di Ivan Duca
Tra le faticose incombenze presenti negli ordini del giorno del cda del Cnr ci sono, da alcuni mesi, anche le nomine di numerosi direttori di Istituto.
Di recente, per uno strano scherzo del destino, siamo venuti in possesso di verbali e delibere, da ritenersi sicuramente standard, redatti dal segretario del cda del Cnr, che descrivono l’andamento delle audizioni da parte dello stesso cda, delle terne di candidati aspiranti direttori, chiamati a illustrare sinteticamente (non oltre 15’) le linee strategiche per lo sviluppo dell’Istituto “in palio”.
A dir poco, c’è da restare basiti.
Al termine delle singole stringate illustrazioni e di qualche del tutto eventuale domanda e/o richiesta di chiarimenti, il cda ha sempre, educatamente, ringraziato e poi congedato tutti gli aspiranti direttori.
La palla subito dopo è stata passata al presidente Nicolais che, come leggesi nei verbali, “espone la sua valutazione sui candidati”, all’esito della quale avanza ”la sua proposta … volta alla nomina di …” quale direttore.
“Dopo ampia discussione – attesta sempre il verbale – il Consiglio di amministrazione adotta all’unanimità la deliberazione … ” di nomina che, una volta resa pubblica, diventa efficace.
Due i punti che vengono in evidenza. Il primo, è che rimangono imperscrutabili i giudizi espressi da Nicolais sui singoli candidati, giudizi che rivestono un'importanza decisiva, in quanto costituiscono i motivi fondanti delle proposte di nomina presentate al cda; il secondo, è che rimane parimenti inconoscibile il contenuto dell’«ampia discussione» che si svolge all’interno dello stesso cda, ma che comunque deve essere stata tanto esaustiva e convincente da far raggiungere l’unanimità dei presenti.
A questo punto, per fare chiarezza, non resta che aggrapparsi alle delibere di nomina dei direttori in questione, adottate nella medesima giornata dallo stesso cda.
Nelle premesse di tali documenti, a motivo della scelta operata, leggesi testualmente: “Considerato che le linee strategiche presentate da … sono ritenute coerenti con le esigenze di sviluppo dell’Istituto in argomento”.
Il dato di fatto oggettivo e inconfutabile è che la motivazione della scelta non si trova da nessuna parte, neppure nella delibera, dove non si riportano nemmeno i nomi dei candidati.
Lungi da noi la pretesa di suggerire all’autorevole consesso di piazzale Aldo Moro come motivare una scelta, ma, sempre mantenendo quel rigoroso segreto che avvolge l’intera vicenda, il cda quantomeno avrebbe potuto scrivere che le linee strategiche del candidato vincitore risultavano essere più coerenti rispetto a quelle presentate dagli altri.
Si tratta di una indicazione di minima ma che già uno straccio di aiuto lo avrebbe dato, in quanto presumeva che si fosse instaurata una comparazione tra i candidati. Come peraltro si dovrebbe sempre fare, soprattutto in un ente che, a parole, fa del merito e della trasparenza il suo vessillo.
Se invece la motivazione è proprio quella, nel senso che sono da ritenere coerenti solamente le linee strategiche illustrate dal vincitore e, di conseguenza, non coerenti quelle degli altri, non si capisce come mai anche questi siano stati ringraziati dal cda anziché essere messi alla porta per la loro ”incoerenza strategica”.
Visto il tenore delle delibere de quibus, essendo risultato vano il tentativo di capire obscurum per obscurius, non ci resta che consolarci riconoscendo l’assoluta coerenza del comportamento del cda, che è riuscito sempre a mantenere top secret le ragioni delle proprie scelte.