di Roberto Tomei
Ancor prima di sedersi sullo scranno di direttore generale dell’Ingv, Massimo Ghilardi, come tutti ricorderanno, esordì con una intervista al Corriere.it affermando, tra l’altro, che avrebbe cercato di modificare la pianta organica per assorbire almeno 200 dei 400 precari dell’ente di via di Vigna Murata.
A distanza di più di un anno, di quell’antica promessa, di cui non si è persa memoria, si aspetta ancora la concretizzazione.
Ora se c’è un elemento di coerenza che va riconosciuto al medesimo direttore generale questo va individuato senz’altro nel rigoroso rispetto dei tempi dell’azione amministrativa.
E' di questi giorni la notizia che si è dato finalmente esito, da parte del dg, a una istanza per essere sottoposto a visita medica per stress da lavoro-correlato e valutazione dei rischi, avanzata da un dipendente soltanto il 5 novembre 2012 e di cui lo stesso dg ne avrebbe avuto notizia a dicembre 2012, con il parere favorevole del medico competente.
In fin dei conti, sono passati soltanto sette mesi, ma ora la vicenda sembra aver preso la piega giusta.
Chiunque converrà che assorbire almeno 200 precari non è uno scherzo da ragazzi. Ci vuole del tempo, molto più dei sette mesi occorsi per disporre una visita medica, anche se per stress. Che poi facilmente rischia di diffondersi.
Se è vero che nell’Ecclesiaste c’è scritto che "non è degli agili la corsa", occorre però fare attenzione a non trasformarsi in emuli di Quinto Fabio Massimo, detto il temporeggiatore.
Comunque, spes ultima dea.