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Sabato, 06 Lug 2024

di Roberto Tomei

La vicenda raccontata dal Foglietto del 30 aprile scorso con l’articolo dal titolo “L’Ingv, a corto di segretarie, soccorso dal Miur”, si arricchisce di nuovi e inediti particolari, con l’acquisizione, da parte di Usi-Ricerca, della corrispondenza, per certi versi surreale, tra l’ente di via di Vigna Murata e il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

Si tratta di due lettere, in aggiunta a un decreto del Miur e a una determina dell’Ingv (di cui non v’è traccia sul sito dell’ente), tutte vertenti sul comando di una impiegata, con funzioni di segretaria, dallo stesso Miur all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

C’è chi non si allontanerebbe dal proprio posto di lavoro nemmeno per tutto l’oro del mondo; chi, obtorto collo, viene spostato da un ufficio all’altro dalla sera alla mattina; chi, magari solo poco tempo dopo l’ingresso in servizio, già si agita per allocarsi altrove.

Nel pubblico impiego, cambiare lavoro si può, ci mancherebbe altro. Per farlo, di regola, si deve vincere un altro concorso; alternativamente, si deve far ricorso a particolari e tassativi istituti che consentono di transitare dalla propria ad altra amministrazione, ma queste devono essere entrambe favorevoli allo spostamento dell’interessato.

In quest’ultimo caso, gli spazi di manovra sono tradizionalmente, oggi forse più di ieri, assai ristretti, sicché se sono in tanti a sognare distacchi, comandi e trasferimenti, poi sono pochi i fortunati che riescono nell’impresa.

Si sa che i cimiteri sono pieni di persone indispensabili, perciò è tutt’altro che facile far accettare a tutti la propria “indispensabilità”. Ovviamente, quanto più ci si trova di fronte a figure professionali dotate di caratteristiche peculiari, tanto più si amplia il margine per riuscire a ottenere l’agognato trasferimento. Di solito si tratta di professionalità apicali o quasi apicali, certamente dotate di qualità se non rare, comunque fuori dalla norma.

Con tutto  il rispetto per le segretarie e i segretari, che per i loro capi talora acquistano importanza quasi vitale, si fa non poca fatica a individuare tra tali figure i tratti dell’eccezionalità, sui quali fondare una sicura pretesa di infungibilità, conditio sine qua non per escludere il celebrato e celeberrimo “questo e quello per me pari sono”.

Nel caso della segretaria richiesta al Miur dal presidente dell’Ingv in persona, con nota n. 8219 del 28 luglio 2012, ”individuata come la risorsa più idonea ad affiancare e supportare l’attuale Direzione Generale (affidata a Massimo Ghilardi, che proveniva dallo stesso Miur, ndr) nella gestione amministrativa, avendo allo stato carenza di professionalità pertinenti a tale ruolo”, non possiamo escludere che ci si trovi di fronte ad un caso assolutamente meritevole di positiva considerazione; però, nulla è trapelato all’esterno, nessuna traccia di qualsivoglia motivazione è dato rinvenire nel laconico provvedimento acquisito dal sindacato Usi-Ricerca.

Quando, come nel caso di specie, un vuoto viene riempito, ci si chiede sempre come andassero prima le cose e se non fosse possibile trovare una soluzione alternativa. E’ facile così che si elaborino e si diffondano le ipotesi più diverse.

Ha preso così corpo l’idea, seducente ma faticosa, che Tullio Pepe, il predecessore di Ghilardi alla direzione generale dell’Ingv, non avesse nemmeno una segretaria, forse perché non amava farsi ausiliare da nessuno, soprattutto non gli piaceva far sapere alla segretaria le segrete cose.

Secondo un’altra ricostruzione, meno originale ma più attendibile, Pepe di segretarie ne avrebbe avute addirittura due, una delle quali con un curriculum attinente al ruolo di tutto rispetto, vittime entrambe di un singolare caso di commorienza professionale, per essere state contemporaneamente destinate a nuovi e più prestigiosi incarichi.

Ma è sulla praticabilità di soluzioni alternative al trasferimento della segretaria de qua che il malcontento appare incontenibile tra i ranghi dei dipendenti dell’Ingv. Secondo l’opinione comune, se Ghilardi cercava una segretaria, essendo i precari interni molto più numerosi dei terremoti finora affrontati dall’ente, non gli sarebbe stato difficile bandire una call interna. Solo così si sarebbe potuta accertare e verificare la asserita (da Gresta) “carenza di professionalità pertinenti a tale ruolo” che, allo stato, invece, si appalesa come mera petizione di principio, con aggravio per le casse dell’ente, che si è fatto carico di un onere aggiuntivo di 44.066 euro, corrispondente agli emolumenti annui spettanti alla segretaria targata Miur.

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