Nel corso dell’incontro presso la case editrice Il Mulino, dove era presente in veste di invitato speciale per la lettura annuale, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha incentrato il suo intervento ‘Conoscere per decidere’ sull’uso spregiudicato delle statistiche da parte dei media e degli istituti di ricerca privata.
Per suffragare la sua tesi, secondo quanto riportato dalla stampa, ha tirato in ballo i dati sui suicidi, per i quali l’Eures e la Cgia di Mestre avevano segnalato un aumento dei casi dovuti alla crisi economica. Per il presidente dell’Istat non si trova riscontro di ciò nella statistica ufficiale, anche se l’Eures aveva fatto notare (dati Istat alla mano) che nel 2009 i suicidi di disoccupati erano cresciuti del 27,3% rispetto al 2008.
Tra i tanti esempi che potevano essere fatti, quello sul numero di suicidi appare tra i meno appropriati, proprio per la confusione che regna su questa delicata statistica. Fino a tutto il 2012 l’Istat ha stimato il numero di persone che si tolgono la vita in due modi diversi, che conducono a risultati differenti: raccogliendo le segnalazioni delle forze dell’ordine (fonte giudiziaria) oppure analizzando le cause di morte (fonte sanitaria).
Dal prossimo anno, però, si cambia registro e anziché integrare le due indagini per migliorarne la qualità, l’Istat elimina la prima, quella di fonte giudiziaria, con una perdita non solo di tempestività di diffusione, ma anche di contenuti, in quanto finiranno nell’oblìo i tentativi di suicidio e alcune caratteristiche descrittive, quali appunto la condizione professionale della vittima.
Della soppressione delle statistiche di fonte giudiziaria sarà sicuramente soddisfatto Marzio Barbagli, professore di sociologia esperto della materia che nei suoi studi predilige la fonte sanitaria. Lo studioso, infatti, è di casa all'Istat per essere stato membro del cda dal 2007 al 2010, membro della commissione scientifica Istat-Cnel sulla misurazione del benessere e docente nel recente passato presso l'ente statistico di due lecture, una sui suicidi e l'altra sui mutamenti nell'orientamento sessuale, per le quali era prevista la presenza "obbligatoria" per il personale dei primi tre livelli della direzione delle statistiche sociali (ma senza alcuna sanzione in caso di mancata partecipazione). Nella locandina di presentazione si pubblicizzavano i futuri appuntamenti di Barbagli su radio e televisioni, nonchè una sua pubblicazione, edita proprio dal Mulino (di cui il professore è socio), la stessa che rara avis viene citata anche nell'ultima nota informativa dell’Istat sull'argomento.
Ma le coincidenze sembrano non finire, in quanto la medesima nota informativa dell'Istat sui suicidi evidenzia che “è estremamente difficile individuare i motivi che inducono il singolo individuo a togliersi la vita, a causa della natura multidimensionale del fenomeno”, un concetto che meriterebbe un approfondimento esegetico piuttosto che statistico, e che è molto simile a una dichiarazione attribuita allo stesso Barbagli in un articolo apparso qualche mese prima sul quotidiano Avvenire. Ma forse sarebbe meglio definire il fenomeno multicausale.