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Martedì, 16 Apr 2024

Nel pomeriggio del 14 luglio scorso mi è arrivato il verbale di una riunione del Consiglio Scientifico dell’INGV tenutasi 25 maggio 2018. Vi si tratta della situazione di Ischia in seguito al terremoto verificatosi nove mesi prima, il 21 agosto 2017, e di quella dei Campi Flegrei. Vi si esprime anche un “apprezzamento per la Direttrice Generale Siclari ...”.

Intendo qui commentare quanto affermato sul terremoto di Casamicciola. Non sono autorizzato a parlare dei Campi Flegrei, dove ha perso la vita una famiglia di tre persone, e non sono interessato all’ “apprezzamento per la Direttrice”.

I brillanti componenti del Consiglio Scientifico dell’INGV nel loro verbale osservano che “purtroppo la rete sismica ischitana era rimasta grosso modo nella configurazione che risale agli anni ‘80 del secolo scorso, ai tempi in cui era parte dell’Osservatorio Vesuviano, ente successivamente confluito nell’INGV. Peraltro, il rischio sismico ad Ischia è notoriamente elevato ... Risulta quindi poco comprensibile che al grande aumento del numero di stazioni della Rete Sismica Nazionale occorso nella transizione da ING ad INGV, passata da circa 50 a quasi 400 stazioni, non sia stata avvertita la necessità di provvedere ad un significativo potenziamento del numero di stazioni in un sito ad alto rischio e turisticamente importante come Ischia ... Al momento dell’evento, l’isola era monitorata in continuo da una rete locale di 4 sismografi, con una copertura che sarebbe stata poco adeguata a registrare un evento locale potenzialmente distruttivo ...”.

Evidentemente, i membri del Consiglio Scientifico dell’INGV non hanno letto il rapporto di Mario Castellano, dirigente tecnologo dell’OV-INGV. Vi viene raccontato che “la mattina del 22 agosto sono state riviste le tracce del terremoto ed è stata eseguita nuovamente la localizzazione. Il picking è stato effettuato su tutti i sismogrammi delle reti di Ischia, Campi Flegrei e Vesuvio che avevano registrato l’evento ... I dati dell’accelerometro sono stati scaricati la mattina del 22 Agosto ed integrati ai picking dei velocimetri. Questi hanno permesso di aggiungere il picking dell’onda S per rilocalizzare l’evento. Il valore della distanza temporale tra l’arrivo dell’onda P ed quello dell’onda S registrate su una stazione molto vicina all’evento consente di stimare la profondità del terremoto... Quest’ultima localizzazione è stata ritenuta la più affidabile con i dati a disposizione e quindi l’evento è risultato localizzato nella parte alta del Comune di Casamicciola a circa 1.70 km di profondità”.

Si evince da quanto Castellano afferma che a Ischia, al momento del sisma, erano operative 5 stazioni di rilevamento. Poche, secondo gli avveduti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV, se paragonate alle 400 dell’intera Rete Sismica Nazionale. Risulta infatti “poco comprensibile” agli acuti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV che al “grande aumento” della Rete Nazionale non si sia provveduto “ad un significativo potenziamento del numero di stazioni in un sito ad alto rischio” come Ischia.

Non viene detto esplicitamente, ma il responsabile di questa grave mancanza sarebbe qualcuno operante al momento della costituzione dell’INGV, che andrebbe redarguito severamente.

Tuttavia, prima di prendere iniziative drastiche contro l’incapace, facciamo qualche conto. Ischia ha una superficie di 47 km quadrati, facciamo 50 per semplicità. Se ne può dedurre che ad Ischia c’è una stazione di rilevamento sismico ogni 10 km quadrati. Complessivamente l’Italia ha un’estensione di 301.340 km quadrati e 400 stazioni: una stazione sismica ogni 750 km quadrati circa. La densità di stazioni ischitane è quindi 75 volte superiore a quella nazionale. Non si capisce quindi il rilievo dei maliziosi membri del Consiglio Scientifico dell’INGV tenuto anche conto dell’ottima performance della rete ischitana in occasione del terremoto del 21 agosto 2017 come ha ben evidenziato Castellano.

Se, in ogni caso, i sagaci membri del Consiglio Scientifico dell’INGV, alcuni dei quali in carica da sei anni, trovano insufficiente la rete di Ischia, perché non l’hanno fatta potenziare già da qualche anno? Questo sì, che risulta molto “poco comprensibile”.

Inoltre: per quale scopo il numero di stazioni sarebbe insufficiente? Il numero necessario dipende da che cosa si vuol misurare. Castellano ha sperimentalmente mostrato che, per gli scopi della Protezione Civile, e non solo, la rete ischitana insieme alle altre reti locali e a quella nazionale era più che ottimale. Gli attivi membri del Consiglio Scientifico dell’INGV non hanno esperienze acclarabili nel campo della Sismologia operativa e mai hanno progettato e realizzato reti sismiche estese, ma spero possano fidarsi almeno dell’evidenza sperimentale prima di esprimere giudizi al di fuori delle loro competenze.

Siccome numerosissimi in Italia sono i “siti ad alto rischio e turisticamente importanti”, un mio scaltro collega mi ha fatto notare che la questione sollevata sulla densità di stazioni ha da intendersi nel senso inverso a quello apparente: possiamo sospettare che quattro membri, ingenui, del Consiglio Scientifico dell’INGV sarebbero stati indotti da uno di loro, smaliziato, a giungere alla conclusione che la densità di una stazione per ogni 10 km quadrati debba essere estesa a tutto il territorio nazionale. Sarebbero, quindi, da installare almeno 30.000 ulteriori stazioni: un bel colpo per l’eventuale fornitore. Siccome son tante per non occupare troppo spazio, si potrebbero usare strumenti piccolini, magari utili anche per la microzonazione sismica e, anche se non è confermato ma neanche escluso, per prevedere i terremoti.

Fa una bruttissima impressione che gli intelligenti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV si siano abbandonati all’affermazione: “Una determinazione epicentrale più affidabile sarebbe comunque stata possibile se non si fosse verificata una sfortunata catena di malfunzionamenti strumentali, che verranno descritti in dettaglio nel seguito”.

Sarebbe quindi da ricondurre alla sfortuna la plateale dimostrazione di incapacità scientifica e organizzativa dei vertici del più grande e meglio finanziato ente di ricerca geofisica europeo operante in un Paese altamente sismico? Dov’è questa “sfortuna” se il dirigente tecnologo Castellano per la localizzazione del terremoto del 21 agosto ha potuto utilizzare sismogrammi delle Reti di Ischia, Campi Flegrei e Vesuvio che avevano registrato l’evento, e a questi ha anche potuto aggiungere i picking effettuati sulle stazioni CMIS, CBAC, BAC, ARCO, CFMN, CPOZ, CFB2, CSFT, CSOB e VENT? Di che cosa si posson lamentare allora gli attenti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV? Essi addirittura arrivano ad affermare: “Lo stato della rete sismica precedente all’evento dell’Agosto 2017 ha portato ad una localizzazione strumentale dell’evento non ottimale ...”.

Perché “non ottimale”? Ma di che cosa stanno parlando? Raramente ho visto una localizzazione tanto “ottimale” come quella mostrata da Castellano. Si può, anzi si deve rimproverare, l’INGV e l’OV per il colpevole ritardo: una dozzina di ore circa. Se ben ricordo, il ritardo consentito non può superare la mezz’ora.

In realtà, Castellano ha dimostrato quello che dovrebbe essere ovvio, e cioè che i dati sismometrici non servono a sapere dove il terremoto può aver causato dei danni. Con le stazioni da lui usate, magari dopo aver rapidamente eliminato i malfunzionamenti, e comunque con una semplice rete funzionante, si poteva seguire adeguatamente l’evoluzione della sequenza. Quei dati sono cruciali per valutare la pericolosità sismica, a scala locale e regionale, attraverso opportune analisi della sismicità tipo la distribuzione di Gutenberg-Richter, invece di lasciarsi andare a risibili sceneggiate su vari tipi di magnitudo. Possono inoltre contribuire a calcolare le statistiche sulla sismicità delle aree vulcaniche nel loro complesso.

I dati sismometrici di qualità servono, poi, come benchmark per valutare la reale localizzazione e magnitudo dei terremoti storici, ovvero pre-strumentali. Non si dimentichi che il terremoto del 2017 ha causato un pattern di danneggiamento molto simile a quello del terremoto di Casamicciola del 1883, ancorché in forma ridotta; ne discende che se la localizzazione ipocentrale errata ignominiosamente proposta e, finché è stato possibile, sostenuta a spada tratta dai vertici INGV fosse rimasta in piedi, avremmo dovuto concludere che anche il 1883 era avvenuto in mare e a 5 km di profondità, e magari varare subito delle campagne geofisiche per andare a studiare questa sorgente offshore.

Divertente, se non fosse tristissima, l’osservazione fatta dagli ingegnosi membri del Consiglio Scientifico dell’INGV: “i danni furono immediatamente accertati con buona precisione la sera stessa ...”.

Da non credere: il Consiglio Scientifico dell’INGV si meraviglia, anzi ne sembra fiero, che fosse stato “accertato” con buona precisione che i crolli si fossero verificati nello stesso momento in cui si era verificato il terremoto ... Forse si sono anche commossi vedendo che la gente aveva subito cominciato a scavare ... Se ne potrebbe concludere che, per i membri del Consiglio Scientifico dell’INGV, le reti sismiche sono ormai inutili per gli scopi della Protezione Civile. Basterebbe guardare le televisioni locali o usare i moderni telefonini per sapere in tempo reale l’entità delle catastrofi.

Insomma, seguendo la logica degli ineguagliabili membri del Consiglio Scientifico dell’INGV, potremmo tranquillamente smantellare le reti sismiche e affidarci al cosiddetto crowdsourcing, un meccanismo basato sul fatto che migliaia di osservatori casuali potrebbero far confluire in tempo reale informazioni su come e dove un terremoto è stato risentito, come si sta facendo in diverse parti del mondo. Mi dicono che anche all’INGV si sta sviluppando questa filosofia, che rende tutti attori e partecipi. D’altronde, l’apprendimento della moderna Sismologia non è facile mentre è piacevole dedicarsi alle chiacchiere, alle comunicazioni inutili, agli incontri con i cittadini sempre più annoiati e via dicendo. Anche nei centri di ricerca, una volta molto rispettati, si sta diffondendo questo modo “sociale” di intendere i fenomeni naturali. E allora si capisce che il terremoto possa essere immaginato come un mobile pesante che cade sul pavimento addirittura da chi dovrebbe essere il garante primo della serietà scientifica. E che, per ubbidienza e amor di pace, venga sostanzialmente accettato anche da persone che, in linea di principio, sono pagate per garantire la serietà scientifica.

Tuttavia, in coerenza con la loro osservazione sulla povertà della rete ischitana e per mostrare la loro superiorità allo sprovveduto che aveva guidato il potenziamento della Rete Sismica Nazionale, gli autorevoli membri del Consiglio Scientifico dell’INGV che fanno? Suggeriscono di “procedere ad una immediata espansione della rete di misura ed anche, eventualmente, procedere ad un riesame del protocollo dell’Accordo Quadro tra INGV e DPC ....”. Chiudono la stalla dopo che sono scappati i buoi, per poi abbandonarsi alla ricerca di patetiche giustificazioni per la straordinaria serie di errori e malfunzionamenti, peraltro dovuti esclusivamente alla disorganizzazione del sistema di sorveglianza.

Ne abbiamo parlato in più articoli sul Foglietto: la notte del 21 agosto non funzionò niente! Né nella sala sismica di Roma, né in quella di Napoli! Come abbiamo detto e scritto in varie circostanze, una situazione simile dovrebbe avere per i responsabili conseguenze serie, molto serie! Questo induce a pensare che il verbale della riunione del Consiglio Scientifico, apparso solo a metà luglio, nonostante che la riunione sia stata tenuta il 25 maggio scorso, serva o sia servito per qualche scopo che esula dalla ricerca scientifica: il tempo al solito sarà galantuomo, visto che l’argomento è all’attenzione di Autorità in grado di dipanare le matasse! Infatti, da un Consiglio Scientifico serio ci si attendono esclusivamente analisi serie degli eventuali limiti scientifici e tecnici e indicazioni su come venirne a capo. Le giustificazioni per errori tanto imperdonabili dovrebbero essere fornite da chi li ha commessi; certamente non da un organo di controllo come il Consiglio Scientifico.

Riporto anche l’affermazione sottoscritta dagli imperturbabili membri del Consiglio Scientifico dell’INGV: “Solo nei giorni successivi l’integrazione di dati InSAR (IREA), assieme ad una nuova elaborazione dei dati sismici utilizzando un modello locale di velocità, hanno finalmente portato ad una localizzazione strumentale dell’evento a Casamicciola coerente con i danneggiamenti osservati”.

Tutti coloro che potrebbero essere chiamati a rispondere di gravissime omissioni e ritardi cercano di dimenticare che Mario Castellano aveva risolto il problema della localizzazione la mattina del 22 agosto e che, se ci fosse stata un’organizzazione seria, una risposta chiara poteva esser data la notte stessa del terremoto.

Anche Castellano sembra dimenticarsene, anzi ricredersi se non addirittura ravvedersi, negando l’indiscussa validità professionale del suo lavoro, cosicché la faglia in mezzo al mare, mostrata in televisione opportunamente dipinta di rosso, ha potuto mantenere per quattro giorni tutto il suo fascino, successivamente anzi degradato a “scopi divulgativi”. Per qualcuno, gli “scopi divulgativi” possono infatti intendersi come cumuli di sciocchezze.

Il verbale riporta anche considerazioni che dovrebbero riscattare la direttrice dell’OV: “non in sede e senza la possibilità di raggiungerla in tempi brevi ... concordò con il direttore del CNT di sottoscrivere momentaneamente ... la localizzazione preliminare di Roma ... malfunzionamenti di uno degli strumenti presenti sull’isola ... black-out generato dallo stesso terremoto ... mancato azionamento del buffer di registrazione...tre stazioni superstiti non permettevano di localizzare ... tentativi post-turno con i dati della rete nazionale ... convergevano su una profondità di 5 km per un evento posto a nord dell’isola ...”

Ma quando? Ma dove? Un po’ di vergogna, suvvia! Solo la carità cristiana mi impedisce di infierire! Mai vista una simile serie di assurdità in un documento ufficiale! Coraggio: se non si è capaci si cambi mestiere prima possibile per il bene di tutti: di noi cittadini contribuenti, dei vertici INGV e degli stupefacenti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV.

Forse abbiamo comunque risolto un mistero: in una prima intervista al Mattino di Napoli la direttrice OV aveva dichiarato che la notte del terremoto non era all’OV. Successivamente, polemizzando con me, aveva dichiarato al Corriere del Mezzogiorno di Napoli che la notte del terremoto lei era all’OV mentre io non c’ero e, quindi, non potevo capire. Adesso il Consiglio Scientifico dell’INGV attesta che non c’era. Possiamo stabilire, per il momento, che la direttrice OV non era presente all’OV al momento del terremoto.

Ma il capolavoro dei rigorosi membri del Consiglio Scientifico dell’INGV è la frase: “Solo nei giorni successivi l’integrazione di dati InSAR (IREA), assieme ad una nuova elaborazione dei dati sismici utilizzando un modello locale di velocità, hanno finalmente portato ad una localizzazione strumentale dell’evento a Casamicciola coerente con i danneggiamenti osservati”. Ma allora Castellano cosa ci ha raccontato? Evidentemente non è stato creduto, e il suo lavoro è risultato inutile: bisogna rivolgersi all’IREA! Ci rendiamo conto che sono stati necessari quattro giorni per capire che a Ischia il modello appenninico di velocità non funziona e che è meglio utilizzare il modello locale?

Se non ci fosse da piangere sarebbe addirittura comica la locuzione “coerente con i danni osservati”!

Gli attenti i membri del Consiglio Scientifico dell’INGV non spiegano come mai Castellano è riuscito a dare una descrizione del terremoto pressoché completa alcune ore dopo il terremoto stesso e che scienziati veramente competenti sulla sismicità italiana e ischitana addirittura erano stati in grado di fornire la soluzione dell’evento solo guardando i crolli in televisione?

È del tutto evidente che il verbale non ha scopi scientifici, ma che verosimilmente è stato utilizzato o verrà utilizzato per soccorrere un gruppo di persone con gravissime responsabilità. Se invece il verbale ha da essere considerato un documento scientificamente valido allora sorgono criticità serissime. Non si possono sottacere assurdità come: “La sismicità di Ischia mostra caratteristiche peculiari e ancora non ben comprese: gli eventi sismici sono di norma pressoché assenti e il terremoto più grande registrato nei cinque anni precedenti il 21 Agosto 2017 era stato di magnitudo 2.3. Tale basso livello di attività rende presumibilmente Ischia un oggetto di studio poco appetibile dal punto di vista degli studi sismici alla luce dell’ “impellenza pubblicatoria” imposta dagli indici bibliometrici. Peraltro, il mantenere attiva una rete sismica che rimane a lungo silente tranne che per rari - ma potenzialmente catastrofici – eventi certamente non aiuta a mantenere alto il livello di attenzione riguardo alla sorveglianza”.

La gravità delle asserzioni contenute in questa parte del verbale è talmente elevata da lasciare senza parole: mi limito a invitare gli ottimi scienziati e tecnici dell’OV a riflettere su di esse e a prendere iniziative decise: non può essere consentita una simile umiliazione del loro prezioso lavoro. Ma ci rendiamo conto? Secondo i membri del Consiglio Scientifico dell’INGV - ricordiamo, tutti rigorosamente privi di alcuna esperienza di sismologia operativa - i ricercatori del Vesuviano se ne infischierebbero dei terremoti ischitani perché presi da “impellenza pubblicatoria”! Ma capiscono i malpensanti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV la gravità di quanto affermato, con la loro accusa, nei confronti di persone con una elevatissima preparazione sul piano scientifico? Sono consapevoli della insolenza del loro linguaggio?

Ma non c’è limite al peggio, perché abbiamo anche la comica finale: “In questo momento ... la rete permanente di Ischia è stata finalmente portata a 3 accelerometri + 7 sismografi in 4 siti di misura, certamente sufficienti a garantire un’adeguata ridondanza in caso di malfunzionamenti. La rete strumentale di Ischia consta peraltro anche di 5 stazioni GPS, 1 mareografo, 3 clinometri, mentre vengono effettuate periodiche misure gravimetriche e termiche ... rete mobile ... rete fissa ...”.

In altre parole: non si vuole assolutamente ammettere che la pessima performance dell’INGV la notte del 21 agosto 2017 fu dovuta esclusivamente ad una totale disorganizzazione della sorveglianza da parte degli addetti di quella notte e dei loro superiori inadeguati, anche perché quasi tutta la strumentazione elencata è lì da anni. Non è più logico risolvere il problema della preparazione degli addetti alla sorveglianza e con accorgimenti adeguati limitare drasticamente la possibilità di malfunzionamenti prima di complicarsi la vita con ulteriore strumentazione, peraltro del tutto inutile in termini di Protezione Civile come chiaramente ha mostrato Castellano?

Arriviamo, poi, all’apoteosi: “Il CS intende sottolineare che l’ordine del giorno che ha portato alla richiesta di un incontro con la Direttrice dell’OV e quindi alla stesura del presente verbale non è stato in alcun modo animato da un desiderio di inquisire o di stabilire responsabilità a livello individuale, e tanto meno da quello di alimentare odiose polemiche corrosive, quanto piuttosto da quello di contribuire ad analizzare in forma allargata che cosa sia realmente accaduto, e per fare in modo che l’INGV possa garantire in futuro ad Ischia un adeguato livello di sorveglianza sismica a supporto delle azioni di soccorso in caso di evento”.

Già: che cosa è realmente accaduto? Perché non ci viene spiegato? Niente è stato chiarito dai disponibili membri del Consiglio Scientifico dell’INGV, preoccupati solo di non “stabilire responsabilità”. A questo dovrà pensare la Magistratura?

I dotti membri del Consiglio Scientifico dell’INGV non ritengono di spiegare come sia possibile che vulcanologi, dirigenti di ricerca dell’OV, di livello scientifico internazionale non siano alla guida dell’Osservatorio Vulcanologico più importante al mondo, diretto invece da una ricercatrice di seconda fascia che poche settimane prima del terremoto aveva dichiarato che la situazione a Ischia era tranquilla perché erano tranquille le acque? Più precisamente il 2 agosto 2017, 19 giorni prima del terremoto, alle 22:30 in TV (Superquark, RAI), nella sua veste di direttrice dell’OV, si espresse su Ischia affermando che "Abbiamo una sismicità estremamente rara, abbiamo registrato quattro micro terremoti negli ultimi due anni. Lo studio della parte fluida, soprattutto delle acque, ci racconta di un sistema idrotermale in assoluta calma”. Che cosa abbia voluto dire lo lascio all’interpretazione delle capaci menti dei membri del Consiglio Scientifico dell’INGV.

Al corretto funzionamento dell’OV è legata la sicurezza di oltre tre milioni di nostri concittadini che vivono nella città metropolitana di Napoli, un ventesimo della popolazione italiana. Sarebbero pertanto necessari interventi drastici. Molto drastici, altro che “odiose corrosive polemiche”.

Concludo ricordando ancora una volta che, in un mondo eticamente sano, il dato scientifico è sacro. Lasciare di proposito in un catalogo sismico un dato errato con il solo scopo di sviare le proprie responsabilità - perché questo era il disegno che è stato sventato grazie all’arrivo dei dati dell’IREA e all’impegno di pochissimi scienziati competenti - è stato e sarà sempre un atto che mal si concilia con la deontologia professionale di un sismologo, proprio perché in cascata determina conseguenze molto gravi sulla conoscenza dei rischi che il nostro territorio corre. Biasimevole appare il non volerlo ammettere, malgrado le evidenze ormai indiscusse e indiscutibili. Ed è molto preoccupante per il futuro della ricerca geofisica in Italia. Tutto ciò è - a mio avviso - ascrivibile al comportamento di un piccolo gruppo ben identificato di ricercatori INGV, prima, e degli imbarazzanti componenti del Consiglio Scientifico dell’INGV, dopo.

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Fisico e Sismologo

 

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