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Sabato, 06 Lug 2024

di Roberto Tomei

Tutta la nostra vita è costellata dalla presenza di commissari. Dai commissari di concorso a  quelli ad acta, dai commissari tecnici della nazionale a quelli di bordo, dai commissari del popolo a quelli prefettizi, fino al commissario Maigret  e al commissario Montalbano, al quale dopo una carriera lunga ed operosa auguriamo di diventare finalmente questore.

Mai, comunque, ci era capitato di imbatterci in un commissario di museo, addirittura pro tempore.

A “crearlo” è stato qualche settimana fa Stefano Gresta, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Forse non sono in molti a sapere che in quel di Rocca di Papa, ridente località dei castelli romani con una popolazione certificata dall’Istat di 15.576 residenti, vi è il Museo Geofisico, istituito dal Comune nel 1998.

Nel 2000, l’amministrazione comunale stipulò una convenzione con l’Ingv, che si impegnò ad ospitare il Museo nei locali dell’ex Osservatorio geodinamico – da tempo ottenuti in comodato d’uso gratuito dal Demanio - ad allestirlo e a designare un direttore scientifico, che avrebbe dovuto ottenere il gradimento da parte del Comune.

Successivamente all’accordo con l’Ingv, il Comune riuscì ad assicurarsi un contributo annuo di circa 18 mila euro dalla Regione Lazio, girato integralmente all’Istituto di via di Vigna Murata per far fronte alle spese generali (luce, acqua, telefono et similia).

Dalla data dell’inaugurazione del Museo (26 febbraio del 2005) e fino al 31 dicembre scorso, l'incarico di direttore scientifico è stato sempre affidato dall’Ingv al dirigente di ricerca Calvino Gasparini, già vice presidente dell’Istituto negli anni ’80 del secolo scorso.

Gasparini, collocato in quiescenza alla fine del 2011, nel corso del 2012 ha assolto l’incarico in virtù di due contratti di collaborazione di durata semestrale.

Si può dire, insomma, che il Museo sia nato e vissuto sinora grazie alla indiscussa competenza scientifica e allo spirito di servizio di Gasparini.

Sta di fatto però che, dopo aver lasciato sguarnita la direzione scientifica per due mesi e mezzo, il 15 marzo scorso il presidente dell’Ingv, con un proprio decreto, ha colmato la lacuna nominando (ianudita altera parte, ossia il Comune) il direttore generale dello stesso Ingv, Massimo Ghilardi, commissario pro tempore per la direzione del Museo.

Ai più, la decisione di Gresta è sembrata originale nei contenuti, atteso che, curriculum alla mano, Ghilardi non sembra possedere le competenze per assumere, pur nella veste di commissario p.t., l’incarico di “responsabile della direzione scientifica del Museo”.

La domanda che molti si pongono è: come mai a un esperto scientifico non è subentrato un altro con analoghe competenze, seppure pro tempore?

Forse tale incarico avrebbe potuto continuare a svolgerlo lo stesso Gasparini, anche a titolo gratuito, come ha confermato al Foglietto.

Ma, per i soliti maligni, l’esautorazione di Gasparini rientrerebbe in una sorta di piano di “rinnovamento” dell’Ingv, che Gresta e Ghilardi avrebbero deciso di avviare, anche con il ricorso ai consigli a titolo oneroso di una società di consulenza, dopo la fine della lunga gestione Boschi.

E, a onor del vero, era stato proprio Boschi, più di un decennio fa, ad affidare a Gasparini il compito di realizzare l’importante progetto del Museo in quel di Rocca di Papa.

Infatti, "il Museo - come illustrato con dovizia di particolari da Roberto Garra, specializzando in Geofisica alla Sapienza di Roma - si estende su tre piani e in ogni sala c'è un coinvolgente intreccio di supporti ludico-interattivi, pannelli didattici e strumenti storici. Come in un viaggio all'interno del mondo della Scienza, nella prima sala ci sono diversi pannelli sul metodo scientifico, in cui la riflessione è concentrata sulle metodologie attraverso cui è possibile indagare la struttura interna della Terra. Sono presentate quelle dirette, basate sull'analisi di dati provenienti dalla superficie della Terra, e quelle indirette, che cercano di ricostruire i nessi di causalità tra i fenomeni osservabili e quelli profondi, inaccessibili all'uomo".

"Il percorso di conoscenza della Terra – continua Garra - prosegue nel regno del magnetismo terrestre con un gioco chiamato 'Cerca il Polo': in una semisfera nera è contenuto un magnete che può essere spostato da un giocatore, provocando la variazione del polo magnetico della seconda semisfera, dove è rappresentato un mappamondo. L'altro giocatore dovrà individuare la nuova posizione del polo magnetico tramite una bussola. La seconda sala è dedicata agli strumenti sismografici e vi si possono osservare in presa diretta le misure della stazione sismica, oltre che constatare l'evoluzione tecnica di questi strumenti, dagli esemplari storici di tipo Galitzin ai più moderni accelerometri".

"l secondo piano – conclude Garra - ci si immerge nella storia delle teorie sulla composizione interna della Terra e del conflitto tra fluidisti e solidisti, un dibattito che vide comparire nomi autorevoli della fisica-matematica del XIX secolo, da Poisson a Leibnitz ad Ampère".

E' auspicio un po' di tutti che il Museo Geofisico non chiuda i battenti ad iniziativa di un qualche commissario liquidatore ma continui ad essere un punto di riferimento culturale per scolaresche, studenti e insegnanti, ad attendere i quali vi sia, come è sempre avvenuto, un responsabile scientifico all’altezza del compito affidatogli, capace di illustrare al meglio il patrimonio presente nello stesso Museo.

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