di Biancamaria Gentili
Più di due anni non sono bastati a mettere la parola fine alla battaglia giudiziaria che vede protagonista Roberto Tomei, fine giurista, dirigente tecnologo dell’Istat, penna arguta del Foglietto.
Dopodomani, 29 novembre, la sezione lavoro del Tribunale di Roma tornerà ad occuparsi di un suo ricorso contro l’ente di via Balbo.
La vicenda è iniziata il 21 settembre del 2010, quando il cda dell’istituto di statistica, presieduto da Enrico Giovannini nominò, per 18 mesi rinnovabili, Giovanna Bellitti direttore centrale degli affari giuridici e legali.
Tomei contesta che “nessuna forma di pubblicità, né all'esterno dell'ente né all'interno, è stata data alla necessità da parte dell'Istat di conferire l'incarico” per cui, pur essendo egli “in possesso di tutte le qualità necessarie per l'assolvimento dell'incarico dirigenziale di livello generale di direttore per gli affari Istituzionali, giuridici e legali, come emerge agevolmente dal contenuto del proprio curriculum vitae, non è stato messo in condizione né di conoscere la volontà dell'Istat di conferire l'incarico né tantomeno di fornire la propria disponibilità al riguardo”.
Ma per Tomei l’Istat ha totalmente ignorato anche le "Regole per l'affidamento degli incarichi dirigenziali", dettate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con direttiva n. 10/2007, secondo le quali per il conferimento di incarichi dirigenziali occorre preventivamente "individuare strumenti per realizzare un'adeguata pubblicità relativamente ai posti di funzione vacanti, dando la possibilità di candidarsi ai dirigenti che, in possesso dei requisiti necessari, ritengono di avere la professionalità idonea allo svolgimento del relativo incarico" e ciò "al fine di un'adeguata ponderazione per individuare il dirigente … che abbia le caratteristiche più rispondenti e la professionalità più idonea allo svolgimento dell'incarico".
Insomma, per Tomei l’Istat ha operato illegittimamente, alla chetichella e ad libitum.