocce crostali con tutto quello che ne consegue in termini di trattazione fisico-matematica del fenomeno, o vi è considerato come un fenomeno legato esclusivamente al campo di gravità terrestre.
Alla mia domanda ha risposto Stucchi con una frase sibillina: “Meletti è una persona seria”.
Mai e poi mai mi permetterei di mettere in discussione la serietà del Meletti, ma avrei preferito che mi avesse risposto direttamente. Sembra che abbia paura ad esprimersi.
Che la mia domanda fosse sensata non vi è dubbio: lo dimostra, per esempio, il fatto che, rispondendo a una interrogazione parlamentare di undici Senatori sulle gravi inadempienze tecniche mostrate dall’INGV in occasione del terremoto di Casamicciola del 21 agosto 2017, il presidente INGV ha precisato ancor meglio l’idea di gravimoto identificando quello che noi chiamiamo terremoto, sostanzialmente come un fenomeno di subsidenza. Una situazione, a mio avviso, molto preoccupante per gli sviluppi culturali della comunità geofisica rappresentata dall’INGV.
L’idea di gravimoto nasce dall’intuizione di Anassimene che, circa 2500 anni fa, lo portò a interpretare i terremoti come crolli di grandi masse dentro la crosta terrestre, che immaginava piena di caverne. E allora che cosa ci impedisce, sostiene il presidente INGV, di immaginare l’attività sismica come un susseguirsi di rapide subsidenze?
Certamente ci sarebbe da capire come si possa descrivere la generazione di onde meccaniche, quelle che noi continuiamo a chiamare onde sismiche, specialmente quelle trasversali di varia natura, da fenomeni di subsidenza. Dovremo fare a meno del tensore momento sismico su cui si basa la fisica della sorgente? Dovremo dimenticare i fenomeni connessi alla direttività? Scordarci della corner frequency che ci fornisce informazioni importanti sulla superficie di frattura? Potremo ancora definire e determinare ipocentro e epicentro? ...
Dovremo bruciare “Theoretical Global Seismology” di F. A. Dahlen e J. Tromp, un libro di 1025 pagine pubblicato dalla Princeton University Press, che rappresenta l’attuale punto d’arrivo più alto delle nostre conoscenze di tutte le manifestazioni sismiche del nostro Pianeta? Un autentico capolavoro, una dimostrazione delle capacità dell’Uomo, grazie alla matematica, di indagare e di capire la realtà che lo circonda.
Molto banalmente, accettando i gravimoti bisognerebbe anche spiegare dove vanno a finire le grandi masse di rocce che sprofondano continuamente nella crosta del nostro Pianeta: ogni due/tre giorni si verificano scosse di magnitudo superiori o uguali a 6, la maggior parte delle quali interpretabili, secondo la definizione del presidente INGV, come gravimoti. Le grandi caverne che immaginava Anassimene non ci sono, fisicamente non ci possono essere. E allora dove vanno a finire le grandi quantità di roccia che precipitano? Se continuamente grandi masse sprofondassero sulla crosta terrestre il raggio della Terra dovrebbe diminuire e di quanto dovrebbe diminuire?
In una puntata di Porta a Porta del 25 agosto 2016, il presidente dell’INGV spiega “chiaramente” la sua visione del meccanismo dei terremoti appenninici: siccome gli Appennini si allargano di qualche millimetro all’anno, si crea uno spazio vuoto dove a un certo punto precipita un grosso pezzo di Appennino. Non è dato sapere dove il grosso pezzo d’Appennino attenda per precipitare nel vuoto conseguente al lentissimo allargamento, comunque il crollo provocherebbe poi un’onda, una singola onda devastante. Mi chiedo se le scosse successive, quelle dette di assestamento, siano crolli di masse più piccole che andrebbero a occupare piccoli vuoti rimasti disponibili ma non so rispondermi. Affinché la gente, anche la più sprovveduta, capisse il suo pensiero il presidente INGV ha anche fatto un esempio decisamente illuminante per spiegare la dinamica della sorgente sismica: “immaginate che un mobile di cento chili cada sul pavimento, provocherà un’onda ...”.
Possibile che all’INGV stiano tutti zitti e che nessuno senta il dovere etico di rispondere in un modo o nell’altro a domande come quelle che qui son poste e di reagire a quelle che – a mio avviso – sono delle assurdità? Nessuno oggigiorno rischia più di essere bruciato vivo per opinioni diverse da quelle di chi è al potere, specialmente se quest’ultime sono infondate.
Tuttavia, la mia domanda ha incomprensibilmente ma decisamente irritato sia Stucchi che Meletti: Meletti ignora i miei tweet e Stucchi mi ha addirittura “bloccato”, cioè non mi consente più di leggere i suoi tweet: una vera e propria punizione, per me dolorosa. Riuscirò mai a superarla? Lui, comunque, se vorrà, potrà continuare a leggere i miei perché io non l’ho bloccato, come normalmente si fa per ritorsione nel mondo Twitter. D’altronde, come “bloccare” una frequentazione che risale ai tempi del terremoto di Ancona del 1972? A proposito del quale, oggi come oggi, non sono in grado di stabilire se fu un gravimoto o un elastomoto (con questo ultimo termine si intendono, secondo il proponente dei gravimoti, quei terremoti, pochi, che non possono essere considerati come gravimoti).
Ma ricordiamo sempre la saggezza dei proverbi: “se non è zuppa è pan bagnato”.
La freddezza riservatami da Stucchi e da Meletti non mi ha poi consentito di fare una seconda domanda, che mi stava ancora più a cuore e che riveste un interesse non trascurabile. La faccio qui: nella preparazione della nuova mappa di pericolosità sismica si è in qualche modo tenuto conto delle opinioni o, per esser più precisi, delle necessità del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Assomineraria? Con queste due importanti istituzioni nazionali recentemente l’INGV ha firmato un accordo quadro di strettissima collaborazione.
L’accordo firmato tra l’INGV e i petrolieri di Assomineraria, che gestiscono al solo scopo di profitto attività rischiose per l'ambiente e per i cittadini, impedisce forme di controllo da parte di una struttura scientifica indipendente. L’accordo avrà addirittura una durata di 15 anni. È il punto più alto della volontà di sfruttare il territorio nella maniera più redditizia possibile, tacitando a priori ogni possibile voce dissenziente. Questo percorso – a mio avviso devastante – discende dalla posizione assunta dal Governo in occasione del cosiddetto referendum delle trivelle del giugno 2015 ed è continuato con lo sviluppo di “SbloccaItalia”.
L’accordo si appalesa illegittimo perché limita fortemente l’indipendenza di un ente di ricerca la cui libertà è garantita dalla Carta Costituzionale. Ancor più vero per l’INGV, la cui legge istitutiva gli impone un ruolo di consulenza dello Stato per tutti i temi della sicurezza e della difesa dei cittadini e, quindi, non può essere neanche in linea di principio limitato da interessi particolari.
Insomma, pur non avendo dubbi sulla correttezza di Meletti, non si può non tener conto del fatto che l’eventuale nuova mappa di pericolosità sismica uscirà da un ambiente la cui terzietà, per la prima volta nella sua storia, può essere messa in dubbio praticamente da chiunque.
Anche domande apparentemente provocatorie in certi casi sono lecite e in quei casi, piaccia o meno, le risposte sono assolutamente doverose. La mappa di pericolosità sismica esistente, proprietà esclusiva dello Stato Italiano e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale con dignità di legge, è più che sufficiente per gli scopi che si prefigge, come è stato ampiamente dimostrato dai terremoti verificatisi dal 2004, anno della sua prima pubblicazione. Nelle situazioni scientifiche e metodologiche sviluppatesi in questi ultimi due anni non è pensabile che una nuova mappa possa essere proposta dall’INGV. Se ne potrà riparlare quando l’INGV tornerà ad essere un ente di ricerca credibile, indipendente e inattaccabile – cosa fattibile dal punto di vista scientifico, considetato che dispne di non poche eccellenze – come è stato fino al 2010, grazie all’impegno di un gran numero di ricercatori e tecnici fortemente motivati. Ammesso e non concesso che ciò sia possibile.
Geofisico. Royal Astronomical Society
AGGIORNAMENTO DEL 18 LUGLIO 2018
LA REPLICA DI MASSIMILANO STUCCHI
Nel suo post intitolato “La nuova mappa di pericolosità sismica” Boschi mi chiama in causa in due occasioni, a proposito di un mio colloquio con Carlo Meletti intitolato “Verso la nuova mappa di pericolosità sismica per l’Italia” (“verso”, sottolineo), pubblicato qui:
e pubblicizzato via Twitter. La prima volta riferisce di aver rivolto, su Twitter, a Meletti (in realtà a entrambi) la domanda “il modello tiene conto dei gravimoti”? A questa domanda ho risposto io, dicendo “Meletti è una persona seria”. Boschi giudica questa frase “sibillina”. In realtà non lo è per nulla: chiunque può evincere che – secondo chi la scrive - i gravimoti non sono una teoria seria. Aggiungo che chiunque abbia un minimo di nozione sul come si calcoli la pericolosità sismica sa che questo tipo di terremoti non trova casa nei metodi di calcolo e che, pertanto, la domanda non ha fondamento.
La seconda volta riferisce che la sua domanda avrebbe irritato sia Meletti che me al punto di averlo (io) “bloccato” su Twitter; e di non avere fatto altrettanto in ragione della lunga frequentazione col sottoscritto che risale al 1973, dopo i terremoti di Ancona. Boschi omette di dire che il mio blocco è avvenuto a seguito di uno scambio che riguardava l’utilizzo, in chiave divulgativa, della celebre “mappa di pericolosità sismica” del 2004, la cui compilazione ho avuto l’onore e il piacere di coordinare, e che quindi conosco discretamente. A parte sfottò del tipo che io “invecchierei male” (forse vero, ma non certo l’unico…), a un certo punto Boschi uscì con la frase “se fosse per te non l’avresti nemmeno divulgata”.
Ora, Boschi non ha certo la memoria corta e dovrebbe ricordare, riconoscere e apprezzare gli sforzi e la porzione elevata della mia attività dedicata proprio alla formazione e informazione. Cito fra questi l’idea della versione “tricolore” della mappa stessa e il post
https://terremotiegrandirischi.com/2016/09/26/che-cose-la-mappa-di-pericolosita-sismica-prima-parte-di-massimiliano-stucchi/
Scegliere questo argomento per attaccarmi, su un tema di cui mi ha sempre riconosciuto il valore – anche da queste colonne – significa solo voler far male gratuitamente.
Anche se ciò avviene in evidente “trance agonistica”, come capita a volte su Twitter, mi spiace ma non lo accetto: per non ricevere altri insulti ho risposto e poi “bloccato” Boschi.
E’ ovvio che, qualora dovesse ripristinarsi un clima non offensivo, sarò lieto di riprendere i contatti normali, come si converrebbe in forza della lunga frequentazione di cui sopra.
In conclusione vorrei dire a Boschi che forse sarebbe utile che ricordasse chi è sempre stato dalla sua parte e condivide le sue valutazioni, anche se non sempre metodi e toni; e che accettasse di discutere – o quanto meno di non interferire – argomenti che altri si permettono di proporre, senza necessariamente usare ogni santa occasione per cambiare discorso e attaccare INGV, suo presidente o altri. Lo facesse in modo indipendente. Peraltro, per dovere di trasparenza, ho pubblicato sul blog tegris, in coda al post citato più sopra, una sua risposta al post in questione, anche se c’entrava assai poco col post stesso.
Infine, vorrei ricordargli che la teoria dei gravimoti non ha molti seguaci nel mondo: ostinarsi a combatterla assomiglia, sempre di più, alla battaglia contro i mulini a vento. Mi sembra invece molto più grave che il presidente dell’INGV dica tutto il male possibile della mappa di pericolosità, citata più sopra e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che abbia cominciato a farlo dopo essere diventato presidente INGV e anche tramite la defunta iniziativa “Casa Italia”, incassando il relativo assegno di collaborazione. Alcune di queste sue uscite sono state contrastate da me, e anche all’interno di INGV, a testimonianza del fatto che non vi sono solo succubi, ma ricercatori che lavorano e si battono su problemi importanti.
Massimiliano Stucchi, già Direttore della Sezione INGV di Milano
LA CONTROREPLICA DI ENZO BOSCHI
Caro Stucchi,
la mia domanda a Meletti: “il modello tiene conto dei gravimoti?”, era chiaramente una provocazione, per sottolineare, ancora una volta, il gravissimo equivoco scientifico in cui vive l’INGV. Avevo trovato geniale la tua risposta: “Meletti è una persona seria”. Semplice, tagliente, chiarissima, immediata. Non consente interpretazioni del significato diverse da quello che afferma! Per sottolinearne l’efficacia, l’ho definita “sibillina”. Chi è dotato del senso dell’umorismo capisce quello che ho detto: non lo spiegherò come non si possono spiegare le battute di spirito. Non si può insegnare l’uso ironico del paradosso.
Ho dedicato praticamente gran parte della mia vita professionale, 29 anni un mese e undici giorni, all’ING prima e all’INGV poi, anche difendendolo da attacchi da parte di “insospettabili”. Pensare che voglia danneggiarlo è assolutamente impensabile.
Critico nel modo più duro possibile il tentativo di far ritornare lo studio della Terra a una visione pregalileiana: imporre idee strampalate, ignorando i copiosi dati sperimentali disponibili. E questo dovrebbe essere inaccettabile per tutti.
So benissimo che internamente all’INGV molti soffrono per quel che accade in un ente di ricerca cui lo Stato ha affidato compiti delicatissimi e un’affascinante missione scientifica. Ma se non reagiscono apertamente, i loro mugugni non servono a niente.
La mia non è una “battaglia contro i mulini a vento”. Forse, caro Max, non ti rendi conto che si sta cercando di azzerare la Geofisica. Persino la Sismologia è in corso di trasformazione in “Geologia del Terremoto”: passeggiate e fotografie! Anche il nuovo logo, se ci fai caso, presenta un mega gravimoto al polo nord.
Si vuol cambiare la mappa di pericolosità sismica non per fare i necessari aggiustamenti di Meletti ma, data la sua importanza politica e sociale, per cancellare la versione che tanto successo ha avuto e per sostituirla con qualunque altra cosa, purché diversa. Forse non hai letto le “amenità” presenti nel costoso rapporto di “CasaItalia”: cancellati quasi cinquant’anni di sviluppo scientifico, dal Progetto Geodinamica in poi, che tu certamente hai contribuito a guidare! Leggi questi testi [1, 2] e fammi sapere le tue opinioni di scienziato vero.
Infine, non hai bisogno di ricordarmi che ti devo esser umanamente riconoscente: facendolo svilisci un po’ te stesso e tante altre cose. Comunque, mi ricorderò sempre di chi c’è stato quando avevo bisogno e ricordo ogni giorno, uno a uno, chi mi ha voltato le spalle.
Enzo Boschi